Chi di gola ferisce... di Stefano Gamarra

Stefano Gamarra nasce a Brandizzo, vicino a Torino. Asseconda la sua inclinazione per la scrittura inizialmente con una raccolta di favole per bambini, poi pubblica il suo primo romanzo, Birba, un giallo ambientato nel mondo misterioso ed esclusivo dei trifolao. Con questo secondo romanzo, intitolato Chi di gola ferisce…, pubblicato da Baima e Ronchetti nel 2018, conferma la propensione per le situazioni intriganti e cariche di suspense. Un giallo ricco di curiosità e caratterizzato da un ottimo impianto narrativo, perfetto per gli amanti del genere giallo.

Chi di gola ferisce… racconta la morte di Tommaso Gaudino, proprietario di un noto ristorante stellato situato nel cuore delle Langhe, che una sera di novembre viene trovato morto in una situazione totalmente agghiacciante e curiosa in sé:

“L’uomo indossava un completo professionale da cuoco ed era imbrattato dalla testa ai piedi da avanzi di cibo e condimenti assortiti, mentre l’alto cappello da chef di cucina, che completava l’abbigliamento, era stato forzato in giù con tanta forza che i bordi andavano a deformare in orizzontale la linea delle orecchie. Il cappello, inoltre, era stato malamente schiacciato sulla nuca, in un ulteriore gesto di scherno.”

Non soltanto: l’assassino si era divertito ad imbrattare completamente i muri della cucina con ogni tipo di salsa che aveva trovato sul suo cammino, dalla salsa di pomodoro, alla maionese, alla panna, alla senape, al pesto di basilico, e diversi altri variopinti intingoli. Chi avrà mai voluto una tale morte, così variopinta ed estrosa? Non solo: chi era Tommaso Gaudino?
Era un uomo che si era fatto da solo, di umili origini contadine, aveva aperto un ristorante stellato a Londra, dove aveva avuto un successo strepitoso, dopodiché ne aveva aperto uno uguale e altrettanto di successo, nel territorio delle Langhe. Grande conoscitore di vini e di cibo raffinato ed esclusivo, Tommaso aveva raggiunto una notevole ricchezza; molto amante delle donne, non si era mai sposato e ora viveva con il suo aiuto e sua figlia Caroline.

“La sua voglia di girare il mondo aveva impiegato ben vent’anni per cominciare a dare segni di stanchezza. Aveva visto i più bei posti che l’occhio umano può ammirare, e conosciuto molte donne, tante da perderne il conto; frequentare uomini importanti, affaristi e avventurieri. Il suo talento, la sua voglia di riuscire, la caparbietà contadina che si portava dentro suo malgrado, e che lo sorreggeva, lo avevano portato ai massimi livelli di considerazione da parte degli addetti ai lavori, gratificandolo ai massimi livelli anche a livello economico.”

Chi ha mai potuto porre fine ad un uomo così? Forse un cliente insoddisfatto? Oppure qualche persona che lui aveva involontariamente o volontariamente ferito? Le indagini si avviano e sono particolarmente ostiche e complesse. Riusciranno a trovare il vero colpevole?

Un giallo curioso e intrigante. La colonna portante del romanzo è data dalla raffigurazione del variopinto mondo della cucina e degli chef che la compongono. In particolare l’accento è posto sul vero significato del cucinare, che forse non tutti conoscono, ma che è ricco di fascino:

“Cucinare è un’arte e il cuoco è l’artista che crea e compone, che sente i profumi e i sapori delle sue ricette già nella mente, ancora prima di realizzarle. Ogni preparato e ogni piatto esigono una presentazione adeguata, soprattutto in sintonia con gli ingredienti adoperati, e solo chi li realizza può percepire le sensazioni giuste per far esaltare l’opera in tutte le sue componenti.”

Un giallo culinario, dunque, ma non solo: il romanzo pone un accento di riguardo anche all’ambientazione in terra di Langa, patrimonio dell’Unesco, di cui va narrando caratteristiche e prodotti unici del territorio. Il tutto composto in una trama gradevole, di grande incisività narrativa, che non può che sedurre il lettore che si accinge a leggere un romanzo che lo cattura nelle sue spire avvolgenti e magiche. Ottima lettura, molto consigliato agli amanti del genere.