Cristianesimo e poesia. Una breve storia
- Autore: Dana Gioia
- Genere: Religioni
- Categoria: Saggistica
- Casa editrice: Graphe.it edizioni
- Anno di pubblicazione: 2024
Lo scrittore americano di sangue italiano e messicano Dana Gioia ha pubblicato un libro dal titolo Cristianesimo e poesia, con prefazione di Marco Statzu (traduzione di Giorgio Podestà, Graphe.it edizioni, 2024).
Dana Gioia ci scrive che la poesia non ha più sufficiente mordente tra inni sacri e preghiere; si porta lo stigma dell’individualismo, ovvero qualcuno ha scritto: una poesia che magnifica la religione.
Lo scrittore, invece, vede la poesia negli Inni sacri, la stessa Bibbia è scritta in versi. Quindi non parliamo di poesia di un autore, ma di molti sapienti che hanno reso sacra la poesia nella Bibbia, anche se ci sono libri sapienziali, tutti in poemi - Proverbi, Giobbe e Qoelet.
Quando questi poemi e altre parti della Bibbia vengono tradotti nel 1611, ai tempi di William Shakespeare, si cerca di salvare i versi, perché danno più spessore a ciò che viene detto. È pur vero che nel Nuovo Testamento non ci sono versi, ma tutto quello che gravita intorno potrebbe essere messo in poesia, anche se i fedeli, abituati a una scrittura piana e scorrevole, potrebbero trovare i versi come un affronto alla vita di Gesù. Viviamo in una società che non ama la poesia nel Testamento, perché ora va letto e spiegato con l’omelia del sacerdote. Se un prete iniziasse a spiegare le sacre Scritture in versi, sarebbe quantomeno balzano e sconveniente.
Eppure nel Libro delle preghiere comuni, libro inglese delle chiese della Comunione anglicana, l’annuncio che Maria avrà nel suo grembo il figlio di Dio, viene detto in versi.
Lo scrittore poi inserisce una breve riflessione:
L’Incarnazione richiede un’ ode, non un’email.
D’altra parte il poeta Ezra Pound dice che la poesia è:
“Un linguaggio caricato di senso fino al massimo grado possibile”.
Chi scrive ha una concezione troppo intimista e umbratile per amare le poesie nelle Sacre Scritture. Se leggo il Vangelo di Luca mi aspetto una parabola, se voglio leggere una poesia scelgo Giacomo Leopardi, ma non sono anglicano né protestante.
Quindi il pezzo di Dana Gioia che inserisco non lo condivido interamente:
I misteri della fede - quegli strani eventi noti come l’incarnazione, la Trasfigurazione - hanno perso il loro sentimento di timorosa soggezione e meraviglia e sono stati sostituiti da una moralità pratica e un pertinente senso di deferenza, ma il comportamento pio è una dieta che affama l’anima. Moderne versioni della Bibbia, che traducono passaggi in versi con un linguaggio in prosa nel supposto nome della chiarezza, sono traduzioni mal riuscite perché cambiano l’effetto del testo.
E improvvisamente per difendere un cristianesimo che per lo scrittore non è animato da regole, ma è ispirato dal senso della meraviglia. Per avallare questo mistero soprannaturale si rifà a Tertulliano. Che scrisse che la Resurrezione di Gesù è vera perché è impossibile. Razionalmente non può essere accettata, ma la fede arriva prima, perché insperata, miracolosa.
Ma Tertulliano ne disse tante. Non nascose la sua insensata misoginia con la frase:
La donna è la porta dell’Inferno.
E tante altre e dunque Dana Gioia deve decidersi, o la parola di Dio detta in forma di poesia o le donne trattate esattamente come gli uomini.
Ma chiaramente è una provocazione, perché lo scrittore di Los Angeles trova che la nostra società mercantile e neoliberista non sia più interessata ad avvicinare la parola di Dio alle forme artistiche della poesia.
Lo scandalo della Resurrezione di Gesù che sia in forma piana o in forma poetica interessa una parte marginale dei credenti anglicani o dei protestanti e i cattolici sono sempre più spenti e rassegnati di fronte al colosso del neo capitalismo.
Cristianesimo e poesia. Una breve storia
Amazon.it: 8,08 €
© Riproduzione riservata SoloLibri.net
Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: Cristianesimo e poesia. Una breve storia
Lascia il tuo commento