Confessioni di una sociopatica
- Autore: M.E. Thomas
- Genere: Storie vere
- Casa editrice: Marsilio
- Anno di pubblicazione: 2013
Ho conosciuto questo libro scrivendo l’articolo sulle uscite editoriali di Marsilio a ottobre 2013. Mi hanno catturato titolo e copertina, dove campeggia una maschera, un volto senza sguardo.
Una scelta interessante se pensiamo che quando conosciamo qualcuno il primo contatto è visivo, è proprio uno sguardo.
In questo "Viaggio nella mente di una manipolatrice", M.E.Thomas, pseudonimo di una donna che vuole mantenere l’anonimato, sociopatica diagnosticata, avvocatessa e docente di diritto, che dona anche il 10% del suo reddito in beneficenza e insegna a scuola di domenica, vuole farsi conoscere tramite le sue parole, i suoi ricordi, i suoi pensieri. E ci riesce. Anche se la storia è raccontata attraverso un filtro,
"il filtro attraverso cui io vedo il mondo, fatto di magalomania, idee fisse e di una totale mancanza di comprensione nei confronti degli altri".
Da un estratto del suo profilo psicologico emergono le seguenti caratteristiche: mancanza di empatia, approccio calcolatore e anaffettivo alle relazioni sociali e interpersonali, relativa incapacità di provare emozioni negative, tratti antisociali e psicotici (in particolar modo egocentrismo e ricerca di sensazioni forti), dominazione interpersonale, tendenza all’aggressione verbale e un’eccessiva considerazione di sé.
Chi è dunque M.E. Thomas?
"Sono una persona libera dalle emozioni più irrazionali e incontrollabili. Sono furba e calcolatrice. Sono intelligente, sicura di me e molto affascinante; ma faccio anche del mio meglio per reagire in maniera appropriata ai confusi segnali emotivi che mi vengono lanciati dalle altre persone. Psicopatia e sociopatia sono due termini storicamente legati, e oggi vengono generalmente usati in maniera intercambiabile, anche se alcuni esperti distinguono i due concetti sulla base di fattori genetici o comportamenti aggressivi. Ho scelto di definire me stessa sociopatica solo per via della connotazione negativa che il termine psicopatico o psicotico ha ormai assunto nella nostra cultura. Posso avere un disturbo, ma non sono pazza".
M.E. Thomas ha sempre condotto una vita in cui l’obiettivo è stato stravincere, non facendo ciò che si voleva, ma ciò da cui si traeva vantaggio, ignorando i bisogni o le richieste altrui. Questa donna ha scelto una vita di furbizia e falsità, un’esistenza pervasa dalla sua natura aggressiva e dalla totale mancanza di emozioni, in cui il potere più grande da conquistare è stato quello acquisito su se stessa.
Il concetto di moralità è rimasto un contenitore vuoto (anche se i sociopatici possono agire moralmente per perseguire i propri interessi), così come il bene e il male delle conoscenze meramente teoriche. Il suo essere è fatto di: Volontà, Necessità e Azione.
Tuttavia, essere sociopatici non significa essere del tutto immuni dalla tristezza, che la nostra protagonista prova quando è colta dal rimorso. Un altro motivo di disagio è rappresentato dalle situazioni ad alto tasso di emotività (esempio veder piangere qualcuno durante un litigio).
"Mi domando spesso come sarebbe la mia vita se riuscissi anch’io a sentire (e intendo sentire a livello emotivo, nel profondo) cosa è giusto e cosa è sbagliato, se avessi una bussola interna che mi dirigesse sempre verso il ’nord morale’. Mi domando come sarebbe la mia vita se anch’io sentissi convinzioni, certezze, fede in qualcosa, come, a quanto pare, succede alla maggior parte delle persone".
Leggendo queste pagine non può che venirci una riflessione obbligata: ma cos’è la normalità? Chi ha deciso chi/cosa è normale e chi no? Chi ha disegnato questo confine? Spesso è proprio questo il problema nel relazionarsi agli altri.
Anche perché, come scrive la Thomas, il giudizio morale di persone teoricamente "normali" non consente loro, comunque, di compiere azioni abiette?
"Pur essendo religiosa, per onestà intellettuale devo ammetterlo: l’isteria di massa prodotta dalla religione su uomini in apparenza sani di mente ha portato, storicamente, a più crimini, carneficine e danni materiali nel mondo di quanto abbiano mai fatto i sociopatici (...) E’ questa, in fondo, l’ipotesi avanzata da Hannah Arendt ne "La banalità del male", secondo cui gli orrori della prima metà del Novecento non furono opera di sociopatici come me, ma di persone assolutamente normali che si fecero trascinare proprio dal punto di vista emotivo".
La Thomas è anche una persona molto consapevole:
"Ho sempre saputo che il mio cuore era diverso da quello della maggior parte delle persone: più oscuro, più folle. Forse è per questo che tanto spesso sono stata tentata di spezzare il cuore degli altri".
Nonché lucida e mentalmente aperta:
"Posso dirvi quello che so, e cioè che non esiste un sistema morale o una condanna etica che non si possa facilmente contraddire, e ciò attraverso ragionamenti che forse non risulterebbero immediatamente ovvi a chi non ha mai provato a mettere in discussione i principi morali attraverso cui giudica il mondo".
Ho scelto di raccontarvi questo libro usando molti estratti per dare modo anche a voi di entrare nella mente di questa manipolatrice, che si nasconde
"perché la società mi ha reso impossibile fare altrimenti"
E’ una donna che riesce a far trasparire in queste pagine, nonostante tutto, una sorta di fragilità. Una donna che, in verità, non vede l’ora di togliersi la maschera,
"ma non finché non sarò riuscita a cambiare il mondo, e a renderlo, anche per me, un posto un po’ più sicuro".
M.E. Thomas è una persona come tante, capace di "parole buone" (ringrazia i bambini che le "ricordano di non perdere mai la voglia e la capacità di aprirmi al mondo"), che ha scelto, "semplicemente", di pensare che:
"io e voi occupiamo due posti diversi nell’ampio spettro dei colori dell’umanità".
Confessioni di una sociopatica. Viaggio nella mente di una manipolatrice
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Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: Confessioni di una sociopatica
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L’Auto-analisi della scrittrice, la presa di coscienza della patologia, l’avvio di un blog dove convergere aspetti di una personalità carente di stati delusivi, di assenza di preoccupazione come di rimorso o vergogna, di povertà di giudizio e generalmente lontana da forme di reazioni affettive, unita ad un rapporto promiscuo con la sessualità e l’inquietante quanto dannosa tendenza alla fantasticheria e alla menzogna, fanno di questo "outing" collettivo un interessante quadro definito di una psicosi dannosa soprattutto per la vita di chi incontra soggetti affetti da alterazioni sociopatiche. Una lettura che aiuta a riconoscere e dove sia possibile a girare alla larga da queste persone...
Flavio Fanicchia