Capo Scirocco di Emanuela E. Abbadessa

La Sicilia “terra di misteri” è la protagonista di Capo Scirocco di Emanuela E. Abbadessa (Rizzoli 2013), riuscita opera prima della scrittrice catanese.

“Io vado in Sicilia per cantare”.

Alla fine dell’Ottocento il diciottenne Luigi Fumini, la cui voce era un prodigio, era sbarcato dalla nave a vapore con un grande progetto: studiare musica e cantare da tenore. La scelta del luogo era stata casuale, però il giovane sapeva che “in quel triangolo di terra in mezzo al mare, così remoto, erano vissuti i ciclopi e le ninfe” come gli aveva raccontato Don Pietro, il suo Maestro.
La scia della nave per Luigi scavava una barriera tra ciò che era (il passato rappresentato da Subiaco il suo paese d’origine) e ciò che sarebbe stato (il futuro rappresentato dalla fama e dal successo). Il ragazzo intravedeva la costa della Sicilia che profumava di glicine e zagara, proprio mentre il sole che assomigliava a una grande arancia veniva fuori dal mare. Sicuramente qualcosa di buono sarebbe accaduto, anzi lo era già quando durante lo sbarco Luigi aveva visto sopra di lui “una grossa goccia nera e lucida, tutta piatta sopra e come tagliata da un lato”. Quell’ombra enorme, quasi un presagio, era il pianoforte a coda che il commerciante di agrumi Santino Cucè aveva regalato alla figlia Anna, dall’uomo nascosta come una reliquia. L’incontro casuale con Donna Rita Agnello, “gran femmina” da molti anni vedova del barone Antonino, avrebbe spalancato a Luigi le porte di Palazzo Platania, giacché la donna doveva onorare un voto.

“Il cielo manda sempre i suoi doni quando meno ce lo aspettiamo”.

A Capo Scirocco, città arrampicata verso la montagna dove il tempo scorreva come dentro una boccia di vetro attraverso la quale la realtà appariva opaca e incombente e la sabbia gialla sollevata dal vento faceva impazzire uomini e bestie, un giovane si trovava diviso tra due donne: Rita affamata d’amore e Annuzza che “sembrava conoscere ogni segreto dell’armonia”.

Capo Scirocco, romanzo d’esordio di Emanuela Abbadessa, che ha già riscosso il gradimento degli editori internazionali alla 64esima edizione della Buchmesse di Francoforte, possiede il fascino e la potenza dei grandi romanzi della migliore tradizione siciliana, perché in questa terra “bisognava saper leggere in tutto, persino nel vento”. La passione, la musica e il bel canto sono gli ingredienti di un libro scorrevole e magico come un elisir d’amore.

“Il vento era passato sulla città e sulla sua carne come una malattia portentosa, aveva lasciato qua e là segni inquietanti, poi com’era venuto se n’era andato”.