Come sigillo sul tuo cuore di Arne Dahl

Agente Kerstin Holm e colleghi: oggi è un buon giorno per morire a Stoccolma

La polizia svedese irrompe in un appartamento: un clandestino viene ucciso, ma qualcosa non quadra secondo il Gruppo speciale europeo.
Gli agenti hanno violato molte regole nell’irruzione, ma l’immigrato clandestino sta scappando verso il tetto e trova la porta chiusa, anche se la tenevano sempre aperta, per assicurarsi una via di fuga. A quel punto, tirato fuori un dischetto dalla tasca, lo fa notare e lo lancia debolmente al poliziotto con i baffi, l’unico che lo ha seguito, e quello, con un sorriso dolente, gli spara. Un colpo solo di pistola al cuore.
Mentre Kerstin corre in città, alle sette di mattina, il cielo di Stoccolma è limpido e freddo.

Distratto ma benevolo, benevolo ma distratto, il tipico cielo svedese

scrive Arne Dahl, al secolo Jan Arland, grande firma del giallo e autore di “Come sigillo sul tuo cuore” (novità Marsilio 2014, 362 pagine, 18 euro) quinto episodio della serie OpCop.

Kerstin Holm, vicina ai quaranta, in buona forma fisica, è nella Polizia di Stato, ispettore anticrimine presso il Gruppo A, unità speciale per i reati internazionali. Con il collega Paul Hjelm riceve dai superiori l’incarico di indagare sull’episodio che ha condotto alla morte un extracomunitario, un profugo sudafricano, ucciso da un agente rientrato in servizio dopo una lunga sospensione disciplinare per alcolismo. Il nome del poliziotto svelto con le armi? Dag Lundmark. Proprio Dagge, col quale ha avuto una relazione intensa, dolorosa, finita. Niente figli, niente legami, tutto d’un tratto erano usciti uno dalla vita dell’altra. Una rottura totale.
Dag, cinquant’anni, capelli ingrigiti, la figura appesantita dalle bottiglie, sostiene d’essere stato minacciato dall’uomo di colore in fuga. Gli avrebbe puntato contro una pistola, un modello molto diffuso, che anche Lundmark ha posseduto, almeno in passato, secondo il registro delle licenze d’arma da fuoco. Sempre il poliziotto dichiara di avere avvertito sibilare due pallottole sopra le spalle, salendo la scala antincendio e ha risposto per rendere inoffensivo l’aggressore. Da qui a colpirlo dritto al cuore!
Qualcosa non quadra, pensano Arto Sodersted e Viggo Norlander, sempre del Gruppo A. Così l’inchiesta si ritorce all’interno stesso della polizia. Dag è sprezzante nell’interrogatorio, che risulta molto imbarazzante per Kerstin, non per lui, apparentemente indifferente. Come ha fatto un uomo in sovrappeso a raggiungere un fuggitivo più agile, sia pure bloccato, senza via d’uscita? Sulla scala disagevole avrebbe dovuto essere in difficoltà l’agente, non il giovane sudafricano. E quella pistola già puntata verso il basso, in uno spazio stretto, verso un bersaglio ampio... possibile sbagliare un colpo, molto meno due.
Intanto, lo scassinatore Bjorn Hagman si imbatte in un cadavere decomposto in un appartamento e da buon cittadino scandinavo, sia pure dedito ad attività illegali, avverte la polizia e conduce una squadra sul posto.
Il commissario Jan-Olov Hultin a 64 anni va in pensione e pensa alla successione alla testa del Gruppo A. Su chi cadrà la scelta? In buona posizione ci sono Kerstin, flessibile e intelligente, ma con qualche questione non elaborata e Hjelm, efficiente, forse più perspicace, ma di recente un po’ stagnante. Sara Svenhagen non ha l’età e il capo non sa che è incinta di Jorge Chavez, preparato, giovane, ottime conoscenze informatiche. Norlander non va affatto, invece, è bloccato, svogliato, non ha obiettivi. Poi c’è Arto, grande acume deduttivo, destrezza giuridica, anche una buona dose di astuzia. E Gunnar Nyberg, uno all’antica, determinazione, cocciutaggine, capacità di azione. A chi passare il testimone?
Delitti e sospetti si moltiplicano, poi il cerchio si stringe. Sono tempi duri per la brava Kerstin Holm. Peccato, non sarà facile per lei ma del resto niente è stato semplice nella sua vita. I lettori capiranno.