Caravaggio enigma
- Autore: Alex Connor
- Genere: Romanzi e saggi storici
- Categoria: Narrativa Straniera
- Casa editrice: Newton Compton
- Anno di pubblicazione: 2017
Si firma Alex Connor, ma è una donna, una bella signora inglese, che ha percorso una carriera movimentata prima di pubblicare romanzi famosi in tutto il mondo. È stata fotomodella, assistente di un chirurgo importante, ha gestito una galleria d’arte in Bond Street e questo, oltre alla pittura nella quale si è direttamente impegnata, ha fatto nascere la passione per i grandi artisti del passato, che ha reso protagonisti dei suoi thriller storici. Infatti, Alex Connor torna alle origini di Michelangelo Merisi, in “Caravaggio enigma” (Newton Compton l’ha diffuso a novembre 2017, euro 7,50 nel formato cartaceo, euro 3,99 in edizione ebook). Avvia così una nuova trilogia, dopo aver già messo in azione il tenebroso pittore lombardo nel titolo “Cospirazione Caravaggio”, che la casa editrice romana ha proposto nel 2016. Suo anche “Il dipinto maledetto” (Newton Compton, 2017).
Ha non poco di giallo anche il motivo per il quale Alex Connor si è accostata alla scrittura. Deve il nuovo, fortunato mestiere allo stalker, il persecutore seriale che l’ha aggredita, ferita e costretta a un intervento chirurgico. Nel corso della convalescenza, per ingannare il tempo si è data alla lettura ed è venuta così l’idea di scrivere a sua volta. Ha cominciato a farlo e anche bene, come ha presto scoperto il mercato editoriale mondiale. Sono arrivati in questo modo prima alcuni libri sull’arte e romanzi storici, poi i gialli con i Maestri. Insomma, a un certo momento della vita ha potuto mettere insieme le sue tre passioni: l’arte, la storia, il noir.
Questa volta, è proprio la storia del pittore maledetto e dei suoi capolavori il thriller nel thriller. È la biografia romanzata dei primi trent’anni di vita del Caravaggio. Michele, come lo chiama mamma Lucia, si presenta a cinque anni come un “tenero piccolo toro”, con gli occhi neri profondi. Ha tre fratelli e sorelle, è di famiglia di umili origini, ma non contadina. Suo padre, Fermo Merisi, ci sa fare con i contatti giusti, a cominciare dal marchese di Milano Francesco Sforza, alle cui dipendenze lavora.
È il 1576, l’anno in cui la peste torna ad aggredire la città lombarda. Il piccolo Merisi si autoaccusa di aver scatenato l’epidemia, a causa di un gioco stupido. Aveva finto d’essere annegato, una morte simulata per godere di qualche coccola della mamma. Fatto sta che la donna l’aveva preso davvero per morto e poi risuscitato. Era nata così la suggestione morbosa collettiva di una vendetta divina per uno scherzo sacrilego. Secondo Lucia e tutti, il cielo avrebbe scatenato il morbo per punire il piccolo blasfemo, che ha osato giocare con la vita e con la morte.
Una ben strana punizione, però, che colpisce una città intera, ma risparmia la famiglia del colpevole.
Alex Connor offre nelle pagine della pestilenza una straordinaria descrizione del flagello, della sua diffusione, che cancella un terzo della popolazione, delle misure adottate per ridurre il contagio, dei monatti, delle vittime. Scene che pur non avendo statura manzoniana si fanno notare per la forza e la naturalezza con cui la scrittrice accompagna i lettori nella Milano appestata da una malattia oscena e mortale.
Sulle prime, la falce risparmia i Merisi, poi annienta il padre in due giorni. Solo la benevolenza della marchesa Colonna, moglie dello Sforza, offre un futuro meno incerto alla vedova e ai quattro bambini. Lucia si rivolge alla nobile Costanza pure per allontanare da Milano il figlio Michele, un attaccabrighe sempre pronto a menare le mani. Nella città del peccato, abitata da ruffiani e ladri, rischia di diventare carne da macello. È così che Michelangelo Merisi, all’età di undici anni, raggiunge per la prima volta Roma.
È sempre Costanza, ispirata da qualche disegno intravisto tra le mani del ragazzino, a indirizzarlo verso l’apprendimento che fa per lui. È manesco e rissoso ma non dovrà perdersi dietro il mestiere delle armi, non sarà soldato, men che meno dovrà subire la tonsura e rispettare le regole severe alle quali è tenuto un religioso, come il fratello maggiore. Imparerà l’arte della figura. Diventerà un pittore.
A tredici anni, tornato a Milano, avrà un maestro, il borioso pittore Peterzano e la sua prima donna, Beatrice, sebbene continui a fare la prostituta. La mano del ragazzo è buona, cominciano a chiamarlo non più per nome, Michelangelo, ma per luogo d’origine, Caravaggio. Quella mano però resta sempre pronta a impugnare lo stiletto, che porta con sé fin da piccolo.
Ci scappa il primo ammazzato, in una situazione confusa, per difendere la ragazza. È incarcerato e per gli assassini c’è la pena di morte nel Ducato. Ancora una volta Costanza Colonna vede e provvede. Intercede presso il Cardinale Borromeo, invoca il delitto per errore, un gesto goffo, un incidente casuale, involontario. L’onnipotente porporato agisce. Michelangelo viene liberato.
A diciassette anni è solo e i suoi conti con la giustizia sono già pesanti. Torna a casa. La madre è annichilita, afflitta dalla perdita degli altri due figli maschi. Non lo accoglie a braccia aperte.
Ma se la sventura è nelle sue mani nervose, il futuro è in quelle stesse dita, abili sulla tela a catturare colori, luci, chiaroscuri.
Un romanzo bello, come i suoi capolavori.
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