Cronaca familiare di Vasco Pratolini

Vasco Pratolini, scrittore dall’animo semplice, con Cronaca familiare, romanzo autobiografico, intimo e struggente, pubblicato per la prima volta nel ‘47, racconta le vicissitudini che hanno accompagnato la sua vita e quella del proprio fratello. Dopo la morte della madre, il piccolo Dante, a causa della povertà in cui riversa la famiglia, viene affidato al maggiordomo di Villa Rossa. Egli diventa a tutti gli effetti un padre adottivo, severo e indurito dalla formalità che il suo stato di maggiordomo gli impone. I due fratelli si incontrano saltuariamente nella villa aristocratica, dove il rigore di un comportamento ai limiti della formalità aliena il rapporto tra i due, li separa irrimediabilmente l’agiatezza e l’istruzione data a Dante, contro la povertà e le privazioni di Vasco rimasto con la nonna.

Un rapporto tormentato che troverà la sua giusta risoluzione solo in età adulta, quando un incontro casuale li farà ritrovare in un locale affollato. Vasco smetterà di portare rancore nei confronti di quel fratello che, oltre ad avergli portato via la madre, ha goduto il privilegio di una vita più agiata. Sarà proprio l’ormai adulto Dante, detto Ferruccio, a cercare nel fratello maggiore una scappatoia da quella vita di opulenza e restrizioni. Tra i due, nascerà un legame tanto forte quanto sincero, un’unione che permetterà a entrambi di trascorrere piacevoli momenti in compagnia della nonna chiusa oramai in un ospizio. Dialoghi intimi che permetteranno ad entrambi di scandagliare le proprie origini e parlare di quella madre che non hanno facoltà di ricordare. Vicini anche nel periodo della malattia, prima, quella che colpisce Vasco costringendolo a due anni di sanatorio, poi quella che colpirà Ferruccio, ormai sposato e con una figlia, che lo costringerà ad allontanarsi dai suoi affetti per cercare altrove una cura al suo male.

Una conclusione piuttosto amara, una parabola di vita tormentosa, intervallata da piccoli momenti di gioia, sottolineerà un rapporto inscindibile che neppure la morte può spezzare.