Caterina d’Aragona
- Autore: Alison Weir
- Genere: Romanzi e saggi storici
- Categoria: Narrativa Straniera
- Anno di pubblicazione: 2018
“Caterina d’Aragona” (SuperBeat 2018, titolo originale Katherine of Aragon. The true queen, traduzione di Chiara Brovelli) di Alison Weir, è la biografia di Caterina d’Aragona (Henares, 16 dicembre 1485 – Kimbolton, 7 gennaio 1536) prima moglie di Enrico VIII.
La costa inglese era più vicina, ora. In piedi sul parapetto del ponte, in alto rispetto alla poppa della nave, con le ciocche di capelli rosso e oro che le sferzavano il viso, Caterina vedeva le colline verdi e marroni e le guglie delle chiese, accanto alle quali si ammassavano le case.
Era così diverso da La Coruña, con le acque calme e blu e l’imponente Torre di Hércules, o dall’ampiezza drammatica della baia di Laredo. Una cosa era certa: sarebbe stato tutto differente, d’ora in poi. Accanto a Caterina c’era la sua damigella d’onore e sua cara amica, María de Salinas, entrambe si apprestavano a scendere sul suolo inglese dominio della dinastia Tudor, che si era appena insediata sul trono inglese con Enrico VII, reduce vittorioso dalla complessa Guerra delle due Rose. Caterina era nata dai cattolicissimi sovrani Ferdinando d’Aragona e Isabella di Castiglia, una coppia di reali spagnoli potenti e fieri, che avevano usato la loro quartogenita come merce di scambio unendola in matrimonio con Arturo, primogenito di Enrico VII.
Caterina aveva sedici anni quando le nozze furono celebrate nel 1501, il suo sposo un anno di meno. La loro unione era durata meno di cinque mesi, Arturo il 2 aprile 1502 era morto a causa di una febbre contagiosa, oggi si direbbe tubercolosi, anche Caterina si era ammalata gravemente, ma era sopravvissuta. Da quel momento la posizione a corte di Caterina si era molto indebolita: la giovane viveva quasi come un ostaggio, suo padre non aveva terminato di pagare la sua dote. Alla fine il furbo Enrico VII per non perdere la dote e un alleato prezioso come il re di Spagna, fidanzò Caterina con suo figlio Enrico, suo successore, che allora aveva solo dieci anni.
Andrete in sposa al Principe Enrico tra due anni, quando lui ne compirà quattordici. Nel frattempo, i sovrani e Re Enrico chiederanno al Papa una dispensa che risolva tutte le difficoltà canoniche. Sua Grazia firmerà il contratto questa settimana.
Il futuro di Caterina era deciso. “Se il Pontefice avesse concesso l’agognata dispensa, Caterina sarebbe diventata Principessa del Galles e, se questo era il volere di Dio, a tempo debito sarebbe stata Regina d’Inghilterra”. Salito al trono alla morte del padre nel 1509, Enrico VIII sposò Caterina poche settimane dopo essere diventato re d’Inghilterra, ma il vento della Storia stava per fare il suo giro: nel 1525 Enrico era preso da incantamento nei confronti di Anna Bolena, una dama di compagnia della regina Caterina, deluso dalla consorte che non gli aveva dato figli maschi viventi, ma un’unica figlia, la futura Maria I d’Inghilterra. Ancora una volta la sorte di Caterina non era nelle sue mani.
Enrico era il re, un re aitante, atletico e possente. Un uomo irresistibile, come lei ben sapeva. E probabilmente c’erano tante donne pronte a darsi a lui senza alcuna esitazione.
Considerata una delle donne più religiose dell’epoca, orgogliosa, ma ubbidiente, sobria in un mondo dove le passioni avevano il sopravvento sulla “Ragione di Stato”, Caterina d’Aragona la “principessa venuta dalla Spagna”, ci osserva dal ritratto di Michael Sittow (1503) che impreziosisce la copertina della biografia della Weir. Nel raccontare la storia di Caterina d’Aragona, l’autrice si è attenuta fedelmente ai fatti storici, riportando lettere autentiche, tutto per offrire al lettore un’immagine diversa e intima, soprattutto dal punto di vista psicologico, di questa figura femminile di sani principi, indomita e coraggiosa.
Straordinario il fatto come Caterina si sia sottomessa volontariamente all’arbitrio del prepotente e arrogante Enrico, ad eccezione della sua coscienza. La bravura di Alison Weir, è di aver evocato immagini, situazioni, suoni e odori di un’epoca, di un mondo perduto pieno di splendore e brutalità, e di una corte in cui l’amore dominava su tutto, “mentre le pressioni dinastiche sopraffacevano ogni considerazione romantica”. Fu “un mondo dominato dalla fede, e da cambiamenti fondamentali nella religione: un mondo con pochi santi. Questo era il mondo di Caterina, una donna che possiamo comprendere appieno solo all’interno di tale contesto”, precisa la scrittrice nelle pagine finali di quest’accurato romanzo storico.
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