Abbiamo il piacere di ospitare Nicoletta Stecconi, che alcuni di voi già conoscono perché redattrice di recensioni di libri su Sololibri.net. A maggio 2012 è stato pubblicato il suo primo romanzo, dal titolo ‘Ragnatele invisibili’.
Nicoletta, il tuo libro, da poco in libreria, sarà presentato anche al Salone del Libro di Torino 2012...
Il libro è edito da Edizioni Leucotea, un giovane ed intraprendente editore di Sanremo che con il suo esordio nell’anno in corso è riuscito nell’ambizioso progetto di portare al Salone Internazionale del Libro di Torino ben 8 autori con le loro pubblicazioni. Domenica 13 maggio alle ore 11,00 ci sarà la presentazione del mio libro, insieme ad altri 3 interessanti e piacevoli libri pubblicati dallo stesso editore, presso la Sala Incontri, Padiglione 3 dello Spazio Incubatore. Chissà che qualcuno di voi, passando di là, non abbia voglia di soffermarsi per magari conoscerci di persona.
Come è nata l’idea di scrivere un romanzo?
Ho iniziato a scrivere così senza un motivo preciso, all’alba dei miei quarant’anni, nella necessità di sperimentare un po’ di disordine in una vita esteriormente tranquilla. O forse sì, un motivo c’era... avevo bisogno di tirare fuori qualcosa che mi abitava già. Talvolta il disordine o il troppo ordine sono fonte di ispirazione.
Oggigiorno è anche facile, a dir la verità. Spesso penso agli scrittori del passato con i loro fogli bianchi, la penna e il calamaio… immaginate quanto tempo e quanta pazienza nello scrivere dovevano aver avuto costoro?
Oggi è più semplice, si accende un computer e chi, come me, ha dimestichezza con la tastiera riesce a mettere nero su bianco il fiume dei propri pensieri... ecco mi viene in mente qualcosa che somiglia allo straripamento dei fiumi, un flusso incontrollabile che ha bisogno di prendere forma nelle parole.
Questo per me è il significato della scrittura ed è così che è nato il mio romanzo. Qualcosa che si ha la necessità di raccontare, innanzitutto a se stessi, poi certo se si riesce nell’ardua impresa di condividerlo con gli altri, allora si è giunti al top... ma per questo occorre un buon editore. Io sono stata molto fortunata ad incontrare Leucotea.
Come hai ideato la trama del romanzo?
La storia del mio romanzo è nata così: mi sono seduta al computer e ho iniziato a scrivere, senza premeditazione. Non ho mai sentito la necessità di tracciare le caratteristiche dei miei personaggi o farmi una scaletta degli eventi. Questi venivano così come se ce li avessi già scritti nel tessuto genetico della mia persona, e man mano che li buttavo giù davano la base per quello che doveva accadere successivamente, a quello che sarebbe stato. Certo in questi anni ho più volte ripreso la bozza e tentato di migliorarla. Molto utili mi sono stati i consigli e le critiche di amici e parenti che lo hanno voluto leggere, e che in questa occasione ho il piacere di ringraziare. Anche le stesse case editrici contattate nel frattempo, motivando le ragioni della non pubblicazione, mi hanno fornito validi spunti per lavorarci su.
La storia è autobiografica?
No, non direi, almeno non nel senso letterario della parola, ma sicuramente sì se vogliamo inquadrarla in un aspetto più ampio. Insomma scrivere è un po’ come fare teatro. Chi di voi ha frequentato un laboratorio teatrale sa che un buon maestro insegna, agli aspiranti teatranti, a ricontattare interiormente determinate sensazioni, emozioni, modalità dell’essere o esperienze che necessariamente ci appartengono, così da rappresentarli nei vari personaggi da interpretare in modo realistico e non artificioso. L’uomo, e ancor più la donna se mi permettete la battuta, cela in sé così tante sfaccettature differenti - tutte meravigliose, anche quelle più oscure - che vale la pena di sperimentare in qualche modo. Lo scrittore, così come l’attore di teatro, ha pertanto questa opportunità in più: la possibilità di essere persone diverse, di vivere più vite e all’interno di queste diverse esistenze di immaginare più risvolti… e vi pare poco?
Parlaci dei personaggi del libro...
Nel mio libro Francisca, la protagonista principale, che si racconta in prima persona e spesso parlando al presente, sicuramente non rappresenta l’aspetto biografico più preponderante, mentre un altro personaggio che per importanza io ritengo essere quello principale, ossia il vecchio scrittore, rispecchia la necessità, che mi appartiene profondamente, di trovare un senso agli eventi della vita. Non è un caso che sarà proprio quest’ultimo, nel romanzo, a risolvere il conflitto esistenziale della protagonista. È lui, infatti, a rappresentare la chiusura del cerchio. Il vecchio scrittore, più di tutti, mi appartiene perché mi ha dato l’opportunità di approfondire la conoscenza di me stessa.
‘Ragnatele invisibili’ (che io amo definire anche Romanzo d’amore e d’odio) è la storia di alcuni personaggi che vivono all’interno di esistenze che hanno radici nel passato, come tutti almeno dovremmo, e che immancabilmente nell’esercizio di vivere si scontrano con le gioie, i dolori e le inquietudini che questo comporta.
Perché hai scelto questo titolo?
Le Ragnatele invisibili rappresentano il vero protagonista della storia. Quei fili sottili che legano le esistenze umane, anche quelle più lontane per cronologia o esperienze, ma che in qualche modo si intrecciano per svelare il senso profondo di quella meravigliosa ed ostica cosa astratta che possiamo definire la vita.
Sperando di aver incuriosito piacevolmente chi mi legge, non mi rimane che augurarvi buona lettura.
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Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: Come nasce un romanzo? Nicoletta Stecconi ci presenta ‘Ragnatele invisibili’
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