Quali ricordi rimangono degli atti terroristici che hanno colpito la Francia nel 2015? Tutto ciò che è accaduto in seguito: altro terrore, pandemia, guerra in Ucraina, crisi economica, ci hanno sospinto in un presente sempre più soffocante, in cui l’ultimo dei problemi diventa protagonista assoluto della nostra assuefazione.
Ci restano allora i libri come V 13. Cronaca giudiziaria (Adelphi 2023, trad. di Francesco Bergamasco) di Emmanuel Carrère, vincitore del Premio Strega Europeo 2023, che ci racconta ciò che abbiamo vissuto, precipitandoci in una narrazione in cui sprofondiamo fino a renderci conto e, a volte avviene davvero solo in quel momento, della portata di ciò che veramente abbiamo vissuto.
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In questo volume Emmanuel Carrère ci racconta il processo in cui sono imputati un terrorista sopravvissuto agli attacchi e altri complici implicati indirettamente negli omicidi.
Il 13 novembre 2015 Parigi fu sconvolta da questi assaliti che si svolsero nel Bataclan, allo Stade de France durante l’amichevole Francia-Germania e in alcune vie dove i terroristi spararono a inermi clienti che si trovavano seduti ai tavolini dei bar in una tiepida serata di novembre.
Il racconto è diviso in tre parti: vittime, imputati e corte.
È scritto con lo stile di Carrère in cui la cronaca si confonde nel racconto, creando una narrazione coinvolgente e personale, in cui il lettore assiste ai fatti ma in qualche modo dialoga con lo scrittore.
Tutto del libro mi è piaciuto, ma non avrei voluto leggerlo. Perché mi sono reso conto di ciò che è accaduto nel 2015, soprattutto leggendo i resoconti delle testimonianze di coloro che sono vivi per miracolo o che hanno perso i loro cari mentre passavano una serata tranquilla.
Questo saggio, che di fatto è una raccolta della cronaca giudiziaria del processo, è interessante per lo stile e la struttura semantica, più che per i suoi contenuti. Nella descrizione degli imputati che si susseguono davanti alla corte, ad esempio, troviamo poco; quel poco che determina l’incredibile mancanza di organizzazione per una serie di attentati che hanno ucciso ben 130 persone, se non fosse una ferita che si apre mentre lo leggi.
Una ferita inaspettata, perché pensi che ti immergerai in una storia in cui l’abilità dell’autore ti coinvolgerà e invece ti trovi di fronte alla verità di un male senza spiegazione, di una fragilità della vita senza rimedio e di un dolore dei parenti delle vittime in cui non puoi non immedesimarti. Ne esci distrutto. E questo libro adempie al suo scopo: imprimere per sempre, fino a quando verrà letto, il ricordo di un fatto tragico che ha colpito per la sua efferatezza, ma che poi viene dimenticato per passare a un altro fatto, in una sequela di disgrazie o di informazione scrollate via.
V 13 ha radici profonde, perché quando Carrère descrive il ricordo delle vittime sopravvissute o dei parenti dei morti, le loro esistenze diventano concrete, reali con tutte le implicazioni e la complessità di vite colpite, abbattute, lacerate.
E così accade quando si tratta di vedere nella loro banalità le esistenze degli imputati, trascinati da una serie di immagini, idee, amicizie, casualità verso una spirale distruttiva, dove per superficialità o inganno o complicità autentica sono stati coinvolti nelle stragi.
Non so cosa rimarrà fra cinquant’anni di questo libro, dove saremo, quali altre tragedie dovremo affrontare; ma penso che chi lo rileggerà avrà la stessa mia sensazione, ne uscirà lacerato con una consapevolezza profonda di quello che è accaduto.
Recensione del libro
V13. Cronaca giudiziaria
di Emmanuel Carrère
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Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: Cosa rimane degli attentati del 2015 in Francia? La risposta in “V13” di Emmanuel Carrère
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