Configurazioni dell’ultima riva
- Autore: Michel Houellebecq
- Categoria: Poesia
- Casa editrice: Bompiani
- Anno di pubblicazione: 2015
Se nella poetica di Michel Houellebecq la possibilità di un’isola è la possibilità di una calma momentanea, di un approdo precario da cui guardare al mondo e alla vita, la possibilità di un amore di cui si ambisce la durata eterna e di cui si assapora già l’inevitabile sfiorire, Configurazioni dell’ultima riva (Bompiani, 2015) va inteso come un nostos.
Un ritorno alla scrittura poetica da cui Houellebecq era partito agli albori della propria produzione (con Restare vivi, La ricerca della felicità, Il senso della lotta, Rinascita) e a cui ritorna dopo una lunga stagione romanzesca, consapevole della necessità di oscillare tra poesia e prosa, tra sintesi fulminea e analisi inquieta, per mettere in diversa struttura i temi a lungo praticati.
Anche la scrittura, d’altra parte, è per Michel Houellebecq un’isola, un’attività inutile ma non per questo eludibile con cui è possibile arginare il nulla. Una riva dove prende forma, appunto, si configura, l’assenza, il vuoto nichilistico che riempie il nostro tempo:
"Sparita ogni credenza
Che faceva edificare
Essere e santificare
Abitiamo l’assenza.Poi la vista sparisce
Degli esseri più prossimi"
Tutto è destinato a sprofondare in una distesa grigia, come titola il primo gruppo di componimenti, dove
"Se muore il più puro
La gioia si invalida
Il petto è come svuotato,
E l’occhio conosce bene l’oscuro.
Basta qualche secondo
Per cancellare il mondo"
Cosa resta, allora, alla fine di questo viaggio verso il nulla? Una speranza sospesa, che esita a raggiungere gli uomini, una gioia che, nel mezzo della notte diviene preziosa:
"Esistono amori perfetti, compiuti reciproci e duraturi. Duraturi nella reciprocità. È questo uno stato supremamente invidiabile, non c’è chi non lo senta; tuttavia, paradossalmente, essi non suscitano nessuna gelosia. Non provocano nessun sentimento di esclusione, no. Semplicemente, sono. E di conseguenza, tutto il resto può essere.
Dopo la sua sparizione, non posso più sopportare che gli altri si separino, non posso più sopportare l’idea di separazione"
Dopo la sparizione dell’esperienza amorosa c’è la perdita di sé che, però,
"È anche, secondo modalità diverse, perdere il mondo. Il legame si spezza subito, fin dai primi secondi. Dapprima l’universo è estraneo. Poi, a poco a poco, diventa ostile. Anche lui è sofferenza.
Non c’è altro che sofferenza.E si spera sempre"
In quella speranza frustrata, rimangono invischiati i corpi: un inutile raziocinio che può trovare pace solo nella scrittura, come struttura che dà forma al dolore; i ricordi dell’adolescenza; le fantasmagorie del presente, gli attimi fugaci in cui gli spazi tra due pelli si accorciano; l’ossessione del sesso come ricordo dell’esperienza amorosa che non tornerà:
"Sento contro la mia la tua pelle
Me ne ricordo, me ne ricordo
E vorrei che tutto tornasse,
sarebbe bello"
E, poi, la consapevolezza del decadimento inarrestabile, il vagheggiamento di un buen retiro in altri lidi, dove
"le vacanze invernali saranno preamboli
alla rarefazione di un corpo inopportuno"
Configurazioni dell’ultima riva è, insomma, l’ennesimo viaggio nel tragico, l’ennesimo urlo di orrore di un uomo che aggira nelle macerie del vuoto e che, con la sua scrittura, cerca di dare un senso alla grande condanna dell’esistenza. Animato dalla speranza di un’esperienza totalizzante che conferisce un senso alla lotta, affiora prepotentemente in queste liriche la consapevolezza che la pace che di quella speranza è frutto è solo relativa, che il nulla può concedere solo esigue tregue alla nostra inquietudine.
© Riproduzione riservata SoloLibri.net
Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: Configurazioni dell’ultima riva
Lascia il tuo commento