C’è un cadavere al Bioparco
- Autore: Walter Veltroni
- Genere: Gialli, Noir, Thriller
- Categoria: Narrativa Italiana
- Casa editrice: Marsilio
- Anno di pubblicazione: 2021
Allora Walter Veltroni ci ha preso gusto, e i lettori lo seguono con piacere, visto il saldo posto nella classifica dei libri più venduti in cui si pone C’è un cadavere al Bioparco (Marsilio 2021), il terzo romanzo della serie che vede protagonisti Giovanni Buonvino, ispettore dell’ormai celebre commissariato di Villa Borghese, e i suoi curiosi aiutanti, Gozzi, Cavallito, Robotti, Portanova, e soprattutto la bella agente Veronica Viganò, di cui l’ispettore è innamorato in segreto (di Pulcinella, visto che i fedeli collaboratori, i “ragazzi”, sono decisi a organizzare il loro imminente matrimonio in Campidoglio, a cui seguirà un rinfresco al Caffè delle Arti).
Ma l’atmosfera di serena e cameratesca allegria viene bruscamente interrotta: al Bioparco, ex Giardino zoologico romano, a poche centinaia di metri dal commissariato, è stato segnalato un delitto inspiegabile. Nel rettilario, una grande costruzione circolare all’interno del recinto della struttura, nella teca che ospita un maschile, gigantesco anaconda addormentato, c’è il cadavere nudo, privo della testa, di un uomo. Di fronte all’orrore dello spettacolo che lascia annichiliti e nauseati poliziotti e dipendenti del Bioparco, si verifica un ulteriore cena splatter: l’anaconda vomita la testa del morto, suscitando reazioni incontrollate negli astanti. Buonvino esce in preda a un grave disagio, quello che i serpenti gli procurano fin dall’infanzia: condizione psicologica molto diffusa che ha il nome di erpetofobia, e che ci rende subito vicino e affine il nostro commissario.
Cominciano le indagini per scoprire l’identità del corpo straziato. La polizia scientifica spiega che il corpo del malcapitato è stato dapprima avvelenato dal morso di un rettile, poi decapitato con un’accetta, infine gettato nella teca dall’affamato anaconda. Appare chiaro subito che non ci sono effrazioni, tutto è in ordine come sempre, dunque il colpevole è certamente qualcuno che è a conoscenza delle abitudini, degli orari, delle telecamere, delle chiavi, dei tempi delle guardie di sorveglianza notturna.
Come in una trama degna di Agatha Christie, tutti i personaggi coinvolti sembrano avere buone ragioni per aver compiuto quel barbaro delitto, mentre nessuno di loro è in grado di fornire un alibi convincente.
Veltroni come al solito si muove con disinvoltura nell’ambiente romano, di cui conosce strade e atmosfere, linguaggi e stili di vita, riempiendo tuttavia questa storia di rilevanti competenze sul ruolo che ormai è giusto rivesta uno zoo: non più una Disneyland dove mostrare animali prigionieri e tristi, ma un luogo di cultura in cui gli animali possano trovare un habitat accettabile, dove siano nutriti e curati con competenza ed empatia da un personale preparato e motivato. Tanto più grave dunque appare la profanazione di un luogo dove famiglie intere accompagnano i bambini per mostrare animali rari, dove si svolgono laboratori didattici e dove le gabbie sono state da tempo abolite. Tuttavia proprio in mezzo al personale efficiente e competente si nasconde lo spietato assassino.
Malgrado l’efferatezza della modalità del delitto, Veltroni riesce a essere leggero, divertente, ironico: il libro è pieno di citazioni di film, di romanzi, di musiche, di canzoni, di spuntini al chiosco di Ivano. Viene pubblicata una mappa dettagliata del Bioparco, in cui è possibile ritrovare anche la sua storia architettonica: la sua costruzione a opera dell’architetto tedesco Carl Hagenbeck, il portale monumentale di Armando Brasini, la meravigliosa voliera dell’architetto De Vico, l’inaugurazione nel 1911, alla presenza del sempre rimpianto e celebrato sindaco Ernesto Nathan.
Veltroni ancora una volta nel raccontare una trama gialla ben costruita fa un omaggio post pandemia alla città di cui lui stesso è stato sindaco, a cui riserva un’attenzione calda e speciale: camminiamo volentieri per il grande parco di villa Borghese, attraversando il Parco dei Daini, la Casa del Cinema, improvvisandoci in compagnia di Buonvino curiosi investigatori. Il finale ci spiazza, proponendoci un seguito che l’autore deve ai suoi numerosissimi fan!
C'è un cadavere al Bioparco (La serie del commissario Buonvino Vol. 3)
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