Il trofeo d’argento non è andato nelle mani di Elisabetta Rasy per una manciata di voti. Un bellissimo romanzo storico che vede la trasformazione di due donne, prima amiche poi amanti, dal titolo “Le regole del fuoco”, edito da Rizzoli.
Questo amore “che non vuole dire il suo nome” come diceva Wilde, forse ha nociuto, giacché gli amori saffici, se raccontati con levità e con la consapevolezza del momento storico della guerra, possono risultare un po’ indigesti ai trecento lettori anonimi, che hanno valutato il lavoro dei cinque scrittori.
Simona Vinci era già in odore di premio, quando è uscito il libro “La prima verità” edito da Einaudi Stile Libero. Romanzo fiume sulle vicende di Angela che sbarca in una isola greca, Leros, dove c’è stato realmente un manicomio dove venivano segregati non solo i malati psichiatrici, ma anche i giornalisti e i politici che avevano denunciato aspramente la dittatura greca.
Definita dal noto giornalista italiano Marco Belpoliti l’erede di Elsa Morante, Simona Vinci ha uno stile classico e denso all’unisono, che la rendono unica nel contesto delle patrie lettere.
I tre scrittori in lizza non sono da meno, ma hanno avuto punteggi relativamente bassi. Soprattutto Andrea Tarabbia con il suo bellissimo “Il giardino delle mosche”, ambientato in Russia tra il 1978 e il 1980, dove un assassino, che parla in prima persona, giustifica i suoi delitti e le sue mattanze (uccise almeno 56 persone). Con uno stile rigoroso e formale Tarabbia descrive la fine del comunismo e di tutti gli ideali associati ad esso. Se l’unico mondo possibile è quello capitalista, tutto può accadere, anche gli atti più efferati.
Poi Luca Doninelli con “Le cose semplici” (Bompiani, 2015), romanzo distopico e fluviale, quasi novecento pagine.
Ultimo in classifica Alessandro Bertante, che meritava un migliore piazzamento per la bellezza formale di un romanzo di formazione che parte dall’adolescenza del protagonista nella Milano degli anni Settanta, dove i più deboli si sono dovuti arrendere al loro status di eroinomani.
Una cinquina di tutto rispetto, di molto migliore della cinquina dello Strega, vincitore incluso (Albinati, “La scuola cattolica”, edito da Rizzoli).
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Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: Simona Vinci ha vinto il Campiello 2016
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