Nell’anniversario della strage di Capaci ricordiamo Chiuso per lutto, una poesia che lo scrittore siciliano Gesualdo Bufalino dedicò ai due eventi che segnarono per sempre la storia dell’Italia Repubblicana: la morte di Falcone, il 23 maggio 1992, e la morte di Borsellino, il 19 luglio di quello stesso anno.
“La mafia sarà vinta da un esercito di maestre elementari”, diceva Bufalino in una frase divenuta lo slogan delle ricorrenze antimafia. Lo scrittore affidava la propria speranza alle scuole, dove era contenuto il futuro poiché sui banchi si formavano le nuove generazioni, i cittadini di domani. Proprio ai bambini si rivolge, infine, la sua poesia Chiuso per lutto, ora ingiustamente obliata dalle antologie scolastiche. Bufalino la inserì in un libro dallo stampo quasi favolistico, Il Guerin Meschino, che sovente si interrompe per lasciare spazio a scritti e riflessioni che sfilacciano la trama in simboli sospesi. Una di queste riflessioni fu inserita dall’autore sull’onda di due avvenimenti che gli mozzarono il respiro, facendogli sentire tutta la propria impotenza: era il 1992, l’anno della morte di Falcone e Borsellino.
A parlare in questa poesia è infatti il puparo, narratore della storia. Non farà il suo spettacolo dei pupi, stasera, chiude il sipario e non fa combattere il prode cavaliere Guerrino, perché il frastuono di quella bomba al tritolo ancora gli rimbomba nelle orecchie e rende ogni parola vana, ogni parola inutile. Il vero paladino non è il Guerrin Meschino che cavalca in groppa al suo cavallo Macchiabruna, ma gli eroi del presente, i poveri cadaveri eroi come riferisce l’autore tramite una perifrasi violenta e tuttavia efficace: sono Falcone e Borsellino.
Ai pensieri del puparo, Gesualdo Bufalino affida il proprio sentimento di ingiustizia; mentre la speranza la affida al domani, alla mano timida e innocente di un bambino.
Scopriamo testo e analisi della poesia di Bufalino dedicata a Falcone e Borsellino, in cui lo scrittore racconta la mafia sottoforma di favola.
“Chiuso per lutto” di Gesualdo Bufalino: testo
Basta così, giù il sipario, non me la sento stasera.
Si chiude. Vi rimborso il biglietto.
Lasciamo Guerrino per un bel po’
a sbrogliarsela con le tenebre
sul ciglione dell’abisso.
Gli farà bene vegliare anche lui
in questa Notte d’Ulivi della Sicilia…
Sicilia santa, Sicilia carogna…
Sicilia Giuda, Sicilia Cristo…
Battuta, sputata, inchiodata
palme e piedi a un muro dell’Ucciardone,
fra siepi di sudari in fila
e rose di sangue marcio
e spine di sole e odori,
sull’asfalto, di zolfo e cordite…
Isola leonessa, isola iena…
Cosa di carne d’oro settanta volte lebbrosa…No, non verrà Guerrino a salvarla
con la sua spada di latta
a cavallo di Macchiabruna…
Nessun angelo trombettiere
nel mezzogiorno del Giudizio
suonerà per la vostra pasqua,
poveri paladini in borghese,
poveri cadaveri eroi,
di cui non oso pronunziare il nome…
Non vi vedremo mai più sorridere
col telefono in una mano
e una sigaretta nell’altra,
spettinati, baffuti, ciarlieri…
Nessuna mano solleverà
la pietra dei vostri sepolcri…
Nessuna schioderà
le bare dalle maniglie di bronzo…Forse solo la tua, bambino.
“Chiuso per lutto” di Gesualdo Bufalino: analisi e commento
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Bufalino denuncia la mafia scrivendo l’elogio dei “poveri paladini in borghese”, Falcone e Borsellino, caduti in battaglia nello stesso anno, a pochi mesi di distanza, entrambi decorati con una medaglia all’onore. Fanno parte del teatro dei pupi di un’Italia moderna ma ancora irrimediabilmente corrotta, in cui “onestà” è una parola losca.
Si corre un grande rischio a essere onesti, scriveva Bufalino sconfitto, annichilito, sopraffatto dalla morte ingiusta di uomini buoni, due uomini “onesti”:
“L’onestà è una dote losca più dell’intelligenza”.
Nelle fiabe è sempre il buono a vincere, l’eroe a trionfare; nella vita no. Tuttavia, malgrado tutto, c’è un luogo dove l’onestà continua ad avere la meglio sull’ingiustizia: sono i libri.
In un Poscritto datato 1992, contenuto nell’antologia Cento Sicilie, Gesualdo Bufalino scriveva:
“Oggi, dopo mille stragi, dopo Falcone e Borsellino, ogni spazio parrebbe chiudersi, non dico all’idillio, ma alla fiducia più esangue. E tuttavia…finché in una biblioteca mani febbrili sfoglieranno un libro per impararvi a credere in una Sicilia, in un’Italia, in un mondo più umani, varrà la pena di combattere ancora, di sperare ancora.”
Chiuso per lutto è una poesia incastonata come una gemma all’interno delle pagine del Guerrin meschino, ciò che dà un senso all’intera narrazione perennemente in bilico tra fiaba e realtà. Il vecchio cantastorie interrompe il racconto delle gesta del suo paladino Guerrino per raccontare gli eroi veri del presente, che non vincono sul Male ma spesso ne vengono sconfitti, nonostante il loro coraggio e la loro lealtà. Degno di nota è il ritratto che Bufalino fa della sua Sicilia: la terra del Sole diventa un regno dell’ombra, insanguinato di sangue marcio, un cimitero di sudari e cadaveri. In questo ritratto oscuro della Sicilia l’autore condensa la morte di Falcone e Borsellino, la metafora nuda dell’ingiustizia è racchiusa nell’“isola iena” che sbrana e dilania, una belva corrotta e tremenda che odora di morte e si sfama delle carcasse.
Dopo questa riflessione il puparo - dietro il quale si nasconde l’autore, narratore per eccellenza - torna al presente, lo guarda in faccia a muso duro ma non osa pronunciare i nomi dei “poveri cadaveri eroi”, restano innominati racchiusi nella perifrasi violenta che già di loro ci dice tutto ciò che è necessario dire: il coraggio e l’amore, la pietà e l’orrore. Li rievoca tramite l’immagine che li ritrae insieme, ormai divenuta simbolo: Falcone e Borsellino con una sigaretta in mano e il telefono nell’altra mentre si sorridono e parlano complici, amici, forse sussurrandosi un consiglio.
Gesualdo Bufalino chiude la sua commemorazione poetica con una considerazione lapidaria: nessuno, ora, potrà riportarli in vita. La morte è senza ritorno, sono inchiodati alle pietre del loro sepolcro. Proprio quando tutto sembra perduto risorge una speranza: è data dalla mano di un bambino.
Quella mano sfoglierà le pagine di un libro e poi sarà alta, levata, tra i banchi di scuola: chiederà, interrogherà, domanderà “perché”, “perché sono morti”, “perché li hanno uccisi”. Quei bambini dai volti rosei e puliti ascolteranno le parole di “un esercito di maestre elementari”, e sapranno riconoscere cos’è la giustizia e quali sono gli uomini onesti, i veri paladini di questo nostro mondo di rose e di spine.
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Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: “Chiuso per lutto”: la poesia di Gesualdo Bufalino per Falcone e Borsellino
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