Cuore di rabbia
- Autore: Marina Visentin
- Genere: Gialli, Noir, Thriller
- Categoria: Narrativa Italiana
- Casa editrice: SEM
- Anno di pubblicazione: 2021
La Milano raccontata da Marina Visentin in Cuore di rabbia (SEM, 2021) è una città a tratti sconosciuta, piena di misteri e di delitti apparentemente inspiegabili. La vicequestore Giulia Ferro è stata di muovo trasferita nella capitale lombarda, che aveva abbandonato anni prima, e ora si trova a lavorare a via Fatebenefratelli, la nota strada che ospita la Questura, quella nel cui cortile finì caduto da una finestra durante un interrogatorio l’anarchico Pinelli. Con lei Alfio Russo, collaboratore bello e spiritoso, troppo, e l’ottuso agente Abete.
C’è stato un rapimento, la settantenne ricca e vistosa Esmeralda Musumeci è scomparsa dalla sua abitazione. L’autista, la domestica, la nuora, la figlia, il genero figura in vista nella politica cittadina, i due figli maschi che vivono lontano, tutti vengono sentiti da Giulia: nessuno offre risposte convincenti, anzi durante i vari interrogatori Esmeralda appare come una persona poco amata, per nulla rimpianta.
Verrà trovato il suo cadavere parzialmente bruciato in mezzo a un bosco. Ma la mente di Giulia Ferro è occupata anche di un altro delitto irrisolto: venticinque anni prima Letizia, una sua compagna di università, alla vigilia del matrimonio con un ricco farmacista, era stata trovata morta, anche lei carbonizzata, e le indagini non avevano portato alla scoperta di alcun colpevole.
Giulia ha sognato ripetutamente la sua amica Letizia, e piena di inquietudine ha deciso, contro il parere del collega Alfio, di riaprire privatamente quella indagine certamente mal condotta a suo tempo. Inutile dire che le due storie finiranno per incrociarsi e dar vita a una serie di imprevedibili colpi di scena.
Giulia Ferro, determinata a scoprire gli autori dei due delitti, seguirà le sue intuizioni e non esiterà a raggiungere una baita solitaria sul Mottarone, dove uno strano tipo vive e sa molte cose del passato; una farmacia storica sul lungolago di Stresa e anche l’isola di Salina nell’arcipelago delle Eolie sarà una meta che Giulia raggiunge nel tentativo di chiarire misteri fitti che riguardano un passato mai del tutto svelato.
Il genere “thriller” a cui sicuramente il libro di Marina Visentin appartiene non è del tutto esaustivo delle pagine che il libro contiene: quel che più mi ha colpito infatti, come d’altra parte era avvenuto nel precedente romanzo della scrittrice, La donna della pioggia, è la capacità di analisi di una società alto borghese che nelle pagine del romanzo appare in tutto il suo cinismo: i rapporti tra i vari personaggi del libro infatti sono improntati a un egoismo, una freddezza, una mancanza di empatia che mostrano un mondo davvero spaventoso, a cui la narratrice si accosta con lucida oggettività.
La Letizia morta venticinque anni prima e apparentemente mai rimpianta, come non è rimpianta Esmeralda, mostrano come il femminicidio sia una malattia endemica del nostro mondo, nel quale le più diverse pulsioni, gelosia, rivalità, invidia, avidità, competono con un maschilismo e una violenza nei confronti delle donne che non si riesce a debellare nelle cultura sociale. Soldi, gioielli, arrivismo, sembrano alla base dei comportamenti di molti dei protagonisti di questa storia amara, ma vedremo che c’è di più e di peggio, ciò che scopriremo solo nelle ultime drammatiche pagine del romanzo.
Marina Visentin ci accompagna per le strade note e meno note di Milano, ci fa scoprire angoli nascosti, ci porta in auto sulla Milano Laghi verso il lago Maggiore, ci descrive bar, ristorantini, parrucchieri, interni di case lussuose dove la filippina indossa divisa, grembiulino orlato di pizzo e crestina inamidata. È brava Visentin a descrivere gli interni dove ambienta la vita dei suoi personaggi. Un anziano ex hippie, una sorta di guru che somiglia al Kabir Bedi del tempo del Corsaro nero, abita in via Telesio,
“in un open space bianco abbagliante, grande quanto una palestra e praticamente privo di mobili. Due divani bianchi […] mentre il pavimento di legno anch’esso dipinto di bianco, è disseminato di piccoli cuscini colorati e rotondi, che spiccano come bottoni man non sembrano altrettanto utili.”
La voce narrante, Giulia, è una poliziotta con un’infanzia difficile e sofferente, dotata di uno spietato senso critico, capace di guardare in faccia anche i sentimenti più nascosti, gli istinti più turpi, i segreti inconfessabili. Il ritmo è rapido, incalzante, le citazioni appropriate, Giulia aveva studiato filosofia e non le mancano Kant e Husserl nel suo bagaglio, come i tanti film, i cibi, i caffè consumati in albe nebbiose dopo notti insonni. Il nucleo del libro è certamente la relazione difficile tra genitori e figli, declinata qui in modi diversi, per lo più drammatici, in una terribile mancanza d’amore che pervade l’intera narrazione, di cui la protagonista offre un lucido e coraggioso spaccato.
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