Contro venti e maree
- Autore: Enrico Letta
- Genere: Politica ed economia
- Categoria: Saggistica
- Casa editrice: il Mulino
- Anno di pubblicazione: 2017
“Idee sull’Europa e sull’Italia” è il sottotitolo del libro-intervista “Contro venti e maree” (Il Mulino, 2017) nel quale Enrico Letta, dialoga con Sébastien Maillard, corrispondente del quotidiano cattolico francese La Croix, sul futuro dell’Europa.
Enrico Letta è stato Presidente del Consiglio dei Ministri della Repubblica Italiana dal 28 aprile 2013 al 22 febbraio 2014. Più volte ministro, parlamentare europeo e nazionale, dalla Camera dei deputati Letta si è dimesso nel 2015 per assumere la carica di Dean della Scuola Affari Internazionali dell’Università SciencesPo di Parigi. È presidente dell’Istituto Jacques Delors.
Nel testo dedicato “Ai miei genitori”, l’autore, sposato con tre figli, una lunga esperienza in politica con ottime qualità da mediatore e da diplomatico, affronta le sfide che attendono noi cittadini europei, all’alba di quei due giorni che con la Brexit e l’elezione di Trump hanno cambiato la nostra storia. Il 25 marzo 2017 ricorrono i sessant’anni della firma dei Trattati di Roma, considerati come uno dei momenti storici più significativi del processo di integrazione europea. Dunque, quale migliore occasione di questa per riflettere, a due voci, sul Vecchio Continente e le sue istituzioni?
Nell’introduzione al volume, diviso in dodici capitoli, Letta, “irriducibile europeo”, scrive che l’Europa ha un grande futuro, non è solo il passato. Inoltre l’Europa è l’unico orizzonte di integrazione e di futuro per il quale battersi. Ma la prospettiva di successo non può essere “questa” Europa. Per cambiarla ci vogliono passione e idee. Quindi ben venga il confronto di queste idee
“soprattutto con chi le vorrà discutere, con chi non sarà d’accordo. Ho imparato che non ho la verità in tasca e che cercarla insieme è il viaggio più affascinante. L’unico che dà vero senso alla vita. Soprattutto se è contro venti e maree”.
L’argomento centrale del libro-intervista è riconducibile alla domanda iniziale posta da Maillard a Letta:
“Come continuare a difendere l’Europa quando il progetto stesso minaccia di crollare?”.
La risposta di Enrico Letta è semplice:
“Lo spirito europeo, cioè il desiderio di superare i limiti di ogni nazione per progredire insieme, il desiderio di cooperare e non solo di farsi concorrenza, è svanito. Fare l’Europa non s’improvvisa. Se non esiste una ferma volontà legata a una visione chiara e condivisa, si va avanti solo per inerzia. Da tempo ormai l’Unione Europea viene percepita come un impero dominato sempre di più dalla Germania di Angela Merkel”.
Non solo,
“la UE sottoposta al vincolo di Bruxelles, viene avvertita dalla maggior parte dell’opinione pubblica come una punizione umiliante e persino ingiusta, da infrangere clamorosamente”.
Nonostante ciò, Letta, “contro venti e maree”, resta “europeo con la consapevolezza di tutto ciò che avvicina culturalmente, storicamente, i nostri popoli”, e “con la convinzione che la nostra unità può essere un valido aiuto per proteggerci e affermarci in un mondo in piena trasformazione”. Dunque è urgente
“rilanciare la leadership italiana in Europa e far tornare il nostro Paese protagonista”
di “un’altra Europa”, unica speranza per battere i nazionalismi.
Enrico Letta, nato a Pisa il 20 agosto 1966, è cresciuto nella Strasburgo degli anni Settanta, dove la famiglia si era trasferita a causa del lavoro del padre Giorgio, matematico specializzato nelle probabilità. Nella città alsaziana, vicina alla frontiera con la Germania, nel 1979 l’adolescente Enrico assistette con emozione alle prime elezioni europee, non immaginando che avrebbe ritrovato l’emiciclo di Strasburgo anni dopo, nel 2004, come deputato europeo. Cresciuto a Strasburgo sognando l’Europa, Letta confessa a Maillard che è stato proprio quel sogno che l’ha spinto in politica,
“andare verso l’Europa ripagava meno nell’immediato, ma apriva tante opportunità negli ambienti politici della gioventù europea”.
L’europarlamentare Letta come presidente dei giovani democratici cristiani europei, ha frequentato ambienti in cui, nel periodo cruciale degli anni Ottanta e Novanta, ha avuto modo di conoscere le due figure che, fuori dall’Italia, hanno cambiato politicamente la sua esistenza: il cancelliere tedesco Helmut Kohl e Jacques Delors, allora Presidente della Commissione europea.
Nel libro Enrico Letta parla non solo di politica, immigrazione, disoccupazione, crescita, investimenti ma anche di Internet e del ruolo dei social media, difendendo Mario Draghi e criticando i referendum, visti come una “scorciatoia pericolosa”. Nelle ultime pagine del saggio Letta si dichiara fiducioso nel fatto che
“una buona politica che proponga il meglio e non l’alternativa al peggio sia possibile. Ci sono tanti giovani che hanno solo voglia che qualcuno dia loro fiducia”.
Ora in Europa manca proprio questo: una buona politica che non è fatta di discorsi freddi, carichi di acronimi, in burocratese stretto, come alternativa al peggio, alla disgregazione, al tracollo.
“È tempo che il pensiero critico si unisca alle passioni in una grande battaglia di idee e di valori. Perché non sosterremo l’Europa per una scelta obbligata, ma pensando ai nostri figli e al loro futuro”.
Contro venti e maree. Idee sull'Europa e sull'Italia. Conversazione con Sébastien Millard
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