Casa paterna
- Autore: Maria Messina
- Categoria: Narrativa Italiana
- Casa editrice: Sellerio
Maria Messina, una vera "femminista".
Come abbiamo potuto dimenticare questra scrittrice appassionata e sommessa, farla scivolare così lentamente nell’oscurità totale a tal punto che vedendo scorrere il suo nome nei cataloghi, non riusciamo nemmeno ad avere, a volte, un briciolo di curiosità: Maria Messina, ma chi era mai?
Nata ad Alimena, in provincia di Palermo nel 1887, non frequenterà nessuna scuola, come molte altre ragazze di quel tempo e di quel luogo, appartenenti alla piccola borghesia, ma riceverà istruzione e incoraggiamento dalla madre e dal fratello. La decadenza economica della famiglia materna e le incomprensioni tra i genitori, segneranno fortemente la sua giovinezza, portandola inevitabilmente a sviluppare una personalità chiusa ed introversa.
Cominciò a pubblicare giovanissima raccolte di racconti che incontrarono il favore del pubblico: lascerà poi la Sicilia, proiettata verso la fama nel mondo letterario.
Purtroppo, non era destinata ad una vita felice: si ammalò gravemente ed i problemi economici ricominciarono ad incombere con urgenza.
Già negli anni trenta, la sua fama pareva svanita: rimasta sola con l’unica assistenza di un’infermiera fidata che la seguirà fino all’ultimo, peggiorò progressivamente di una malattia inizialmente nemmeno riconosciuta, non riuscì più a scrivere, si isolò in seguito ad aspettare la morte.
Morirà agli inizi del 1944 e neppure il movimento femminista saprà riconoscere nei suoi scritti l’appello disperato di una donna che vuole rompere gli schemi della tradizione per aprire le ali e finalmente poter vivere in autonomia.
Tanti sono i romanzi ed i racconti di Maria Messina e tutti meritano il tempo che possiamo dedicare alla loro lettura: i suoi protagonisti sono gli "ultimi", ma non solo i poveri o i diseredati o i disgraziati, ma gli ultimi che per lei, sono quelli che non hanno scelta, quelli chiusi in un ruolo, incastrati in un dovere, quelli senza diritti.
Emblematico tra i tanti, il suo splendido racconto "Casa paterna".
Troviamo la protagonista di questo racconto, giovane siciliana sposata da poco tempo ad un avvocato romano, mentre sta ritornando alla casa paterna, dopo aver deciso di lasciare il marito e la città in cui vivono, non riuscendo a sopportare la solitudine e l’indifferenza sia della grande città che del marito stesso.
Mentre il viaggio si sta concludendo, Vanna è sopraffatta dai ricordi della sua infanzia e della sua giovinezza, rievoca le speranze ed i progetti, ritorna a quel nido pensando di ritrovare la stessa pace e lo stesso amore di allora.
Ma tante cose sono ormai cambiate, i fratelli sono sposati, ci sono le cognate che non accettano la vergogna che lei porta in famiglia: nemmeno il padre e la madre - ormai succubi delle nuore - possono più aiutarla. Non avrà diritto al rispetto delle sue decisioni, poichè queste sue decisoni coinvolgono la famiglia, sarà sempre più isolata, costretta, limitata, a tal punto obbligata a richiamare il marito perchè venga a riprenderla.
Ma anche la speranza che aveva così lungamente sostenuto il suo tempo di fanciulla, naufraga davanti all’assoluta insensiblità e pochezza dell’uomo: non c’è rifugio, per Vanna, non c’è possibilità di salvezza, dovrà restare per sempre chiusa in quel ruolo e in quella desolazione, perchè indietro non si torna, non si può tornare mai.
E Vanna, con lo straordinario coraggio di una vera donna, sa scegliere l’unica via d’uscita dalla vita che lei rifiuta.
Maria Messina ci introduce nell’intimità di vite di donne tradite da tutti: dagli uomini, prima di tutto, padri, fratelli, mariti, che delle "femmine" hanno idee ben precise e si aspettano sempre che aderiscano ai loro voleri, senza parlare.
Tradite, queste donne, anche dalle stesse donne della loro famiglia, per problemi economici, per l’ottuso egoismo e l’ignoranza animale che le fa vivere in timorosa paura di perdere diritti risicati o acquisiti sulla pelle delle altre.
Tradite, queste ragazze, queste bambine, queste donne lasciate ad invecchiare servendo, perchè, in fondo, a cosa serve una donna? Una donna è fatta per servire gli altri.
E di questo si deve contentare.
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Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: Casa paterna
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