Corpo di pane
- Autore: Elisa Ruotolo
- Categoria: Poesia
- Casa editrice: Nottetempo
- Anno di pubblicazione: 2019
Elisa Ruotolo è già presente su Sololibri con recensioni di altri suoi libri, soprattutto di testi narrativi, e con un’intervista. Le si vuole bene. Chi scrive la conosce dai social da anni, dove ci siamo scritti nel 2018 in privato, per poi diventare silenziosissimo e guardingo, guardando il suo profilo di nascosto due volte l’anno, perché lei è come porcellana pregiata, che può rompersi per le volgarità del mondo. In realtà è forte, perché sembra tenere più al suo ruolo di insegnante che a quello di scrittrice.
Forse conosce quella frase che disse Anna Maria Ortese a Pietro Citati, il critico letterario e scrittore, ovvero che “l’immortalità di una scrittrice italiana dura cinque minuti”. Ruotolo, in realtà, è tradotta in francese e anche in inglese, un privilegio inusitato, e forse ora le cose stanno cambiando, se tra i dodici candidati al Premio Strega del 2023 ci sono ben otto scrittrici e quattro scrittori.
Corpo di pane (nottetempo, 2019) è un libro diviso in due parti (“Posologia del dolore” e “Posologia dell’amore”) che sono entrambe medicamenti dell’anima.
Nella prima parte Ruotolo rivendica di essere viva, nata in una precisa data di nascita, che nessuno le può più rubare. E infatti scrive:
Usatelo bene, il vostro dolore / ché non diventi mercanzia / né attiri corvi al pasto della pietà/...
Credo si rivolga anche a chi vuole interpretare le sue parole per forza. Siamo come avvoltoi che si beano dei suoi versi, per poterli interpretare secondo i nostri convincimenti e pregiudizi.
Elisa sembra amare l’attenzione muta dei suoi lettori e meno quella dei recensori che trovano il suo poetare denso, materico e sfuggente. E quasi risponde loro con:
Non lo nego/ ho avuto anch’io una vita / ho avuto la vostra vita / - ma è stata anche diversa.
Parole che sono chiare e cristalline.
Hanno pensato che niente m’avrebbe / atterrata o tagliato le carni / che nessun amore mi avrebbe trovata / o fatta patire / - o partire. Che non avessi sesso / né lo desiderassi a notte fonda /...
E pure qui c’è la rivendicazione di desideri comuni, banali che ce la rendono cara. Non sta tutto il tempo a insegnare, men che meno si nega desideri umanissimi, mentre noi saremmo stati più contenti di salutare la Simone Weil del nuovo millennio. Misticismo e moderazione.
Ma Ruotolo, che sicuramente conosce la Weil perché l’ha letta, per quanto possa apprezzarne il rigore riconosce che era una donna molto diversa da lei, addirittura Weil ebbe il desiderio di lavorare in una fabbrica per capire il concetto di alienazione. Ma se c’è una cosa importante di Corpo di pane è proprio la volontà di farsi conoscere nella sua bellezza e nei suoi limiti. “Questa sono io e mi chiamo Elisa”, per semplificare moltissimo.
Addirittura in Posologia dell’amore ci troviamo a leggere poesie di grandiosa bellezza, di maestosa presa di coscienza di una donna matura, che ha il suo passato da elaborare e un futuro tutto da costruire.
- Esprimi un desiderio. / - Vorrei riuscire nella decreazione / più che nella creazione. / Saper demolire con grazia / ciò che mi sembra d’aver scritto / e vissuto / senza.
In realtà il fatto che ci sia la parola “amore” non cambia di fatto la poetica della scrittrice, che si dimostra solo più cedevole, più centrata, ma il suo tono non cambia, perché scrive in questo modo sia nel dolore che nell’amore.
Vorrei essere pane / e lasciare che tu mi prenda/ come capita / - per avidità / appetito / o abitudine dell’ora. /...
Esce fuori ed è della sua portata una carnalità, una crescita di bisogni che ci lascia senza fiato. Anche le parole hanno un che di avvolgente che ammalia, ma se si leggono tutte le poesie torna un’autrice che ha solo demolito alcune parole che non erano nei suoi sillabari, ma la precisione della parola e l’estremo rigore formale che caratterizzano la scrittrice restano.
Se Corpo di pane è la silloge di Elisa Ruotolo più citata è per una poesia che nel suo profilo social trovate dozzine e dozzine di volte, di cui riporto una parte:
Sbagliavo a trascurare la fretta / chi ama coltiva giardino di virgole / accudisce sillabe e punti di domanda / non è asciutto come il dispaccio / della resa. / Chi ama rileggerà le parole / una ad una prima di congedarle. / L’incuria è già lontananza / ammissione che si è altrove / a sistemare la proprio grammatica.
Una poesia citata anche dagli uomini che leggono poesia - lo so, sembra bizzarro, perché siamo abituati a uomini poeti che scrivono poesie non in latino dal milleduecento. Le donne hanno faticato moltissimo per trovare il coraggio di esporsi in una poesia e lo hanno fatto sempre in modo molto fisico, perdendo la testa, con ossessioni di parole concatenate, o per amori perduti che le mettevano in una condizione di inferiorità, ovvero ora sappiamo scrivere meglio dei nostri "colleghi" maschi, ma non sappiamo più amare, non riusciamo a dare senso a questo amore che richiede sacrificio e rinunce.
La poesia al femminile ha comportato una serie di atti autodistruttivi: suicidio, morte, comportamenti alimentari sbagliati, tutto in nome di un amore che, forse, era di troppo, che toglieva loro il “tempo” per scrivere.
Ruotolo, come tante altre scrittrici di versi, ha trovato varchi aperti, possibilità di esprimersi, senza rimetterci la vita. Le donne che scrivono versi ringraziano quelle arrivate anni prima, secoli prima, trattate come streghe o come pazze da "sanatorio". Emily Dickinson, per esempio, ha rinunciato ad essere moglie e madre, in nome di una nuova libertà, quella di pubblicare le parole che aveva scritto.
E, senza attardarsi troppo, pensate soltanto a quante donne poeta si sono suicidate, in un arco di tempo relativamente breve: Sylvia Plath, Marina Cvetaeva, Antonia Pozzi, Amelia Rosselli, la lista è lunga.
E ancora si nega l’amore fisico alle donne poeta, perché loro devono pensare al piacere dei versi e non al proprio piacere.
Tu devi perdonarmi l’amore / tutto l’amore scomposto / tutta la fantasia che ho impiegato / Tu devi perdonare molto / - anche il miracolo.
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Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: Corpo di pane
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