C’è del marcio di Jasper Fforde

Con C’è del marcio (Marcos y Marcos, 2008), quarto romanzo della meravigliosa saga di Thursday Next, lo scrittore inglese Jasper Fforde scioglie molti dei nodi narrativi presenti nelle avventure della detective letteraria da lui creata.

Non è un caso che nei progetti originari di Fforde questo quarto libro dovesse essere l’epilogo della storia, ma le proteste dei suoi lettori lo hanno indotto a scriverne un quinto, First among sequels, e perfino un sesto, One of our Thursdays is missing, e un settimo, The woman who died a lot, tutti ancora inediti in Italia.

All’interno di C’è del marcio, Thursday, dopo aver vissuto per ben due anni nel Mondo dei Libri vigilando sull’integrità e sul mantenimento dei contenuti letterari al servizio di GiurisFiction, ritorna alla sua realtà con il figlioletto Friday. Nella cittadina di Swindon, tra vecchi e nuovi amici, l’investigatrice deve affrontare gli antagonisti di sempre, la Goliath Corporation e il politico corrotto Yorrick Kaine. Oltre a sventare la fine del mondo, la mission finale della nostra eroina è “ri - attualizzare” il marito Landen, cancellato dal tempo e dai ricordi di tutti.

La trama, come nei libri precedenti, consente a Jasper Fforde di giocare sia con espedienti dal sapore metanarrativo sia con l’alta letteratura, in particolare con la celebre figura di Amleto. Eppure dietro l’ironia e l’arguzia, che rappresentano una cifra stilistica dell’autore, si celano anche riflessioni terribilmente attuali in grado di spaziare dai concetti di democrazia e di uguaglianza al funzionamento dei sistemi politici e delle grandi multinazionali.
Rispetto alle contraddizioni e ai paradossi del vivere sociale e delle sue regole, ecco che la fantasia, e con essa la lettura, appare un luogo di conforto:

"Ripensaci, ragazza mia" disse il comandante Bradshaw, che mi aveva seguito. "La realtà è ampiamente sopravvalutata".

"Mai abbastanza, Bradshaw" risposi alzando le spalle. "Spesso il ruolo più ambito non è il più facile".

"Riposa a disagio una testa che cinge una corona" mormorò Bradshaw, che probabilmente era quello che mi capiva meglio. Lui e sua moglie erano i migliori amici che avessi nel Mondo dei Libri.