Congedi
- Autore: Marisa Volpi
- Categoria: Narrativa Italiana
- Casa editrice: Giunti
La passione per la narrativa arrivata all’improvviso, come lei stessa aveva dichiarato, l’aveva fin da piccola portata a scrivere racconti, e negli anni era divenuta la sua attività più importante. Marisa Volpi, scomparsa lo scorso maggio, storica e critica dell’arte, scrittrice, amava coniugare nei suoi racconti più famosi la vita degli artisti con le immagini delle loro opere, alla ricerca di quel sottile legame che in un tocco di colore racchiude la loro vita e la loro cultura. Un compito difficile e valente quello di una studiosa, com’era lei, di analizzare, osservando, l’anima dell’artista, l’uomo e le sue emozioni. Nei suoi romanzi riporta molte delle sue note, dei suoi pensieri scritti su semplici fogli di quaderni, taccuini di un’intera vita trascorsa viaggiando ed esplorando i sentimenti, raccontando la solitudine, l’angoscia, la malinconia, e l’amore di sé e del prossimo, tra tutti il sentimento più misterioso dell’esistenza. Ritratti di donne e uomini che la scrittrice descrive straordinariamente in ogni loro gesto, per poi divenire, con le loro storie di desideri, amori, trionfi e perdite, personaggi singolari e sorprendenti. “Congedi” (Giunti Editore, 1995) è, dopo “Nonamore”, uno dei suoi libri che più ho amato, un’altra sua opera letteraria di raffinata qualità, che ha sempre distinto la sua scrittura. Sei racconti il cui tema centrale è il distacco: la perdita o la fine di un amore, l’odio o lo scontro, la passione o il rimpianto. L’amore nelle sue diverse forme: quando diventa un’ossessione, “nutrita di ogni genere di veleno”, un deliro come quello vissuto da Maddalena, la protagonista del racconto “Effimera”, o l’amore irrealizzabile di Ermanno per Nicola, in “Matrimonio”. Oppure Emilio, uomo solitario che nel racconto “Il narratore” ama evocare, con il suo sorriso e in maniera elegante, gli incontri e le storie della sua vita. Bruno,invece, l’amore lo ha perduto ed è il primo dei protagonisti che incontriamo nel racconto “Alta montagna”. Artista romano, dagli occhi ardenti e “un corpo scattante da maratoneta”, dopo la morte della compagna Giulia trascorre la maggior parte dell’anno nel suo atelier in montagna dove dipinge cornici, legno e finti marmi.
“Qualche mese fa, in montagna, nel vuoto delle giornate, mattine scorciate da sonni pesanti e pomeriggi vissuti con l’occhio della notte imminente, ho incontrato un uomo di cinquant’anni, anche lui reduce da disillusioni, ma più ostile di me al mondo, più amaro nel negare senso a quella fantasia di futuro che aveva animato la giovinezza.”
Gli incontri e le visite saranno ostili, rivela la voce femminile narrante. La sua volontà di vivere è scomparsa insieme alla sua amata Giulia ed ora il suo piacere è solo sottrarsi agli altri. Eppure, gli occhi della donna con la quale avrà una breve relazione, vedono nel suo mutismo il suo passato, “testimoniato dalla sua biblioteca”: scrittori inglesi, francesi, letteratura latina, filosofia e le sue poesie. Nel lutto di un cuore senza luce, chiuso all’amore, quell’incontro passionale gli aprirà uno spiraglio alla vita,
“verso la realtà occultata dalla paura”
“Arrivano giorni che sono una salvezza, giorni, ore preziose, nei quali ci si rende conto di avere fallito e che le vette si innalzano ultrapotenti al di sopra di noi. La tenacia subito pronta a prendere la rincorsa è così lontana, la rabbia e la passione spariscono … sento come gli anni siano passati, e come lentamente a poco a poco, si siano insabbiati“
Una scrittura colta, elegante che indaga nel vissuto e tra le memorie, che rende questi brevi racconti dei piccoli cammei, pagine preziose di una scrittrice profonda, partecipe e testimone del suo tempo.
Congedi
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