Cacciatori di tracce di Sergio Schiavone, Antonio Nicaso

Al momento dell’esplosione di un colpo d’arma da fuoco, il tiratore e lo spazio circostante sono investiti dal gas sprigionato dall’innesco della cartuccia e dalla carica di lancio.

“Storie e tecniche di investigazione sulla scena del crimine”: questo è il sottotitolo che spiega bene tutto il libro, "Cacciatori di tracce" di Sergio Schiavone e Antonio Nicaso. Un saggio interessante e veloce da leggere, utile a svelare piccoli e grandi misteri, che fanno parte del nostro quotidiano, grazie ai mezzi di informazione, con la complicità di numerose serie televisive. Le parole hanno un fascino, se non fosse che dietro ad esse si nascondono sempre eventi tragici. Concetti come “scena del crimine” o “utilizzo di tecniche sofisticate”, vengono spiegati e storicizzati con il sistema classico del dialogo realizzato con domande e risposte. I due autori conversano tra di loro e introducono il lettore a ciò che sta dietro e intorno alle indagini più oscure, che sovente sono state oggetto di cronache e rotocalchi.
È uno schema collaudato: prima si introduce brevemente un argomento: il DNA, le impronte digitali, la balistica, le vernici e le fibre, i computer e l’informatica forense, i telefoni, i documenti scritti o a voce, le analisi chimiche. Successivamente Antonio Nicaso, giornalista e specialista di criminalità organizzata pone delle domande alle quali Sergio Schiavone, ufficiale dei Carabinieri e specialista a sua volta di investigazioni scientifiche anche grazie alla sua esperienza nel celebre R.I.S., risponde. Lo fa in modo coinvolgente, citando casi storici che tutti ricordiamo, tracciando l’evoluzione delle tecniche e indicando alcuni problemi che persistono nonostante i progressi scientifici e infine ricordando alcuni casi ancora irrisolti.

Gli esempi citati sono numerosi. Da un’impronta digitale su un nastro adesivo si è potuto risalire agli assassini del piccolo Tommaso Onofri. I granelli di sabbia nelle pieghe dei pantaloni dell’Onorevole Aldo Moro, il polline di una pianta rara e le tracce di terra sugli pneumatici, un’impronta sullo scontrino per l’acquisto di un fertilizzante infiammabile, il DNA su una tazza da caffè usata da Donato Bilancia e le caratteristiche dei proiettili sulla sua arma, sono tutti elementi che hanno contribuito a far luce sui rispettivi fatti di sangue.
Si tratta di un buon libro, forse un po’ didascalico, ma pieno di informazioni e curiosità.