Cenere
- Autore: Grazia Deledda
“Cenere” è un romanzo scritto nel 1904 da Grazia Deledda, premio Nobel per la letteratura nel 1926. La scrittrice, che più di chiunque altro scava nel profondo dei personaggi, riesce anche oggi a farci vivere accanto a loro, anche se a separarci ci sono cento anni.
La profonda angoscia e insieme la bellezza del vivere, che riesce a concepire nei suoi scritti, ha un fascino ancestrale e suggestivo.
Cenere è un libro d’altri tempi. Personaggi d’altri tempi, usi e costumi pure. Attuali invece sono le emozioni: il male dell’abbandono, l’inganno, l’amore e la perdita dell’amore, lo smarrimento, la vergogna, l’inquietudine della morte.
Si racconta la storia di Anania, un ragazzo dai pensieri tristi, come la storia della sua vita.
Sua madre si chiamava Olì, una piccola donna della Sardegna del primo novecento, che nella vaghezza dei suoi giorni un po’ uguali, incontra un uomo già sposato del quale si innamora perdutamente. Tra i suoi abbracci e le sue promesse ella si perde e concepisce con lui un figlio.
Olì viene cacciata di casa e trascorre i primi anni dell’infanzia del bambino presso una parente dell’uomo, ma poi nell’angoscia di non poter dare a suo figlio una vita dignitosa, essendo povera e ormai disonorata, decide di offrire a suo figlio una possibilità di vita migliore e di toglierne una a lei: il vederlo diventare uomo. Lo abbandona a soli sette anni davanti la casa paterna. Prima di lasciarlo gli mette al collo un amuleto, la rezetta, chiedendogli di non staccarsene mai.
Anania fin dai primi istanti si tormenta sul perché la madre lo abbia abbandonato. Pervaso da un amaro risentimento, e un ossessivo desiderio di cercarla e rivederla che non si affievolisce col passare degli anni, finche non la trova inondata delle sue disgrazie, certo di volerla redimere, e impedirle di scappare ancora. Intanto nella casa paterna è stato cresciuto e accudito con affetto dalla moglie di suo padre, studia legge a Roma e continua a coltivare negli anni l’amore infantile per Margherita.
Margherita non accetterà però di prendere in casa una madre così sciagurata. Olì nell’intento di fare del bene ad Anania mette fine ad ogni pena. Tutto diventa cenere, come la cenere annerita dal tempo, fuoriuscita dal sacchetto squarciato della rezetta.
«Egli ricordò che fra la cenere cova spesso la scintilla, seme della fiamma luminosa e purificatrice, e sperò e amò ancora la vita.»
La vita, che è inscindibilmente legata ai nostri affetti familiari, a chi ha dato il seme e a chi l’ha custodito fino a dargli luce, perché nelle nostre membra sopravvive un cordone viscerale che non può essere reciso, che caratterizza tutto il nostro essere, permettendoci di esistere e a volte anche di perire.
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