Contraddanza di Chiara Simonetti

Alcuni anni fa lessi Controddanza di Chiara Simonetti, edito da Salani nel 2006, perché mi interessavano le vicende di formazione dall’infanzia all’adolescenza e questo libro ne racconta una particolare.

Siamo negli anni Settanta del XX secolo e Lidia è una bambina di dodici anni apparentemente innamorata della danza classica, che pratica dall’età di otto anni, dopo uno spettacolo di cui il padre, appassionato di musica, ha travisato il senso.
La danza è per lei godimento, voluttà, ma anche disciplina e dolore e ciò dovrebbe avvertirla circa la sincerità della sua vocazione, ma lei non si arrende. Contro se stessa continua la sua battaglia nell’educare un corpo che prosegue la sua crescita indifferente ai sogni di gloria della fanciulla.
La direttrice, una donna terribile che scandisce il tempo con il bastone, non la stima, la deride per i suoi piedi lunghi e la sua statura, ma lei prosegue imperterrita godendo nel farsi male.

La narrazione è in prima persona e ciò permette di assistere alle vicende della ragazza come se fossero proprie. Arriva il giorno del debutto nella Aida, in cui avviene un fatto che mostra la verità, ma non dirò di più.

L’insegnamento che se ne può trarre è che bisogna essere sinceri con se stessi e mai farsi soggiogare da un super Io potente.
Mentre racconta la vicenda di Lidia, Simonetti descrive i cupi anni Settanta, le lotte, gli anni di piombo che rendono l’Italia un Paese difficile da vivere. Forse Lidia voleva ordine in un mondo disordinato, ma chi fugge dalla vita trova l’inferno.

Gradevole lettura di un’autrice che si occupa di teatro e di danza e che conosce bene il mondo dello spettacolo. Da leggere per capire i propri desideri.