Cuore di pietra
- Autore: Sebastiano Vassalli
- Categoria: Narrativa Italiana
- Casa editrice: Einaudi
Cuore di pietra è la storia di una grande casa all’interno della quale si svolgono le vicende di alcune famiglie, e di famiglia in famiglia, attraverso esse, la storia d’Italia: dall’Unità, alla Grande Guerra, il fascismo, la tragedia della Seconda guerra mondiale, per arrivare ai giorni nostri con le problematiche di integrazione e criminalità. Un insieme di volti di donne e uomini che il tempo non può cancellare, proprio come le immagini riportate sulla copertina del libro.
La città dove sorge la Casa è Novara. Non è mai nominata dall’autore, egli infatti la descrive la città di fronte alle montagne ed è identificabile anche la grande casa per i riferimenti architettonici e storici: Villa Bossi, antica casa gentilizia, ora abbandonata al degrado.
La storia ha inizio con l’arrivo al nord dell’aristocratico napoletano, il conte Basilio Pignatelli, un uomo piccolo di statura e scuro di carnagione, ufficiale del Re, incaricato di comandare un reggimento della città. Lasciata Napoli per un affare di donne, ha comprato una villa sul viale dei bastioni, da restaurare, per trasferirsi con tutta la sua famiglia. Il conte Pignatelli ha tre figli:
- Raffaele, primogenito, ufficiale dei granatieri con la moglie Assunta, aristocratica veneziana e i loro due bambini, Giacomo e Maria Gabriella;
- il secondogenito Alfonso, procuratore legale con l’ambizione di entrare in politica(entrerà nel Parlamento Regio), con la moglie Lucia in attesa di un figlio;
- la giovane infelice Orsola, di bassa statura e bruttina di viso, in questo somigliante al padre.
Don Basilio incarica del restauro l’architetto più in voga del momento, che si intuisce essere l’Antonelli. Famoso e stravagante, architetto di corte, è definito il Napoleone fra gli stessi professionisti. L’Antonelli demolisce e costruisce muri enormi, crea un colonnato nel portico alla cui vista il conte Basilio, di sessant’anni, rischia l’ infarto. Le stravaganze attuate dall’architetto nella costruzione della casa, avevano di fatto dilapidato il patrimonio del conte, edificando per di più una dimora così principesca da creargli imbarazzo.
“Una grande villa a tre piani in stile neoclassico con tre ordini di colonne doriche sulla facciata, sormontata da un frontone triangolare in cui si apre la terrazza dell’attico. Il pianoterra era il piano delle cucine e delle scuderie, con saloni che affacciavano sul giardino. Le cantine, immense erano destinate a diventare il regno dei fuochisti che d’inverno, avrebbero tenuto accesa la fornace. La parte alta dell’edificio era così vasta che dava l’impressione di potercisi perdere come in un labirinto. Il terzo piano, suddiviso in tre appartamenti, era composto da un numero imprecisato di locali: dove il tetto era alto c’erano i saloni, e attorno ai saloni c’erano le stanze e gli abbaini e gli stanzini con i soffitti inclinati, sempre più bassi. Da lassù, nelle giornate di cielo limpido e nelle notti serene, si vedevano l’immensa pianura, le montagne e il cielo piene di stelle”.
Alla richiesta di un risarcimento l’architetto ebbe modo di dire:
“Il mondo parlerà delle mie opere e si dimenticherà di voi…”.
Ha così inizio la storia della grande casa che vedrà nei suoi saloni, nei suoi giardini e anche nelle stanze più segrete l’avvicendarsi di amori e tragedie in un’Italia appena unita e molto fragile. Vedrà sullo sfondo tutti gli eventi della nostra storia: gli anni dei moti socialisti con le loro bandiere rosse, repressi dalla polizia, l’emigrazione in America, la Grande Guerra e l’arrivo dell’Uomo della Provvidenza. Anni che videro, inoltre, la comparsa del velocipede, così chiamata la prima bicicletta, la Isotta Fraschini, la Fiat Topolino e il miraggio di un benessere invocato che non tarderà ad arrivare. Ai nostri giorni la villa, abbandonata a se stessa, offre rifugio alla gente perduta di questa terra.
“La grande casa sui bastioni è sempre là, che guarda la pianura e le montagne lontane con le orbite vuote delle sue finestre, e attende non si sa cosa. Nelle notti di luna, capita a volte di vedere un’ombra spostarsi da un salone rovinato a un altro salone rovinato, da un sottotetto sfondato a un altro sottotetto sfondato. E’ un uccello notturno; ma c’è chi dice che sia L’Architetto.“
Un romanzo storico nel quale lo scrittore Sebastiano Vassalli ricostruisce, con un profondo e scrupoloso lavoro storico, i contesti politici e sociali di più di un secolo di storia italiana. Ne ripercorre gli eventi e le ideologie: un capitolo del libro è attualissimo ed è quello della responsabilità degli intellettuali, sempre pronti al trasformismo politico e alla ricerca del potere.
“… giovanotti sussiegosi, con la barba o senza la barba, con gli occhialini cerchiati d’oro o senza occhialini che vent’anni prima erano soprannominati "gli scienziati della rivoluzione" e che erano scomparsi all’arrivo dell’Uomo della Provvidenza. Ora erano ritornati, assolutamente simili a quelli di un tempo. Avevano più o meno la stessa età, le stesse certezze, la stessa superbia che li portava a guardare con commiserazione chiunque non parlasse o ragionasse come loro, con le stesse frasi fatte e le stesse parole d’ordine.“
Un grande racconto nel quale sono descritti i nostri cambiamenti socioculturali e i rapidi mutamenti antropologici. L’autore sembra mettere in cantiere le analisi politiche che caratterizzeranno il libro L’Italiano.
Sebastiano Vassalli, scrittore e saggista, laureatosi in Lettere a Milano, con Cesare Musatti, ha cominciato molto giovane come scrittore sperimentale nel Gruppo 63. Tra i suoi libri ricordiamo La notte della cometa, La chimera (Premio Strega 1990), L’italiano e l’ultimo Comprare il sole.
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