Bye Bye Blackbird
- Autore: Jesper Stein
- Genere: Gialli, Noir, Thriller
- Categoria: Narrativa Straniera
- Casa editrice: Marsilio
- Anno di pubblicazione: 2016
Parte da un omicidio e si sviluppa come un cold case, irrisolto dal 2004, il secondo romanzo con protagonista Axel Steen, l’ispettore anticonformista, pur non essendo un Serpico o un Monnezza. Dopo il folgorante esordio con “Il tempo dell’inquietudine” (Marsilio, 2015), lo scrittore danese Jesper Stein è tornato in Italia con “Bye bye Blackbird”, sempre Marsilio (collana Farfalle/I GIALLI, settembre 2016, pp. 430, euro 18,50).
È un romanzo anche la vita dell’autore. Jasper Stein è nato ad Aarhus nel 1965, ma risiede nella capitale della Danimarca. Ha fatto per anni l’inviato e il reporter di guerra, ora più che il giornalista sul campo fa il critico letterario e dal 2006 è componente dell’Accademia danese del poliziesco. Per venticinque anni ha vissuto a Norrebro, conosce molto bene, quindi, il più turbolento dei sette quartieri di Copenaghen, cosmopolita, multietnico, originale, diverso.
Questo titolo numero due della saga dell’ispettore anticrimine di Copenaghen, ha un prologo nel giugno 2004. Il poliziotto di Norrebro è convocato a Orstedspark. Accanto al lago artificiale del parco sono stati rinvenuti gli indumenti in disordine di una diciottenne, Marie Schmidt. A tutti piacerebbe pensare che sia appartata chissà dove con un ragazzo, nell’area verde più “calda” della città, un vero luna park del sesso. Ma i sommozzatori fanno segno di avere trovato qualcosa nell’acqua verde scuro come la muffa.
Marie era scomparsa da trentasei ore. Nulla di insolito per una ragazza di Copenaghen, ma tanto per la regolarissima Marie. Aveva festeggiato il diploma e verso mezzanotte era salita sul treno per casa. A mezzanotte e ventitré aveva mandato un SMS al padre - la madre era morta di cancro da cinque anni - per dirgli ch’era quasi arrivata alla stazione. Da lì al loro appartamento, solo dieci minuti a piedi. A casa però non era mai arrivata e il suo cellulare era stato disconnesso un’ora dopo.
“Non era mai un buon segno. Tuttavia il caso era stato trattato solo come una scomparsa”.
Dall’acqua tirano su il corpo di una giovane, nuda, segni scuri sul collo e un tatuaggio sulla caviglia destra, un merlo, il suo soprannome: Blackbird.
Il prologo si chiude con la telefonata rabbiosa di Cecilie, moglie di Axel. Gli grida che la piccola Emma è in terapia intensiva.
“Per colpa tua!”
È troppo legato al lavoro.
Quattro anni dopo, Steen è sempre lavoro-dipendente, afflitto da sensi di colpa, tradito da una fiducia malriposta nel potere taumaturgico dell’hashish e più che mai schiavo della tv, del sesso con Dorte Neegard e dei casi irrisolti. Soffre la mancanza della moglie e della figlia. Tre anni e mezzo prima, Cecilie lo ha piantato ed ha ottenuto la custodia di Emma. La separazione non va giù ad Axel, si sente ancora attratto da quella donna e ancora più lo tormenta la mancanza della piccola.
Ora le due sono all’Aja. “Bene, o meglio, tanto peggio per Jens”, pensa Axel. Infatti, contemporaneamente, mentre l’ispettore dell’anticrimine sviluppa il racconto dalla sua prospettiva, i lettori stanno seguendo il punto di vista di Jens Jessen, un collega, anzi, un superiore. È appena stato promosso vice direttore del Corpo di Polizia di Copenaghen ed ha una relazione con una separata trentasettenne che lo attrae tantissimo: Cecilie. È avvocatessa, avviata ad una carriera legale promettente ed ha una figlia, Emma, con cui Jens cerca di stabilire un rapporto paterno. Lo fa in modo originale, con atteggiamenti da “simpaticone” che gli sembrano perfetti, ma che la bambina trova incomprensibili.
Il cold case dell’Orstedspark torna a impensierire Axel Steen mentre è impegnato nelle indagini sugli scontri a Norrebro tra immigrati e una banda di motociclisti. Gli arriva una telefonata dalla Scientifica. Il DNA di un violentatore, prelevato dopo uno stupro recente, è quello trovato quattro anni prima sul berretto abbandonato da Marie nei pressi del laghetto.
Gli omicidi senza processo non invecchiano mai. Non vengono mai archiviati in una scatola di cartone e abbandonati in magazzino, restano a portata di mano, nel caso si presentino nuovi indizi. L’armadio conteneva ancora il materiale dell’inchiesta, quindici grandi raccoglitori, fermati da un elastico. “Omicidio di Marie Schmidt”, il caso che gli era costato Cecilie ed Emma e che aveva sepolto in se stesso, senza il coraggio di toccarlo per quattro anni.
Con calma solenne, senza fretta, circostanziando ogni sviluppo, Jesper Stein accompagna tutti a conoscere ancora più da vicino il caotico Axel, il metodico Jens, la volitiva Cecilie.
Soprattutto, mentre si spinge sempre più nella vita e nel carattere dei personaggi principali, l’autore ci fa entrare nel mondo crudele di uno stupratore seriale e nella vicenda di Marie Blackbird.
Di certo e non solo nei romanzi, la vita per qualcuno può diventare una vera fogna.
Buona fortuna a Jesper Stein e ai suoi magnifici tre. Arrivederci alla prossima puntata della serie narrativa. È già in arrivo. In Danimarca è uscito il titolo numero tre, “Akrash”, seguito dal quarto, “Aisha”, presto anche sui nostri scaffali.
Bye bye Blackbird
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