Martedì 9 dicembre, alle ore 21.15, presso la Villa Barruchello di Porto Sant’Elpidio, nel fermano, si è tenuto l’incontro con la scrittrice fiesolana Dacia Maraini, già Premio Campiello, Premio Strega, saggista, sceneggiatrice e regista.
La serata, resa ancora più viva da un numeroso pubblico, si è svolta all’interno della rassegna "Parlare futuro", giunta ormai alla terza edizione e che ha ospitato personaggi di un certo prestigio culturale ed intellettuale, come ad esempio Diego Fusaro, Simone Lenzi, Lucia Tancredi e Piergiorgio Odifreddi, per dirne alcuni.
A moderare l’incontro è stata Oriana Salvucci, che ha rivolto alla Maraini alcune domande sul suo ultimo libro, "Chiara di Assisi. Elogio della disobbedienza" (Rizzoli, 2014, pp. 253), un testo affascinante e appassionante, che trascina il lettore, prendendolo per mano e conducendolo alla scoperta di una figura femminile tanto temeraria, quanto dolce e mite, Santa Chiara d’Assisi.
Dacia Maraini ha magistralmente tenuto le fila di un discorso in cui si è partiti dall’analisi del personaggio di Chiara, fino a sfiorare temi ben più ampi, come quelli della forte misoginia della Chiesa ai tempi di San Francesco e Santa Chiara, della rivoluzionarietà del Vangelo e di Cristo stesso, giungendo a fornire un quadro completo ed esaustivo della società dei primi anni mille, una società definita dalla scrittrice come visionaria e delirante perché repressa e repressiva.
Santa Chiara è una donna, anzi una ragazza - afferma la scrittrice fiesolana - molto forte e religiosa, ma soprattutto è una ragazza che ha avuto il coraggio di mettersi contro la Chiesa del suo tempo, e l’ha fatto con grande intelligenza e strategia, nonostante si fosse trovata ad un passo dall’accusa di eresia che, però, di fatto, non giungerà mai, grazie alla enorme popolarità che Chiara aveva raggiunto nel corso del tempo.
La Chiara disobbediente e ribelle viene fuori essenzialmente da tre atteggiamenti base: la giovane fonda a soli 18 anni un convento, e all’interno di questa struttura di consorelle sarà la prima badessa (lei, addirittura, non voleva neanche ricoprire questo ruolo, e sarà San Francesco a convincerla a prendersi quantomeno la responsabilità di diventare badessa, in quanto fondatrice del convento) a dire "Qui siamo tutti uguali". Un atto di grande rivoluzionarietà se si pensa che, allora, tutti i conventi seguivano una struttura gerarchica molto severa e rigida, e certamente nessuna badessa, a quel tempo, si sarebbe mai sognata di fare ciò che Chiara farà nel suo convento: ritirare l’acqua dal pozzo, fare le pulizie, addirittura lavare i piedi delle proprie consorelle e berne poi l’acqua sporca, in segno di umiltà. Sì, perché Chiara era soprattutto una donna umile e, come tale, avvertirà la necessità di chiamare la povertà privilegio.
Ecco, dunque, il secondo atteggiamento rivoluzionario di questa Santa sui generis: secondo Chiara chi nulla possiede, nulla deve difendere, pertanto è un uomo libero. La povertà è dunque sinonimo di libertà, interiore prima di tutto: il convento, difatti, vive di elemosina, scelta che la Chiesa non approverà mai, poiché sarebbe in questo modo sfuggito al proprio controllo.
Inoltre, Chiara, si rifiuta categoricamente di comandare e di punire. Ed ecco il terzo atteggiamento che la Chiesa non approverà in modo assoluto. Chiara non imbracciava l’arma della violenza e del comando, né tantomeno quella della punizione, piuttosto usava il metodo del convincimento: lei non doveva imporsi, doveva persuadere semmai, convincere con dolcezza, mitezza e tuttavia con ferma volontà.
Questi tre punti chiave servono a meglio definire un personaggio come quello di Chiara d’Assisi, che voleva tornare ai tempi della parola di Cristo, prendendo spunto dai Vangeli e non dai dogmi imposti dalla Chiesa del 1100. La vera religione, quella che sia Chiara che Francesco perseguono e tentano di insegnare a chi voglia seguirli, è quella di Cristo, è quella scritta nei Vangeli, ed è fatta di umiltà, povertà, devozione e compassione, è, in sostanza, la religione che si rivolge all’umanità, all’individuo e alla sua spiritualità. Tutto questo, ovviamente, viene visto come qualcosa di profondamente innovativo, ma che ben si sposa con la corrente culturale che in quel momento girava per l’Europa e che poi sfocerà nella Riforma.
Un pensiero all’avanguardia, dunque, quello di Chiara, donna forte e determinata, indipendente e colta, che rivive nelle pagine di Dacia Maraini, ricche di entusiasmo e curiosità.
Al termine delle quasi due ore in cui la scrittrice ha presentato il suo libro, ha delineato la figura di Chiara d’Assisi e ha spiegato le motivazioni che l’hanno portata, quindi, a sottotitolare il testo "Elogio della disobbedienza", si è aperto un dibattito in cui il pubblico ha dato prova di grande interesse e coinvolgimento nei confronti di una tematica così delicata e importante, e che, se pur nel 2014, potrebbe in un certo modo toccarci ancora da vicino.
Un incontro pregnante e denso di spunti di riflessione.
"[Chiara] non comandava. Supplicava. E otteneva quello che voleva".
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Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: A Parlare futuro Dacia Maraini racconta il suo romanzo su Chiara d’Assisi
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