Viviamo un momento storico, speriamo bene duri appena un momento, in cui la lettura sembra esser
divenuta sinonimo di perdita di tempo, riservata a chi ha tanto tempo (poca gente) e soldi (ancora meno), visto il prezzo di certe prime edizioni che sfiorano i trenta euro. Le vendite dei libri continuano a calare, mentre crescono in modo esponenziale gli aspiranti scrittori che tartassano
gli editori con manoscritti che, eccezion fatta per qualche rara perla, verrebbero scartati pure dagli
autori di Beautiful.
Le major dell’editoria sono sempre più restie a produrre giovani o vecchie voci
sconosciute, perché è un azzardo che in tempo di crisi non ha alcun senso vivere. Dopotutto ci sono i soliti nomi che funzionano
e garantiscono moneta sonante, perché rischiare?
I piccoli e medi editori indipendenti
continuano a provarci. Si appassionano a storie nuove e le producono, lavorando con sacrificio ad ogni libro e alla promozione, mettendoci anima, corpo e soldi perché tutto sia perfetto, perché il libro
funzioni, perché sempre più persone ne vengano a conoscenza. Quello che ricevono in cambio è la porta sbattuta in faccia dalle librerie alle loro pubblicazioni, la disattenzione dei media e un mondo
di difficoltà. Si "sbattono" da una fiera all’altra per piazzare poche copie e non ripagarsi neanche la
metà delle spese, nel disperato tentativo di rendersi competitivi con una concorrenza impossibile. A
un certo punto capita che il gioco non valga più la candela, non che prima la valesse, ma subentra
una stanchezza di anni di illusioni mai ripagate e molti validissimi editori decidono di chiudere i battenti. È il caso della Zandegù che per voce della sua giovanissima direttrice editoriale Marianna
Martino annuncia la chiusura (forse provvisoria, si vedrà a settembre). Auguro loro di trovare la
voglia e la forza di insistere. Erano vicini di stand della mia casa editrice, la Camelopardus, alla
fiera del libro di Finale Ligure e in quell’occasione ho acquistato “Maliverno” di Fabio Lubrano, che
consiglio a tutti.
In questo panorama preoccupante emerge dal buio la luce di una piccola casa editrice romana, Edizioni della Sera (guidata dal giornalista e scrittore Stefano Giovinazzo) che continua a puntare su
un’ammirevole politica di scouting nella narrativa, a cominciare dalla pubblicazione di “Boing
Generation” del giovane Luca Sacchieri. Non solo: ha deciso di osare con una collana di poesia senza contributo. A settembre, infatti, vedrà la luce “Una terra che nessuno ha mai detto”, la prima creatura della nuova collana di poesia “InVersi”, curata dalla scrittrice e giornalista Monica Maggi. L’autrice del libro è Irene Ester Leo, classe 1980, che ha alle spalle numerose pubblicazioni per LietoColle e importanti riconoscimenti poetici.
A Edizioni della Sera va il mio più grande in bocca al lupo per questa collana poetica che probabilmente indurrà molti a storcere il naso al grido di: “La poesia non si vende!” per aver scelto di percorrere una strada che non tiene conto delle politiche del marketing, ma che procede verso il
talento, la qualità, la passione e il desiderio di offrire a chi se la merita una possibilità per emergere.
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Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: Case editrici: c’è chi molla e chi affronta la crisi “InVersi”
Non conosco direttamente la casa editrice Zandegù, ma voglio unirmi all’appello di Grimaldi: non mollate! Stiamo attraversando un momento storico veramente difficile che sta mietendo vittime soprattutto nei campi della cultura e dello spettacolo (quello serio). Come giovane scrittore, appena diplomato e pronto ad iniziare l’università, non posso che tremare pensando al futuro dell’editoria. Ma dobbiamo farci forza, tutti insieme. Dobbiamo crederci ancora, ancora una volta, scrittori, editori e lettori, uniti per continuare a produrre sogni, emozioni, perchè il giorno che questi usciranno dal mercato, non si potrà più tornare indietro...
I libri esistono, respirano e vivono anche per chi non li legge, o si finge cinicamente superiore. Non possiamo restare senza questa parte fondamentale della nostra vita. E’ un tassello esistenziale, che non possiamo permetterci di perdere.