Charles Perrault è l’autore di fiabe famosissime, tra cui Cenerentola, il Gatto con gli stivali, Pollicino e soprattutto Cappuccetto Rosso. Spesso regalo libri ai bambini e, anche se le fiabe moderne sono apprezzate dai piccoli, ho verificato che il fascino dei personaggi di Perrault è intramontabile. Il racconto popolare riletto e interpretato in forma di scrittura colta ha consentito la traduzione in forma letteraria di quelle istanze di narrazione che il popolo ha tramandato per vie orali. Le fiabe rispondono anche a quelle necessità educative e insegnamenti che bisogna impartire ai bambini perché imparino a vivere, apprezzando le cose belle e sapendo essere un po’ attenti e guardinghi per non cadere in brutte trappole. Che nei racconti di Perrault ci siano degli insegnamenti morali e l’invito alle giovanette di allora di stare in guardia dai falsi gentiluomini è evidente nei contenuti e persino dal titolo con il quale vengono pubblicati sul finire del XVII secolo: "Storie e racconti dei tempi passati, con la morale" (Histoires ou contes du temps passé, avec des moralitez), più noti come " Racconti di Mamma Oca " (Contes de ma mère l’Oye) che includevano le fiabe:
- Cappuccetto Rosso (Le Petit Chaperon rouge);
- Cenerentola (Cendrillon);
- Barbablù (Barbe Bleue);
- Il gatto con gli stivali (Le Chat botté);
- Pollicino/Puccettino (Le Petit Poucet);
- La bella addormentata nel bosco (La Belle au bois dormant);
- Enrichetto dal ciuffo (Riquet à la houppe);
- Le fate (Les Feès).
Le fiabe di Perrault si ispirano a racconti orali e della tradizione, tra cui quelli di Giambattista Basile del ‘600. Carlo Collodi le traduce e pubblica nel 1875 nell’antologia di fiabe “I racconti delle fate” mentre Walt Disney le porta sul maxi schermo con i suoi famosi cartoni animati. I racconti di Perrault, come fatto anche da lui stesso, sono stati nel tempo modificati, edulcorati, e la sua versione, ad esempio, di Cappuccetto Rosso, è molto più breve di quella successiva dei fratelli Grimm e finisce in maniera drammatica con il lupo che mangia Cappuccetto Rosso. Così è la fine del racconto di Perrault (in cui nessun cacciatore buono taglia la pancia al lupo), con un’esplicita morale:
« Da questa storia si impara che i bambini, e specialmente le giovanette carine, cortesi e di buona famiglia, fanno molto male a dare ascolto agli sconosciuti; e non è cosa strana se poi il Lupo ottiene la sua cena. Dico Lupo, perché non tutti i lupi sono della stessa sorta; ce n’è un tipo dall’apparenza encomiabile, che non è rumoroso, né odioso, né arrabbiato, ma mite, servizievole e gentile, che segue le giovani ragazze per strada e fino a casa loro. Guai! a chi non sa che questi lupi gentili sono, fra tali creature, le più pericolose!»
In un periodo di “lupi” è bene ricordare Perrault e tenere a mente quanto scritto nella prefazione al suo libro e, cioè, che scopo delle fiabe è quello di istruire e divertire per avviare al piacere della lettura.
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Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: Charles Perrault e le fiabe per avvicinare i bambini alla lettura
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