Concerto per archi e canguro
- Autore: Jonathan Lethem
- Genere: Fantascienza
- Categoria: Narrativa Straniera
- Casa editrice: Bompiani
- Anno di pubblicazione: 2013
Era il 1994 quando Jonatham Lethem esordì come autore regalando al mondo della narrativa l’inclassificabile capolavoro Gun with Occasional Music (Pistola, con musica di circostanza), uscito in Italia presso Tropea e riedito nel 2013 per Bompiani col titolo di Concerto per archi e canguro, e la traduzione di Gianni Pannofino.
La dieta letteraria dell’autore, a base di Philip Dick, Hammett, Chandler e una quantità incalcolabile di fumetti appare in evidenza in ogni battuta, nella complessa e apparentemente ridicola costruzione della trama e nell’ambientazione che fa da sfondo (e forse da protagonista) alla vicenda.
Siamo nel futuro, in un anno imprecisato nel quale la tecnologia evolutiva del dottor Twostrand ha permesso la creazione di animali antropomorfi (la pecora Dulcie, lo scimpanzé investigatore e il canguro gangster Joey Castle, solo per citarne alcuni) che hanno dovuto trovare la propria nicchia esistenziale nello spazio oscuro della società, svolgendo i lavori che nessun uomo si degna più di fare, degradandosi affinché l’uomo si senta tutelato. E la medesima tecnologia evolutiva ha trovato una seconda e, se possibile, ancora più abietta forma di applicazione: le “testoline” (nell’originale “babyheads”) ovvero poppanti dalle capacità intellettive super sviluppate (e dalle scatole craniche giganti) portati a questo stato di ipercrescita dal desiderio collettivo di sbarazzarsi della fase più problematica e noiosa dello sviluppo di un bambino, quella infantile, appunto.
I bimbi in questione si ritrovano nei “Testoline Bar”, locali esclusivi dove si stordiscono sotto l’effetto dei narcotici più disparati, ormai consapevoli che nessuno stimolo possa più essere tale per un cervello super evoluto come il loro.
Ma l’elemento più potente del mondo di Concerto per archi e canguro è senza dubbio la regolazione etico-giudiziaria dell’umanità in termini di karma.
Tutti, dal pesce piccolo che la polizia locale vuole incastrare all’influente medico impelagato in un groviglio di illeciti, hanno un punteggio di karma, registrato su quella che dovrebbe essere una tesserina magnetica in stile codice fiscale o tesserino sanitario. Attività socialmente non gradite – che oscillano dal non collaborare con la polizia, commettere un omicidio o semplicemente fare il nome del boss della malavita locale nel momento sbagliato – provocano la perdita di punti karma, opportunamente sottratti dai poliziotti attraverso una pistoletta che viene puntata sul tesserino. Raggiungere lo 0 significa venir presi e confinati in cubi criogenici, sepolti in uno stato di animazione sospesa fin quando il debito venga saldato.
La trama lancia il cinico e squattrinato Conrad Metcalf, investigatore privato con una cronica penuria di casi cui lavorare, tra i piedi del povero diavolo di turno, Orton Angwine, incastrato dalla polizia per un omicidio che non può aver evidentemente commesso. Ed eccolo quindi invischiato in una serie di torbidi, tra mogli infedeli (Celeste Stanhunt), poliziotti sul piede di guerra al primo segnale della presenza di un investigatore privato, gangster intoccabili e quasi innominabili (Danny Phoneblum) e altri poveri diavoli che, nel tentativo di fare luce sull’accaduto ci hanno rimesso la carriera o qualcosa di più.
Il giallo è calibrato al milligrammo, gli indizi risolutivi sono posti nel luogo dove l’occhio del lettore passerà inevitabilmente senza notarli e i personaggi, soprattutto i più deliranti, rivelano un’umanità commovente o in alcuni casi spaventosa.
Lethem usa la fantascienza come l’aveva adoperata Dick una ventina d’anni prima di lui: uno strumento trasparente che rivela lo squallore della società. I punti karma sono la metafora della spiritualità moderna, che non riesce a emanciparsi, per l’uomo occidentale, dai meccanismi di profitto di utili e passivi; gli animali evoluti sono le minoranze etniche di ogni latitudine, chiamate a integrarsi nella società al prezzo della loro dignità, e che proprio nell’abisso della degradazione in cui sono confinati restano gli ultimi rappresentanti di un’umanità che cammina diritta in mezzo a un mondo che gira al contrario.
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