Capriole in salita
- Autore: Pino Roveredo
- Genere: Storie vere
- Categoria: Narrativa Italiana
Il desiderio di poter nella vita avere un’altra possibilità quando sono stati commessi degli errori per riuscire a riscattarsi, per trovare la serenità necessaria e provare a realizzare i propri sogni, accomuna tutti gli esseri umani. Il cammino che porta a questa risalita, a questa rinascita, che può avvenire solo attraverso l’umiltà e la consapevolezza di aver sbagliato in passato, è spesso lungo e difficile e occorre molta forza interiore, determinazione e coraggio per raggiungere il traguardo. La gioia che si prova quando si riesce a coronare il proprio desiderio di riscatto è tale da sentire il bisogno di raccontarla agli altri ed ognuno sceglie la forma che gli è più congeniale.
Pino Roveredo, scrittore triestino nato nell’ottobre del 1954, descrive la faticosa risalita compiuta nella sua vita nel libro "Capriole in salita" pubblicato dalla casa editrice Lint per la prima volta nel 1996 e attualmente disponibile nell’edizione Bompiani che lo ha ripubblicato nel 2006. Il titolo si riferisce alle tante metaforiche acrobazie che il protagonista ha dovuto compiere nella sua vita.
La vita di Giuseppe Roveredo, detto Pino, è segnata subito dai problemi legati ad una condizione familiare molto particolare in quanto figlio di genitori sordomuti e con pochi mezzi economici, conosciutisi ad una gita a Trieste organizzata dall’associazione che si interessa di queste persone, di cui fa parte il padre dell’autore. Fratello gemello di Guerrino, detto Rino, e con una sorella più grande, Olga, Pino cresce in un ambiente semplice dove tuttavia l’affetto familiare e la volontà di costruire una vita migliore da parte dei suoi genitori per loro e per i loro tre figli non mancano.
Il padre svolge vari lavori per mantenere la famiglia, come il manovale e il calzolaio, ma ha il vizio di bere e questo determina la scelta di mandare i tre bambini ad un collegio per bambini poveri, conosciuto con il nome di Eca (Ente Comunale Assistenza ) a Trieste, dove si svolge l’intera vicenda narrata dall’autore. Il collegio, soprannominato il "Palazzo dei bimbi tristi", è la prima esperienza dura nella vita di Pino che deciderà di fuggire da un luogo dove la rigidità delle regole e le punizioni corporali sono all’ordine del giorno, togliendo ai bambini e ai ragazzi il sogno di un’infanzia e di un’adolescenza serena.
L’adolescenza dell’autore è caratterizzata dalle prime esperienze da fumatore e da un locale il dancing "Il Paradiso" dove trascorre molto tempo, conoscendo ragazze e cominciando a bere, prendendo così ben presto tale vizio.
L’ esperienza più significativa tuttavia è l’incontro con quella che diventerà la donna della sua vita, Luciana, conosciuta proprio in questo dancing. E’ lei la persona che cambierà la sua esistenza riuscendo, attraverso un percorso lungo e difficile fatto di alti e bassi, di promesse non mantenute alle persone a cui il protagonista vuole bene e di sacrifici, a farlo diventare una persona migliore.
Questo capitolo dove si racconta l’incontro tra Pino e Luciana, intitolato "Il saluto di ogni giorno", è sicuramente tra i più belli ed emozionanti del libro, insieme al primo dal titolo "Il silenzio più assoluto", in cui racconta il giorno della sua nascita in cui suo padre Sisto, friulano originario di Montereale Valcellina in provincia di Udine, si reca in ospedale ancora ubriaco per andare da sua moglie Evelina, triestina, che sta per dare alla luce i due gemelli. Molto commovente e certamente da ricordare è anche il capitolo "Ultimo presepio", in cui Pino Roveredo ricorda la scomparsa dolorosa ed improvvisa di entrambi i suoi genitori, diversi anni dopo, a distanza di soli quindici giorni l’uno dall’altro tutti e due per un tumore ai polmoni, prima la madre poi il padre.
Una vita difficile quindi quella narrata dall’autore, caratterizzata anche dalle esperienze del manicomio prima e del carcere poi, definito da Roveredo, rifacendosi ad una scritta letta sul muro, "l’Hotel della Libertà Perduta".
L’ammissione delle proprie colpe da parte dello scrittore triestino rende il libro ancora più interessante per l’autenticità della testimonianza, arricchita da uno straordinario stile poetico e da una sconfinata umanità con la quale descrive gran parte dei personaggi, anche quelli meno fortunati di lui, conoscenti ed amici, che non sono riusciti a sconfiggere il vizio di bere e a ricominciare una nuova vita.
Decisivi nella vita di Pino Roveredo sono stati l’ingresso in una clinica specializzata, che definisce "la Casa della Forza di Volontà", la vicinanza delle persone care e soprattutto la sua determinazione nel riuscire a voler tornare a vivere serenamente.
Questo libro fa riflettere su come sia possibile redimersi e come la vita ci offra sempre una seconda possibilità se lo vogliamo ed è quindi da consigliare a tutti coloro che desiderano continuare a credere che la vita sia bella, nonostante i tanti problemi.
Oggi l’autore, che ha avuto tre figli maschi da sua moglie Luciana, è impegnato con diverse associazioni che si prodigano per aiutare le persone emarginate e continua ad essere uno tra gli scrittori italiani contemporanei più attenti e sensibili a tali realtà, capace di raccontare storie che toccano il cuore.
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