È in libreria dal 30 marzo Di luce propria, il nuovo romanzo di Raffaella Romagnolo, autrice piemontese legata ai propri luoghi di origine spesso presenti nei suoi romanzi che pienamente meritano d’essere letti. Il luogo in comune, punto d’incontro tra Destino (Rizzoli, 2018) e Di luce propria (Mondadori, 2021) è Borgo di Dentro, il quartiere di una cittadina del Monferrato cara all’autrice: il periodo d’ambientazione è quasi contemporaneo: in Destino si raccontano vicende che hanno luogo nel primo Novecento, mentre in Di luce propria tutto ha inizio pochi decenni prima, nell’epoca post garibaldina.
Di luce propria di Raffaella Romagnolo
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Il romanzo si apre nel 1867, alla vigilia del dodicesimo compleanno di Antonio Casagrande, un orfano che vive fin dalla nascita al Pammatone ospedale sito nel quartiere di Portoria a Genova e luogo che riceveva i neonati abbandonati da madri che non si potevano prendere cura di loro. Nessuno avrebbe voluto quel ragazzo a causa di quell’occhio strano, quasi pazzo, dal colore bianco perla che gl’impediva una visione corretta e lo rendeva in parte menomato. Chi si sarebbe preso in famiglia un tipo simile? Nel periodo in cui i ragazzi adottati dovevano essere buone braccia per una famiglia, Antonio come avrebbe potuto dare una mano al nucleo che lo avrebbe preso con sé? Ma anche l’impossibile succede: Alessandro Pavia, fotografo, grande ammiratore di Garibaldi e delle sue imprese, al Pammatone sceglie proprio Antonio, un orfano troppo grande in età per fargli ricevere anche un sussidio e inoltre orbo da un occhio
“-I più grandi niente sussidio- disse il preposto.
- Mi serve un assistente, mica la carità!-
Sembrava Barbablù.
Degli altri due spanne più alto.”
Da qui in poi la narrazione ha una svolta: l’omone e “acciughetta”, come verrà poi soprannominato Antonio per la propria magrezza, condividono le proprie esistenze. Il romanzo è permeato dall’ardore patriottico che porta Alessandro Pavia a voler fotografare i Mille, cioè tutti coloro che avevano contribuito con quell’impresa all’Unità d’Italia, ma anche dal buon cuore, dal quasi inspiegabile altruismo con cui il fotografo prende il ragazzo con sé e gli insegna mille cose: dalle vocali, alle tecniche fotogafiche.
“Antonio Casagrande vuole imparare tutto da lui e tutto di lui. Persino come cammina. Lo osserva, fissa nella sua mente”.
Antonio accompagna Pavia in quella che è la sua “impresa”: ritrarre uno a uno i Mille di Garibaldi. Non sempre il fotografo viene accolto di buon grado poiché ormai l’impresa garibaldina faceva parte del passato. Pavia persegue comunque propri ideali e ciò lo porta a incontrare a Borgo di Dentro l’ex garibaldino Domenico Leone, patriarca familiare presente in Destino. Da qui in poi va a crearsi un legame tra la Genova in cui vivono il fotografo con il giovane aiutante e Borgo di Dentro, nella cittadina piemontese. Non sarà l’unico viaggio in quel luogo, anzi esso diverrà tappa fondamentale per la storia del protagonista.
Ma la vita è fatta di incontri e di addii: Alessandro Pavia, repubblicano e per di più garibaldino, deve partire, lasciare la propria bottega, garantendo comunque ad Antonio la sussistenza per i mesi a venire. Presto le cose si fanno difficili per il ragazzo ma ad aiutarlo ecco nuove figure femminili, mancanti nel precedente vissuto del protagonista. Prima fra tutte c’è madama Carmen, tenutaria di una casa di tolleranza, donna sicuramente interessata al denaro ma anche con un cuore grande. Antonio diventa il fotografo, per necessità e per amicizia, della sua attività: non sono rari per lui i turbamenti e le conseguenti difficoltà nel ritrarre le ragazze in abiti succinti, ma nulla in confronto a ciò che il protagonista prova, in alcune circostanze, quando toglie la benda dall’occhio malato e s’avvicina alla macchina fotografica. A volte ha visioni sconvolgenti, capaci di vedere ben oltre il reale presente. Quel che ad Antonio era stato alla nascita tolto, gli viene restituito in altra forma. Lui, cieco da un occhio, gode di un privilegio che ad alcuni potrebbe esser d’aiuto ma, al contempo, lo fa anche tanto soffrire.
Nell’intersecarsi di eventi e sentimenti, la fa da padrona la generosità, quella di Alessandro Pavia nell’accogliere Antonio, quella di Carmen nell’aiutare il ragazzo rimasto nuovamente solo, quella del “destino” o del Cielo che dir si voglia nell’offrire ad Antonio una vita e una vista diversa, una capacità che non è assolutamente dote comune.
Antonio segue le orme di Alessandro Pavia: fotografo anche lui si troverà a fare ritratti di famiglia ma anche a riprendere eventi che sono rimasti nella Storia. A Milano, nel 1898, Antonio è presente quando le truppe del generale Beccaris sedano con violenza le barricate del popolo affamato; anche in quell’occasione il suo occhio “vede” qualcosa di sconvolgente che ha da succedere. Cerca di metter riparo a quello che forse ha solo immaginato, visti i dubbi che permeano la sua mente riguardo alle inspiegabili capacità. Ecco, nella più sconvolgente delle immagini, c’è anche l’incontro con la dolce Caterina Colombo, levatrice diplomata. Un po’ più giovane di lui ma donna fatta, pare realizzata ma porta in sé una profonda ferita personale. Il loro frequentarsi successivo avrà una realizzazione proprio a Borgo di Dentro: il ritorno lì, per una vendemmia, cambia la vita di Antonio e Caterina: anche qui succede qualcosa d’importante e l’impossibile si fa realtà. Il nuovo è balsamo riparatore per i dolori del passato e punto di partenza per un futuro però distante dalla borgata piemontese.
Di luce propria è un romanzo estremamente ricco: dalle vicende storiche quali i funerali di Mazzini e le rivolte milanesi duramente sedate dalle truppe del generale Bava Beccaris, ai personaggi maschili e femminili che popolano la vicenda e, infine ma non ultimi, ai sentimenti che pervadono la narrazione. Raffaella Romagnolo scrive con linguaggio fluido e appropriato, con competenza storica e non solo: permea ogni personaggio di caratteristiche uniche che hanno in comune valori che rendono l’esistenza di ognuno di noi diversa, senza dubbio migliore: l’accoglienza e il dono, l’accettazione del dolore e la conseguente gioia per i piccoli, grandi regali della vita.
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Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: Da “Destino” a “Di luce propria”, passando per Borgo di Dentro. Raffaella Romagnolo torna in libreria
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