Ci rivediamo lassù
- Autore: Pierre Lemaitre
- Genere: Romanzi e saggi storici
- Categoria: Narrativa Straniera
- Casa editrice: Mondadori
- Anno di pubblicazione: 2014
“Ci rivediamo lassù” di Pierre Lemaitre (Mondadori, 2014) ricostruisce le vicende del dopoguerra sulla base di documenti storici, concentrandosi soprattutto dall’armistizio nel novembre del 1918 allo scandalo delle esumazioni militari nel marzo del 1920.
Due reduci della Grande Guerra, Albert Maillard e Edouard Péricourt, si ritrovano in una Parigi devastata che sta cercando di ricostruire la sua normalità. I due commilitoni, traumatizzati dall’esperienza delle trincee e senza più un ruolo nella società borghese francese, decidono di vendicarsi e organizzano una mega truffa che usa i caduti per la patria. Albert, figlio unico, si arruola per “dovere patriottico” lasciando la bellissima fidanzata Cécile e un impiego sicuro in banca; Eduard, artista omosessuale, si ribella alle convenzioni sociali e parte per la guerra. I due ritornano dal conflitto mondiale segnati profondamente: Albert ha rischiato di morire sepolto vivo dai detriti di uno scoppio viene salvato da Edouard che nel fare questo subisce l’esplosione in faccia di un obice che lo sfigura per sempre. Alla loro vicenda si aggiunge quella dello spietato tenente D’Aulnay-Pradelle, figlio di una nobile famiglia decaduta, che durante la guerra uccide due suoi soldati per un tornaconto personale e una volta ritornato a Parigi, specula sulle necropoli militari.
Pierre Lemaitre nella sua storia è realisticamente drammatico, non racconta mai di eroismi, ma di ospedali da campo maleodoranti, massacri quotidiani di giovani soldati, carneficine ingiustificate, della vita durissima nelle trincee e una volta finita la guerra di vite di reduci sfigurati e abbandonati da tutti. La guerra per l’autore è “un tentativo di omicidio esteso a un Continente” che ha spazzato via una generazione e chi è sopravvissuto al conflitto invece d’essere ringraziato, è stato dimenticato. Lemaitre narra la truffa dei due reduci con una dimensione comica tragica allo stesso tempo: nell’ideare la frode, Albert e Edouard scrivono a tutti i sindaci delle cittadine vicino a Parigi, inviando loro un campionario di monumenti funebri ai caduti, da scegliere e pagare anticipatamente; una volta ricevuti i soldi si dileguano con essi, prendendo così in giro gli amministratori pubblici ma anche l’artificioso culto della memoria di eroi morti per amore della patria.
Diviso in tre parti per un totale di quarantadue capitoli e 291 pagine, “Ci rivediamo lassù” (il titolo è stato ripreso da una lettera che Jean Blanchard, un militare ingiustamente fucilato nel 1914, scrisse a sua moglie prima di morire) è stato giustamente definito
“un grande e affascinante affresco che ha come sfondo la prima Guerra mondiale e gli anni immediatamente successivi del dopoguerra”
raccontato con grande intensità e da una prospettiva di memoria storica inusuale.
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Indiscutibilmente bello questo romanzo di Pierre Lemaitre, dal sapore "classico" e che troppo bene "ripesca" nei grandi autori del passato, Honoré de Balzac, Victor Hugo, addirittura Omero!!! (che l’autore ringrazia a fine romanzo per averne tratto ispirazione).
Durante una delle ultime imprese della Grande Guerra, la conquista di Quota 113, si intrecciano i destini di due soldati, il goffo e pauroso Albert, sempre inadeguato e vittima di soprusi, e il leggiadro, incantatore e benestante Édouard! A quest’ultimo, ritenuto sempre fortunato, la guerra sembra regalare una opposta risposta, e presto il sodalizio dei due li spingerà a cercare una loro rivincita, inventandosi una truffa milionaria!
Non puó non catturare questa violenta e crudele descrizione della fine della Grande Guerra, ove i potenti erano più impegnati a glorificare e celebrare i morti, che a ridare un futuro ai sopravvissuti!
Come nei grandi romanzi classici tutta l’azione e la scena è in mano a quattro, cinque personaggi, ma cosi ben definiti e tracciati da tenere le file della trama per oltre 400 pagine!
Le stesse risposte del destino, spesso ironiche e beffarde, lasciano un sapore amaro nella bocca del lettore, che altresí non puó che rimanerne coinvolto e ammaliato!
"..se c’è modo di restare grandi nella rovina, la mancanza conduce invece alla piccineria, alla meschinità, si diviene infimi, tirchi; la mancanza svilisce perché di fronte a essa non si può rimanere integri, mantenere la fierezza, la dignità."