Breve è la vita di tutto quel che arde
- Autore: Stig Dagerman
- Categoria: Poesia
- Casa editrice: Iperborea
- Anno di pubblicazione: 2022
Leggere poesie, soprattutto di autori importanti che tendono sempre a sperimentare, facendo uso costante di un’accurata ricerca stilistica, oltre che di suggestioni che la vita fornisce loro e di una notevole sensibilità, non è mai facile.
Il rischio che sovente si corre è quello di comprendere ben poco del loro significato più profondo e di non riuscire ad apprezzarle del tutto. Il discorso risulta però diverso quando ci si accosta alla lettura di uno scrittore del quale si conoscono già altre opere, magari in prosa. Stig Dagerman è, per chi scrive, un autore con queste caratteristiche, oltre che un grande della letteratura del Novecento, motivo per cui c’è sempre il desiderio di leggere ogni suo testo.
L’opera in questione è un’antologia poetica che si intitola Breve è la vita di tutto quel che arde (Iperborea, 2022, trad. di Fulvio Ferrari) e raccoglie dieci anni di attività poetica di questo eccellente scrittore svedese.
Il motivo di interesse per questo testo è legato anche e soprattutto alla modesta conoscenza di Stig Dagerman come poeta. Infatti se la sua attività in prosa di saggista, drammaturgo, romanziere e autore di racconti, oltre che di giornalista, è piuttosto nota, soprattutto in Svezia ma anche all’estero, poco interesse c’è stato invece, almeno fino a oggi nei confronti della sua produzione in versi.
Ciò è confermato dal fatto che tutte le sue poesie sono state pubblicate postume in Svezia. Nonostante la brevità della sua esistenza terrena, Stig Dagerman è stato molto attivo anche come poeta e anche in questa sua veste si conferma un autore molto interessante.
Le poesie tradotte in questa raccolta abbracciano un arco di tempo che va dal 1944 al 1954 e sono in totale quarantasei, suddivise in due parti: la prima composta da ventuno Dikter,cioè poesie propriamente dette, mentre la seconda comprende venticinque Dagsedlar, letteralmente “quotidiani”, ma vocabolo che può essere tradotto con “schiaffi o ceffoni”, proprio a evidenziare il carattere satirico e di denuncia sociale di tali testi poetici.
Essi si distinguono tra loro anche per la notevole varietà, per argomenti e struttura, dei componimenti poetici della prima parte, alla quale si contrappone un’evidente omogeneità di quelli della seconda, dove a fare da filo conduttore è soprattutto il tema della guerra e della violenza che incombono sulla società di quel periodo e l’aspirazione invece al ritorno alla pace, con l’eccezione di qualche poesia dedicata a temi sociali, come ad esempio il lavoro e i diritti dei bambini.
Emerge comunque in generale ancora una volta, come nelle opere in prosa di Dagerman, il forte idealismo di questo autore, sempre pronto a difendere i diritti dei più deboli, mettendo in evidenza le ingiustizie da essi subite e gli errori commessi in ambito politico e sociale dai governanti del suo tempo, in particolare da quelli della sua nazione.
I Dagsedlar in particolare sono poesie di denuncia, che traggono spunto da fatti storici o di cronaca della sua epoca, ma anche da riflessioni sulla condizione umana, soprattutto quella delle classi sociali più povere e dei bambini, categorie di persone alle quali quest’autore ha sempre riservato una particolare attenzione.
Stig Dagerman si è sempre battuto per l’uguaglianza dei diritti di tutte le persone, mostrando apertamente le sue idee politiche. Ha lavorato infatti come redattore, soprattutto di fatti di cronaca e poi in seguito alle pagine culturali, per giornali schierati come Storm (in italiano “Tempesta”) e Arbetaren (L’operaio), quest’ultimo in particolare di stampo anarcosindacalista, dove vennero pubblicati i circa 1300 Dagsedlar da egli scritti. Egli è stato infatti un militante anarchico.
Il suo pessimismo di fondo sul raggiungimento della felicità per l’essere umano emerge con chiarezza dai versi di queste poesie.
Non credendo a una vita ultraterrena, l’unico obiettivo secondo Stig Dagerman che l’uomo può darsi per trovare almeno un po’ di conforto, è quello di cercare di vivere il più possibile in armonia, esercitando la solidarietà e condividendo l’amore.
La sua onestà intellettuale, il suo essere puro e non corrotto da una società dell’ apparenza e del benessere che stava già prendendo forma nella Svezia del secondo dopoguerra, sono caratteristiche ben distinguibili in tutta la sua produzione di scrittore, che lo rendono testimone credibile del suo tempo, oltre che illustre pensatore di grande attualità ancora oggi.
Tra le poesie più belle di questa raccolta vanno segnalate Riviera, Meglio è... e
Il mondo non puoi cambiarlo per quanto riguarda i “Dikter”; mentre tra i "Dagsedlar spiccano Shaw, poesia dedicata al grande drammaturgo irlandese George Bernard Shaw in occasione della sua scomparsa, Il pittore di uova e Un giorno all’anno.
Il titolo scelto in italiano per tale antologia poetica è tratto dal verso di un componimento contenuto nei “Dikter”: Si schiude ora un fior.
