Cronache di guerra a Genova e provincia
- Autore: Marco Francalanci
- Genere: Romanzi e saggi storici
- Categoria: Saggistica
- Anno di pubblicazione: 2022
10 giugno 1940, l’Italia entra in guerra al fianco della Germania nazista, contro la Gran Bretagna e la Francia. Pronti, via, quattro giorni dopo Genova è bombardata dal mare. Da Palazzo Venezia, Mussolini aveva annunciato con voce tronfia “l’ora segnata dal destino” e già il 14 giugno la flotta francese impartiva una dura lezione al fascismo, ai malcapitati genovesi, agli italiani, mostrando concretamente cosa sarebbe stato quel conflitto: la pagina più tragica di sempre della storia.
Nei primi mesi della Seconda guerra mondiale, il capoluogo ligure ha subito due tristi primati: è stato la prima città italiana colpita dal mare e quella più pesantemente dal cielo, dai futuri alleati del post 8 settembre 1943.
Sono i primi dei tanti motivi d’interesse di un volume di Marco Francalanci dal titolo Cronache di guerra a Genova e provincia, edito nel 2022 dalle torinesi Edizioni del Capricorno (158 pagine, con tantissime foto in bianconero nel testo e pagine di giornali dell’epoca).
Giornalista del Secolo XIX dal 1966 al 1990, poi a Repubblica Torino, Francalanci ha firmato reportage ed è passato alla scrittura dal pensionamento nel 2002.
Per le Edizioni del Capricorno ha pubblicato nel 2017 il romanzo autobiografico La busta gialla, nel quale ha reso in forma narrativa l’impatto del conflitto 1940-45 sulla sua famiglia e sulla popolazione genovese. Tema rilanciato in veste saggistica in questo nuovo lavoro, “una storia dal basso”, dal punto di vista della gente, “senza cui la storia, quella con la ’S’ maiuscola, resterebbe impoverita”, osserva nella prefazione il prof. Gian Giacomo Migone. Una summa e sintesi di tanti destini, vicende, traumi individuali che fanno risaltare il lato umano della guerra, in tutte le sue violenze a danno dei deboli.
Dai capitoli che scandiscono il saggio di Francalanci si possono già intuire i contenuti di un testo che copre l’intero conflitto, a Genova e dintorni. Cinque anni di distruzione materiale, morale, sociale, tra la dichiarazione di guerra e l’immediato dopoguerra. Quasi quaranta mesi insieme ai Tedeschi contro gli Alleati e venti contro i Tedeschi insieme agli Alleati (ma le loro bombe cadevano lo stesso sul Genovese occupato dai nazifascisti).
Indice. Parte prima. I bombardamenti navali. I bombardamenti aerei. Conflitto nel Tigullio, resistenza nell’entroterra di Levante. La lunga agonia di Recco, che aveva la “colpa” d’essere attraversata da un ponte ferroviario essenziale per i collegamenti tra Genova e Roma. La sopravvivenza, le difficoltà in tempo di guerra, non solo freddo, bombardamenti e rappresaglie, anche i problemi piccoli e grandi di gestione familiare in tutti quei lunghi giorni.
Parte seconda. La caccia agli ebrei, l’assalto alla Sinagoga nel novembre 1943 e l’agguato al rabbino capo Pacifici, deportato con i familiari ad Auschwitz e morto nelle camere a gas. Il raid nelle fabbriche, il rastrellamento del 16 giugno 1944 negli stabilimenti del Ponente, centinaia di operai avviati al lavoro forzato in Germania in quarantatré vagoni. Molti non tornarono, uccisi dal freddo, dalla fame, dai maltrattamenti e dalle incursioni aeree sul Reich.
Storia di Stefano Porcù, nome di battaglia “Nino”, ex balilla diventato partigiano: solo dopo la liberazione scoprì che anche i familiari avevano combattuto i nazifascisti, tenendolo nascosto per motivi di sicurezza.
La strage del Turchino, il massacro di cinquantanove ostaggi il 19 maggio 1944, dopo un attentato nel cinema Odeon che aveva provocato cinque morti e dodici feriti tra i militari germanici, un rapporto uno a dieci che ricorda la contabilità delle Fosse Ardeatine. Il proclama Alexander: sospendere la lotta armata fino alla primavera, per mesi gli Alleati abbandonano a loro stesse le forze della Resistenza italiana. La stagione degli eccidi, proprio nel tragico inverno 1944-45 che precedette la Liberazione, una serie di azioni partigiane e di rappresaglie per punirle.
Storia di Luigi Riva, resistente fucilato dalle Brigate Nere e che nemmeno i tedeschi poterono salvare. Per il dolore, la madre si gettò dalla finestra di casa la sera stessa.
Parte terza. Il giorno della vittoria: Genova fu l’unica città italiana in cui i Tedeschi non si arresero alle truppe alleate ma alle formazioni partigiane, dopo le trattative a Villa Migone. La guerra dopo la fine della guerra: alcuni Tedeschi non vollero cedere le armi e molti cecchini fascisti imperversarono, causando inutilmente tante vittime.
Parte quarta. L’ultimo superstite genovese dell’Armir, l’alpino Ludovico Portesine, della Divisione Cuneense, 104 anni all’uscita di questo libro e che ha tenuto a lungo riservata la sua esperienza nella campagna di Russia.
E tutto ebbe inizio il 14 giugno 1940, quando una squadra navale mosse dal porto di Tolone all’attacco degli impianti industriali di Genova e Savona. Composta dagli incrociatori Dupleix e Colbert e dai caccia-torpediniere Vautour e Albatros, bombardò la zona industriale tra Sestri Ponente e Arenzano, trovando ben poca opposizione dalle batterie a terra e da due soli mas. Danni poco importanti, qualche vittima civile.
Il 9 febbraio 1941 replica inglese, ancora più impressionante considerata la lunga navigazione indisturbata delle unità britanniche in acque teoricamente italiane, vista la distanza dalle loro basi di Gibilterra.
La Flotta H bombardò da venti chilometri il porto di Genova, con proiettili di grosso e soprattutto medio calibro. Questa volta danni ingenti e molte vittime. Chiamata “Operazione Grog” e incontrastata per la mancata collaborazione tra Regia Marina e Aviazione littoria, raggiunse pienamente il più sottile dei vari scopi: dissuadere gli Spagnoli dall’appoggiare l’Asse.
L’incontro tra Mussolini e il generalissimo Franco era previsto a Bordighera tre giorni dopo.
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