Come una bestia
- Autore: Joy Sorman
- Casa editrice: Nottetempo
- Anno di pubblicazione: 2014
Mamma mia, ragazzi, ho appena letto un romanzo maestoso, bello e sconcertante come il piano sequenza di una leonessa che insegue e uccide una gazzella. Un romanzo che ammalia, turba, induce a pensieri buoni e cattivi, di sicuro toglie il sonno, la fame e la sete pure, ti inchioda alla pagina e lo fa sulla scorta di una trama filiforme soltanto in apparenza: in realtà è una trama che non scherza, comprende l’ABC dell’ontologia, il senso ultimo della vita e della morte delle specie, umane e animali. Si intitola “Come una bestia”, lo firma la bravissima Joy Sorman (in Italia esce per Nottetempo a febbraio 2014 nella traduzione dal francese di Cinzia Poli) e tratteggia a passo sostenuto la parabola iniziatica (all’officio della carne) di un apprendista macellaio che vuole diventare il più bravo macellaio del mondo. Un macellaio “votato” alla macellazione (per lui una sorta di noble art), a dispetto delle mani affusolate e dell’empatia che “sente” per le bestie destinate al macello. In questa accezione, Pim è il primo e ultimo uomo-cacciatore della Terra: un teoreta della sarcofagia, un boia filosofo dal cuore tenero, un esteta del disosso, l’innamorato che immagina di penetrare il corpo squartato di una mucca, un monomaniaco del trancio, della carne a brandelli.
Sono più di trent’anni che non sfioro una bistecca e leggere questo romanzo mi ha rafforzato nelle mie convinzioni, però attenzione che “Come una bestia” è tutt’altro che un pamphlet a tesi animalista, ho come l’impressione - anzi - che sostenga, in fondo in fondo, un ritorno allo stato di natura, dove bestie e cacciatori si fronteggino alla pari, vis à vis. In altre parole, un romanzo che ciascuno, sui fronti opposti del vegetarianismo e del “carnivorismo” (il neologismo è tutto mio), potrà tirare dalla parte che crede e che più gli conviene. Ciò che risulta innegabile è il suo peso specifico letterario, il suo taglio impietoso, splatter, sanguigno, crudelissimo che accompagna per intero l’apprendistato alla professione di Pim: una discesa all’inferno della macellazione industriale dove niente è risparmiato al lettore del “passaggio di stato” da essere vivente a trancio da macelleria. La reiterata via crucis della macellazione ci viene rivelata infatti senza edulcorante alcuno, riga per riga, dettaglio per dettaglio, con un’angolatura verista, giocoforza splatter, unitamente a incisi di antropologia spicciola e/o psicopatologia del quotidiano carnivoro.
“Il modo più semplice di identificare l’altro con se stesso, è sempre quello di mangiarlo”
provocava Lèvi Strauss e, forse, Joy Sorman con lui. Aldilà delle possibili analisi di parte resta il fatto che “Come una bestia” si impone all’attenzione come un romanzo originalissimo e autentico, poetico come una storia d’amore e provocatorio come un ceffone in pieno viso. Un romanzo “morale” che si legge volentieri e non si dimentica facilmente. In Francia sta scompaginando le classifiche di vendita, fossi in voi non me lo lascerei scappare per nessun motivo.
Come una bestia
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