Come stare soli
- Autore: Jonathan Franzen
- Categoria: Saggistica
- Casa editrice: Einaudi
- Anno di pubblicazione: 2003
Un lucido, graffiante e a tratti “intimo” Franzen ci propone una serie di saggi, scritti in diversi momenti, che coprono temi di vario genere ma che hanno l’obiettivo comune, come lui stesso dice, di
preservare l’individualità in mezzo a tutto l’odierno frastuono
e che riescono, allo stesso tempo, a darci un’idea di quello che succede oltreoceano.
Come detto, i temi toccati sono diversi: si va dall’Alzheimer ne Il cervello di mio padre alla privacy ne L’alcova imperiale, dalla crisi del romanzo in Perché scrivere romanzi alla situazione delle carceri in Unità di controllo. E così abbiamo:
- un Franzen intimo che ci mette a conoscenza della sua vita privata descrivendo ad esempio le difficoltà e il dramma familiare che ci possono essere dietro una malattia quale quella che colpisce il cervello, oppure accompagnandoci per una giornata al paese di origine, Saint-Louis, che probabilmente ha lasciato situazioni non risolte;
- un Franzen che denuncia le storture di un sistema, dal servizio postale statale al collasso e mal gestito al sistema carcerario che, nel suo tentativo di auto-alimentarsi, perde di vista la sua funzione che dovrebbe essere quella del recupero, alle industrie di tabacco e il falso moralismo. Passando per la questione, tanto gettonata adesso, della privacy, ossia questa strana intrusione nello spazio privato. Ma se tanto, e forse troppo, si sta facendo nella difesa dello spazio privato, quanto si sta operando per la difesa del proprio “spazio pubblico”? Chi impedirà che il privato entri prepotentemente nel pubblico, ad esempio attraverso la tv o semplicemente per strada quando qualcuno urla al cellulare? Chi eviterà che il proprio “spazio pubblico” sia invaso e limitato da quello privato?
E poi ancora il romanzo, la sua storia, la sua crisi, lo scrittore, il lettore e il rapporto esclusivo che esiste tra questi ultimi due e che chiede onestà l’uno nei confronti dell’altro. Un tema che ricorre in queste letture e che evidenzia la necessità sia da parte del lettore che da parte dello scrittore di stare da soli, ma non nel senso di isolamento, quanto in quello di cui sopra, cioè di recuperare quella individualità che in questo mondo rischia di andare persa, difendendola da una scoraggiante società globale del consumismo, dell’imitazione, della vacuità.
Come stare soli. Lo scrittore, il lettore e la cultura di massa
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