Il 19 ottobre 1909 moriva Cesare Lombroso (1835 - 1909), medico, filosofo e criminologo italiano. La controversa figura di Cesare Lombroso torna ancora oggi alla ribalta nei talk show quando si dibattono le cause profonde di un crimine: anche se la falsità delle sue teorie è ormai riconosciuta da tutti, il suo nome è tuttora associato alla nascita della criminologia.
Per comprendere perché Cesare Lombroso fu tanto interessato a spiegare scientificamente la devianza occorre guardare innanzitutto alla sua vita che si intreccia profondamente con le vicende politiche e sociali di uno stato italiano che era stato fatto da poco, senza fare gli italiani.
Medico affascinato dalla psiche umana, ma anche dall’occultismo e dal paranormale, Cesare Lombroso, pur avendo formulato una teoria che di scientifico ha ben poco, rimane una figura eclettica che suscita vasta curiosità per la sua capacità di collegare psichiatria, diritto penale e antropologia.
A 115 anni dalla morte, avvenuta il 19 ottobre 1909, ripercorriamo vita, opere e pensiero di Cesare Lombroso.
La vita e le opere di Cesare Lombroso
Nato a Verona (1835) da famiglia ebraica, col nome di Marco Ezechiele, Lombroso preferì farsi chiamare Cesare, probabilmente per meglio mascherare la sua appartenenza a una minoranza. Dopo gli studi di medicina a Pavia, Padova e Vienna, partecipò alla campagna contro il brigantaggio realizzata dai governi della Destra storica tra il 1862 e il 1865, come medico militare.
La sua carriera universitaria inizia a Pavia dove insegna antropologia e clinica psichiatrica e si interessa al cretinismo e alla pellagra. Diviene poi direttore del manicomio di Pesaro e, infine, si sposta a Torino dove insegna medicina legale e psichiatria e, grazie a numerosissime indagini sui corpi dei detenuti, inizia a formulare le sue teorie sulle origini del crimine e della devianza. Sempre a Torino, dove fondò un museo di antropologia criminale recentemente riaperto e morì nel 1909, iniziò a partecipare a sedute spiritiche e a interessarsi allo spiritismo, tema sul quale scriverà anche alcuni articoli scientifici (o pseudo tali).
L’opera più controversa e famosa di Cesare Lombroso è L’uomo delinquente (1876), altre curiose, e altrettanto discutibili, teorie si ritrovano in Genio e degenerazione (1877) e La donna criminale (1897).
Il Positivismo, l’industrializzazione e l’unità incompiuta: alcune premesse
Il pensiero di Cesare Lombroso, più di altri, necessita di una contestualizzazione: se oggi le sue teorie possono apparirci bislacche, la loro nascita e il loro successo diviene comprensibile solo grazie alla temperie culturale e al momento storico in cui sono state formulate.
Esponente del Positivismo, che in Italia si diffonde in ritardo, negli ultimi trent’anni dell’Ottocento, Lombroso condivide con Auguste Comte la convinzione che i fenomeni sociali, ivi compresi la devianza e il crimine, possano e debbano essere spiegati facendo ricorso a leggi scientifiche. Egli fu influenzato anche dal darwinismo sociale, dalla fisiognomica e dalla frenologia, due pseudoscienze che ritenevano ci fossero correlazioni tra la forma del volto e del cranio e il carattere di un individuo.
Lombroso vive e opera soprattutto nella seconda metà dell’Ottocento, è l’epoca dell’affermazione della borghesia ma anche della seconda rivoluzione industriale: anche in questo caso l’Italia è in ritardo, ma nel resto dell’Europa le città crescono a dismisura e diventano metropoli, si creano sobborghi dove le condizioni di vita sono pessime, lì si diffondono le malattie, l’alcolismo e un persistente malcontento che fa aumentare i crimini e la violenza: è per questo che la devianza diviene un oggetto di studio così attraente per la nascente sociologia.
L’Italia, poi, termina il suo processo di unificazione politica nel 1870: aprire una breccia nelle mura vaticane non significa, però, aver fatto scendere dal cielo un sentimento diffuso di appartenenza alla stessa nazione, lo sapeva bene Massimo d’Azeglio ma lo sapevano ancora meglio tanti italiani del Meridione, che non volevano l’unità, sentivano gli esponenti dei governi della Destra Storica come usurpatori, e si diedero alla macchia scegliendo di diventare briganti e di opporsi al potere costituito. La repressione fu durissima, si ricorse all’extrema ratio dello stato d’assedio, e l’esercizio di tanta brutalità qualcuno pensò bene di giustificarlo con argomenti scientifici.
