Dalla mitologia greca sono state mutuate diverse espressioni, entrate a far parte del linguaggio comune. Una di queste riguarda la chimera, termine che compare spesso anche a livello giornalistico. Prendiamo, per esempio, questa frase del quotidiano La Repubblica:
"Bennett da Giletti: la chimera della tv sobria".
La chimera nella mitologia greca
Nella mitologia greca, la chimera era un orribile mostro, il cui corpo era composto da parti di diversi animali: davanti aveva le fattezze di un leone, al centro di una capra e dietro di un serpente. Spesso veniva raffigurata semplicemente come un leone avente caratteristiche particolari.
La chimera fu generata da Echidna, un essere per metà uomo e per metà serpente, che mise al mondo anche altri figli "particolari", come Cerbero, il cane a tre teste guardiano degli inferi, il leone Nemeo, un essere terribile che fu ucciso dal potente Eracle durante la sua prima fatica.
Secondo l’Iliade, la chimera era stata allevata dal re di Licia Amisodaro e, oltre ad avere un aspetto terrificante, sputava fuoco dalle fauci. Un essere così spaventoso non poteva essere tranquillo; infatti, la Chimera era solita effettuare pericolose retate durante le quali danneggiava le campagne e la fauna del territorio.
Come spesso succedeva, un mostro del genere poteva essere ucciso solo da un eroe e quello designato fu Bellerofonte.
Per capire meglio l’importante della chimera, è quindi necessario ripercorrere la storia di Bellerofonte. Quest’ultimo, in origine si chiamava Ipponoo e cambiò il nome quando uccise Bellero, un nemico di Corinto. Bellerofonte, infatti, significa "uccisore di Bellero".
Dopo aver compiuto l’omicidio, l’eroe si recò ad Argo, presso il re Preto, con l’intenzione di purificarsi. Tuttavia, qui la bella Antea, moglie del re, si innamorò di lui. Bellerofonte la respinse, e quindi iniziò il suo calvario.
La regina, per vendicarsi del rifiuto, lo accusò di averla insidiata, e il re, per punirlo, lo mandò presso il sovrano di Licia. Preto, infatti, non aveva il coraggio di uccidere Bellerofonte, e per questo motivo scrisse una lettera nella quale chiedeva al sovrano di Licia, Iobate, di farlo al suo posto.
Iobate assegnò all’eroe diverse missioni, credendo che da quest’ultime non ne sarebbe uscito vivo. Una di queste era proprio l’uccisione della Chimera. Contro ogni previsione, Bellerofonte riuscì ad uccidere il mostro, grazie al supporto del suo cavallo alato Pegaso e della dea Atena.
La storia narra che Bellerofonte si sollevò in aria con il cavallo, e colpì il mostro dall’alto con delle frecce.
Il re assegnò all’eroe altre imprese, come la lotta contro le Amazzoni e i Solimi. Organizzò contro di lui anche un agguato facendolo attaccare dai suoi soldati più forti. Tuttavia, l’eroe uscì vittorioso da tutte le battaglie.
Iobate allora capì che Bellerofonte non poteva essere ucciso. Molto saggiamente accettò la situazione, e lo accolse trionfalmente in casa dandogli in sposa la figlia e in dote il regno.
Bellerofonte, la presunzione di un eroe
Capita spesso nei racconti mitologici che gli eroi vengano puniti per aver osato superare i propri limiti. Si ricordi Icaro, che si avvicinò troppo al sole facendo sciogliere le sue ali di cera. Icaro divenne il simbolo dell’uomo che vuole troppo e che, nel tentativo di superare i suoi limiti, fallisce clamorosamente e miseramente.
Bellerofonte si macchiò di un peccato simile. Infatti, con il suo cavallo alato Pegaso tentò di avvicinarsi all’Olimpo. I motivi dei suo gesto possono ricondursi alla voglia di vedere in faccia gli Dei, alla curiosità eccessiva insita in ogni essere umano.
Questo oltraggio non poteva essere perdonato. Infatti Zeus, il padre degli Dei, si servì di un tafano per pungere Pegaso. Il cavallo, imbizzarrito, disarcionò l’eroe, che cadde in terra e diventò zoppo o forse cieco.
La caduta avvenne in Asia Minore; da allora Bellerofonte visse una vita povera, errando in solitudine.
Il significato moderno di chimera
La chimera, con le sue strane fattezze, personificava qualcosa di molto lontano dalla realtà; era infatti un miscuglio eterogeneo di elementi che in natura non avrebbero mai potuto essere legati fra loro (leone, capra, serpente).
Per questo motivo, nel linguaggio moderno, il termine "chimera" viene utilizzato per designare un’utopia, ovvero qualcosa di irrealizzabile.
Inseguire una chimera vuol dire rincorrere qualcosa che non potrà mai diventare realtà, un’illusione, una vana fantasticheria.
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Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: Che cosa significa "essere una chimera"? Dal mito al modo di dire
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