Molti componimenti, soprattutto quelli della prima parte, risultano assai complessi per struttura e significato e quindi di difficile lettura, pertanto è consigliabile andare avanti lasciandosi avvolgere dal fascino delle parole, senza soffermarsi troppo a lungo nel tentativo di volerne comprendere il senso a tutti i costi, per poi tornare magari a rileggerle con calma in altri momenti, come d’altra parte bisognerebbe fare con la poesia in generale, specie quando un autore evoca immagini senza fare chiarezza e tende a essere criptico.
Ci sono però anche poesie in questa raccolta di Dagerman decisamente comprensibili come ad esempio quelle citate, dove l’umanità di questo grande autore appare assai evidente e dona al lettore insegnamenti saggi sulla vita e su di una pacifica convivenza tra gli uomini. La visione del mondo di Stig Dagerman comunque accomuna tutte queste poesie, caratterizzate perlopiù da una forte malinconia, eppure dotate di un fascino innegabile e alcune anche di una struggente bellezza.
Pur negando infatti l’esistenza di Dio e di un aldilà, si avverte in tutte le opere di questo autore, comprese queste sue poesie, una ricerca di una dimensione spirituale e di una pace interiore, che pur non venendo mai soddisfatta e raggiunta sono una testimonianza di quel desiderio di infinito, di eternità, che di fatto rendono Stig Dagerman più che un ateo, come lo si potrebbe definire sulla base di una prima valutazione frettolosa e superficiale, un instancabile ricercatore della verità.
Questo suo bisogno di spiritualità quindi lo avvicina a Dio e al suo mistero, anche se forse egli stesso non è mai stato consapevole e tale caratteristica lo accomuna a molti altri grandi autori svedesi che hanno posto le tematiche esistenziali di fatto al centro di gran parte delle loro opere, basti pensare a Pär Lagerkvist, a Lars Gustafsson e a Ingmar Bergman, solo per citarne alcuni.
Questo suo porsi di fronte a grandi temi con onestà intellettuale, profondità di sguardo e straordinaria sensibilità, lo rendono senza dubbio uno tra i grandi scrittori del Novecento, fonte di ispirazione per tanti scrittori ancora oggi.
Il libro Breve è la vita di tutto quel che arde è stato pubblicato in Italia da Iperborea nella collana “Poesia” nel 2022 con la traduzione e l’ottima postfazione di Fulvio Ferrari.
In questo volume il traduttore evidenzia tra i molti aspetti interessanti, la difficoltà in particolare nel rendere in italiano lo stesso effetto che Stig Dagerman conferisce alle sue poesie in particolare nei Dagsedlar. In esse infatti egli sceglie di creare delle rime come avviene nelle filastrocche, quasi per alleggerire il peso assai consistente del contenuto in essa trattato e creando un contrasto voluto molto particolare. Risulta quindi quasi impossibile attenersi al testo originale ed essendo una traduzione abbastanza libera, naturalmente nelle parole ma non nei concetti, viene proposto da Iperborea il testo originale accanto a quello in italiano, in modo da permettere un confronto soprattutto a quanti conoscono la lingua svedese.
Nel suo prezioso lavoro di ricerca della miglior versione possibile da proporre in italiano, compito assai arduo in questa opera e nelle sue accurate spiegazioni della postfazione, Fulvio Ferrari si conferma comunque ancora oggi uno dei migliori traduttori italiani dallo svedese, attività alla quale si dedica circa dalla metà degli anni Ottanta.
Le poesie sono state tratte dal testo pubblicato in Svezia nel 1983 Dikter, noveller, prosafragment, Samlade skrifter 10 per quanto riguarda la prima parte, dove il numero indica il volume di tutte le opere di Stig Dagerman dal quale sono state scelte e Dagsedlar, Samlade skrifter 9 per quel che riguarda i Dagsedlar.
Fanno eccezione solo le due poesie comprese tra i Dagsedlar intitolate in italiano Ninna nanna e Per il bene dei bimbi che invece appartengono alla raccolta Parnass n.3 pubblicata in Svezia nel 1999.
La vita di questo scrittore non è stata facile e si è interrotta bruscamente nel novembre del 1954 quando a soli trentuno anni egli decise di togliersi la vita a seguito di una lunga depressione, che lo aveva portato a compiere scelte importanti nella sua vita, come separarsi dalla prima moglie per risposarsi con Anita Björk, celebre attrice che ha lavorato con il grandissimo Ingmar Bergman, dalla quale Stig Dagerman ebbe una figlia; e a cambiare lavoro,senza tuttavia trovare quella serenità che da sempre andava cercando.
L’esasperata competizione in campo lavorativo presente nella società già in quell’epoca, che egli non riusciva a sostenere, insieme alle numerose aspettative che molti avevano su di lui per il suo innegabile talento, sono alcune delle principali cause che lo portarono a maturare quella tragica decisione.
Stig Halvard Dagerman nato nel 1923 in un piccolo paese, Älvkarleby, nella regione dello Uppland, nella contea di Uppsala, che prende il nome dall’omonima e celebre città, è scomparso a Enebyberg, comune nei pressi di Stoccolma nel 1954.
Ci ha lasciato una notevole produzione letteraria per qualità e anche per quantità, in considerazione della breve durata della sua esistenza terrena, ma al contempo una sensazione costante di un progetto incompiuto, di una vita stroncata all’ apice del suo talento e questo genera tristezza.
Tuttavia leggendo ogni suo testo è possibile credere che la sua testimonianza di vita non sia andata del tutto perduta e in qualche modo egli continui ad abitare nel cuore dei molti lettori che ancora oggi lo amano.
Breve è la vita di tutto quel che arde. Testo svedese a fronte
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