Lombroso, l’atavismo e l’origine fisiologica della devianza
Nelle sue ripetute indagini antropometriche, nelle quali misurava le dimensioni del corpo, degli organi e degli arti dei cadaveri dei carcerati, Cesare Lombroso ricerca un tratto comune che possa essere ritenuto la causa dei crimini commessi. La scoperta illuminante avviene analizzando il cranio di Giuseppe Villella, un uomo calabrese detenuto per furto e ingiustamente ritenuto un brigante, morto nel 1864.
Il cranio di Villella presentava una fossetta occipitale molto ampia: questo tratto anatomico era proprio anche delle scimmie. Si parla a proposito di atavismo: il criminale avrebbe avuto uno sviluppo solo parziale, bloccato e per questo avrebbe dei caratteri simili a quelli delle scimmie e dei selvaggi, per questo condividerebbe con loro anche gli stessi istinti, che lo portano inesorabilmente a delinquere, a essere un delinquente nato.
Da qui il criminale atavico ossia colui che è criminale per genetica e per nascita: oltre all’ampiezza della fossetta occipitale questi individui erano riconoscibili per la propensione al cannibalismo verso le vittime, per la scarsezza dei peli, per la fronte sfuggente, la mandibola e gli zigomi ampi, il naso schiacciato e l’insensibilità al dolore.
“I criminali non delinquono per un atto cosciente e libero della volontà malvagia, ma perché hanno tendenze malvagie, tendenze che ripetono la loro origine da un’organizzazione fisica e psichica diversa da quella normale”.
Criminali, dunque, ci si nasce per Lombroso, e non ci si diventa: è una visione profondamente determinista, dove l’origine della devianza è biologica e non dipende dall’ambiente nel quale l’individuo cresce e agisce.
Da tali posizioni nasce anche la scuola positivista del diritto penale, alla quale apparteneva lo stesso Lombroso: date le premesse poste dall’antropologo, secondo questi studiosi, le società erano autorizzate a punire i delinquenti sulla base della loro pericolosità sociale e non delle loro precise responsabilità o della loro effettiva malvagità.
Nell’ultima parte della sua vita Cesare Lombroso ritoccherà almeno parzialmente la sua posizione e introdurrà nuove categorie di devianti: oltre al delinquente nato presenterà il delinquente pazzo, quello occasionale, chi delinque per passione e chi lo fa per abitudine. Questi criminali sono tali non solo per questioni di anatomia e di genetica ma anche per fattori ambientali e sociali (ad esempio: il contesto in cui sono cresciuti).
La donna e il genio
Gli strali di Lombroso si scagliano anche sulle donne e su quegli individui che brillano per le loro capacità intellettuali o per le loro doti artistiche.
Le donne, come i neri, sono esseri inferiori: mancano di intelligenza e sensibilità, non dimostrano inclinazioni né per l’arte né per la scienza, non hanno la potenza creatrice che contraddistingue il maschio (bianco). Il gentil sesso, invece, per Cesare Lombroso, primeggia per tendenza alla criminalità e all’omicidio, quando delinque non lo fa per rabbia ma perché animato da una maggiore capacità di pianificazione e da una maggiore freddezza e, se non delinque, è naturalmente portato a una degenerazione che, nella maggior parte dei casi, sfocia nella prostituzione.
Tutto ciò era motivato da osservazioni anatomiche e biologiche, come, d’altra parte avveniva nel caso degli uomini di genio: in loro il cervello, organo che è sede della maggiore evoluzione, era stato protagonista di uno sviluppo più accentuato in una direzione che, però, era accompagnato da un regresso o da un arresto in altre direzioni. È per questo che negli uomini di genio sono spesso rintracciabili varie forme di follia e di perversione.
Vittima dell’illusione positivista di poter spiegare tutta la realtà con i soli metodi delle scienze naturali, Lombroso incarna quegli ideali razzisti e classisti che tanto contribuirono a forgiare il carattere borghese nell’Ottocento. Nondimeno la vastità dei suoi interessi e le sue indagini, per quanto poco scientifiche, hanno contribuito in modo determinante alla nascita della criminologia di cui, a buon diritto, Cesare Lombroso può essere considerato uno dei fondatori.
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Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: Cesare Lombroso: vita e pensiero del fondatore della criminologia
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