Cos’è il desiderio? Per René Girard il desiderio è mimetico, è sempre mimetico. Noi imitiamo gli altri anche nel desiderio. Desideriamo ciò che desiderano gli altri. Il desiderio perciò, per questo pensatore, è sociale. Per Freud il desiderio era interno, era una mancanza, un’assenza.
Per Deleuze e Guattari noi siamo macchine desideranti e le macchine desideranti creano macchine sociali e viceversa in una interazione continua tra interno ed esterno, tra soggettività e socialità. Ma la questione è complessa. Deleuze e Guattari sono post-strutturalisti, restano nel vago, non indicano strutture. Deleuze e Guattari sono figli di buona donna del pensiero occidentale e talvolta è difficile seguirli per filo e per segno.
Sappiamo che il desiderio ha dinamiche psichiche, sociali, storiche, biologiche, culturali e sottoculturali. Ma i desideri sono entità imprecisate.
L’autonomia del desiderio
A ogni modo tutti questi studiosi sostengono che bisogna impossessarsi del proprio desiderio, riconoscere il proprio desiderio in quanto tale, farlo proprio a tutti gli effetti. Il problema di fondo però, che non ci permette di conciliarci coi nostri desideri ancora prima di realizzarli, è che noi siamo sempre più eterodiretti. Dobbiamo imparare a essere “autodiretti”.
La cosa non è affatto semplice. Come facciamo ad autodirigere la nostra direzione quando tutto rema contro?
Fin dalla più tenera età siamo eterodiretti e come facciamo poi a trovare l’autonomia? Quante persone sono veramente autonome e libere di desiderare? Come facciamo a capire se questo desiderio è veramente mio oppure me l’hanno propinato? Come trovare la forza di andare “contro”?
Cosa è veramente che ci piace e che desideriamo? I desideri sono veramente nostri e, se lo sono, come fare a sentirli nostri, a sentirli autentici e genuini?
Desiderio e potere
Ho la vaga impressione che il potere stabilisca i confini, i canoni, i gusti del desiderio. Forse è tutto già prescritto. Anche la fantasia sessuale più perversa è inscritta nell’ordine del discorso.
Forse è già tutto previsto dal potere: qualsiasi parafilia, qualsiasi patologia. Sono piccole anomalie previste dal sistema, che risultano innocue per il sistema e perfettamente governabili dal sistema stesso.
Per Karl Kraus le perversioni sono le metafore dell’amore. Il potere ci lascia fare le nostre metafore in amore che sono innocue, per nulla pericolose. Sarebbe più pericoloso per il potere utilizzare il web come mezzo e non come fine, oppure attivare una nuova socializzazione tra le persone.
Le perversioni sono piccoli difetti di fabbricazione. Piccoli errori risibili.
Piccola libertà di desiderare a cui segue una marginale e risibile libertà di agire.
La liberazione del desiderio è un volo goffo di tacchino. E poi il desiderio spesso si fossilizza con la coazione a ripetere.
Desiderio e società: pressione sociale e conformismo
Ci sono i sensi di colpa, la vergogna sociale, la riprovazione degli altri.
Chi cerca di fare ciò che vuole va incontro a questo se non nel breve termine quantomeno a lungo termine. Su tutti e su tutto prevale la pressione sociale della maggioranza, il conformismo.
È il potere a stabilire se ciò che ci piace è accettabile o meno sul piano della nostra coscienza, ancor prima che a livello sociale. Nessuno va lontano liberando solo il suo desiderio.
Certo, il micro-potere di un individuo per dirla alla Foucault viene appagato. Certo il senso di libertà individuale viene appagato momentaneamente realizzando il desiderio.
Forse però l’uomo è riconoscendo i suoi bisogni, i suoi diritti, la sua dignità che va più lontano senza alcuna venatura moralistica, ma realisticamente parlando. Forse è pensando che va più lontano. Aveva ragione Schopenhauer:
L’uomo può fare ciò che vuole, ma non sa volere ciò che vuole.
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Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: Cos’è il desiderio? Un’analisi filosofico-letteraria
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