D’inverno, Venezia
- Autore: Patrizio Nissirio
- Genere: Gialli, Noir, Thriller
- Anno di pubblicazione: 2021
Nel curriculum di Patrizio Nissirio, autore di D’inverno, Venezia (Ensemble, 2021), spicca il dottorato di ricerca in Studi americani. Il suo romanzo giallo, ambientato a Venezia durante il carnevale, testimonia la sua prossimità allo stile dei grandi giallisti americani, per il ritmo asciutto e incalzante della narrazione, per la quotidianità dei personaggi, descritti ciascuno nella propria individualità.
I protagonisti in forza al commissariato San Marco vengono tutti da fuori, sono “foresti”, come vengono definiti nella città lagunare. Aurelio Di Giannantonio, romano, come lo è la sua compagna Maria Quaranta, dirige il commissariato con una sorta di romana indolenza, molti sigari toscani, un affetto grande per Maria, ma anche un leggero pessimismo che ne caratterizza la personalità: forse la sua vita affettiva e la sua carriera professionale non sono andate al meglio. Maria Quaranta lo ha seguito a Venezia, incerta sul futuro di coppia con Aurelio, e per ora lavora come cameriera in una vineria. In commissariato ci sono anche Spartaco Lo Russo, un casertano emigrato al nord, simpatico e sveglio, e la new entry, Nina Dashwood, appena trasferita da Genova, bella, campionessa di karate, anfibi DrMartens, giubbotto di pelle, jeans aderenti a un corpo invitante, pistola sempre pronta. I tre si trovano ad affrontare uno strano caso: due aggressioni violente a una ricca vedova e a un fotografo famoso che non sembrano avere nessun rapporto.
Malgrado le serrate indagini nulla sembra emergere nelle due storie, salvo che proprio Lo Russo scopre che la ricca e ingioiellata vedova non paga mai i conti nel negozio di alimentari che frequenta. La curiosità porta il poliziotto a chiedere aiuto, in gran segreto, a un amico rimasto al sud, non di specchiata onestà, che è un hacker, capace di mettere Lo Russo sulla buona strada per le indagini. Ma poi arriva il carnevale, durante il quale avvengono due delitti inspiegabili in cui gli assassini, che riescono a dileguarsi, portano una strana maschera colorata, simile a quella dei supereroi dei cartoni. Inoltre la brava Nina scopre che sui luoghi delle aggressioni compare un piccolo adesivo con una scritta in latino: Summa Iniuria.
Colpi di scena, una talpa in commissariato, uno scrittore che si autopromuove, piccoli ristoranti, vinerie dove si mangia e soprattutto si bevono ottimi vini veneti, vaporetti, ponti che uniscono rii deserti, sottoporteghi e campielli, Venezia appare la vera grande protagonista della storia e le singole vicende dei protagonisti: amori difficili, incidenti di percorso, scoperte inattese, che si intrecciano con la mafia, la pedofilia, l’usura mentre si ingarbugliano le difficili e pericolose indagini dei poliziotti.
Aurelio Di Giannantonio è un uomo difficile, appartato, e per le sue riflessioni ha bisogno della città di cui nel romanzo abbondano le descrizioni delle sue peregrinazioni solitarie in luoghi poco frequentati, segnata da un clima poco invitante:
“Scese a Palanca dopo la breve traversata, si avviò verso destra intravvedendo la punta del Molino Stucky. Ai bar e alle osterie, già a metà mattinata, qualche habitué dalle gote rosse e dai capelli arruffati già si deliziava del primo spritz [...] vagare assorbendo quelle immagini che Venezia regalava dietro ogni angolo. Quelle che da tempo gli avevano fatto capire che lui, questa città, non l’avrebbe mai decifrata davvero.”
Ho pensato, leggendo le parole di Nissirio, a quanti stranieri hanno voluto vivere in questa città straordinaria e a quanti ne sono rimasti estranei, non accolti, “foresti” appunto, sia che si trattasse di intellettuali o ricchissimi turisti, penso a Morte a Venezia di Thomas Mann, o ai tanti autori che hanno scelto Venezia come palcoscenico delle loro storie: Triches, Savatteri, Tiraboschi, Scurati, Caponetti, nessuno di loro è veneziano. Lo sono invece Andrea Molesini, che non ha mai lasciato la sua città, e Paolo Forcellini, autore di gialli veneziani di grande successo.
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