Dada e il mistero dei topi di teatro
- Autore: Marco Scardigli
- Genere: Gialli, Noir, Thriller
- Categoria: Narrativa Italiana
- Anno di pubblicazione: 2022
Marco Scardigli, storico militare, scrittore di teatro, anche di cucina. Passioni tante, interessi di più. Dal 2016 pure romanziere, di varia narrativa, dall’umorismo alla fantascienza e soprattutto gialli, ambientati in un suggestivo primo Novecento retrò, con protagonisti la sartina Ernestina, il funzionario di pubblica sicurezza Marchini e l’ufficiale dell’Esercito Otto Stoffel.
Soprattutto i primi due personaggi ritornano nel quarto romanzo della loro serie, Dada e il mistero dei topi di teatro, pubblicato dalle edizioni novaresi Interlinea nel 2022 (collana Biblioteca di narrativa, 264 pagine).
Scardigli è noto e stimato, per due in particolare dei numerosi saggi di storia militare, l’eccellente Viaggio nella terra dei morti. La vita dei soldati nelle trincee della Grande Guerra (Utet, 2014) e l’altrettanto valido Le armi del diavolo. Anatomia di una battaglia. Pavia 1525 (Utet, 2015). In uno ha ricostruito la quotidianità della vita e della morte sul fronte italiano attraverso testimonianze, diari e libri. Nell’altro, la battaglia di Pavia, vista da sei personaggi, inventati ma credibili: un combattente scozzese, uno spagnolo, un ferrarese, un mercenario delle Bande Nere, una vivandiera degli imperiali, una nobildonna pavese.
Novarese, classe 1959, da saggista scrive più che bene, in prosa fluida e agevole, stile confermato da narratore, con l’aggiunta di una brillante vivacità e di una accattivante freschezza. Fermandoci alla saga ambientata nella Belle Époque novarese, i romanzi precedenti sono Celestina. Il mistero del volto dipinto, del 2016; Evelyne. Il mistero della donna francese (Interlinea, 2018) che ha vinto il Premio Selezione Bancarella e si è piazzato al secondo posto tra i sei finalisti del Bancarella 2019; Tina e il mistero dei pirati di città (Interlinea 2020).
Venendo al nuovo, il trio delle meraviglie è composto quindi da Ernestina Sessa, per tutti “Tina”, 22 anni nel primo episodio, sartina, rammendatrice, ricamatrice e all’occorrenza lavandaia. Deodato Marchini, allora, nel 1902, delegato di pubblica sicurezza in Prefettura, serio, responsabile e fiducioso nelle scienze. In aggiunta, il militare Stoffel, pessimista, decadente e capace come pochi di attrarre la cattiva sorte, bevitore smodato e debitore incallito.
Tre titoli e sei anni dopo, nell’estate 1908, Marchini, commissario capo a Novara, riflette su quanto la sua vita sia cambiata in meglio. Ieri era un funzionario del Regno povero e orfano, senza prospettive e speranze. Per caso aveva conosciuto e si era innamorato di una donna bellissima, ancora più in miseria di lui, Ernestina, convivente con un ubriacone, fannullone e violento. Dopo tante avventure, Deodato è responsabile della sicurezza dell’intera città, ha sposato Tina ed hanno un bambino, Michele. Lei, alla fine di una tragica vicenda, ha ricevuto in eredità dal marchese Dogliotti-Duprè due cascine, un’azienda di riso a Vercelli, altre terre, campi, case e un discreto patrimonio.
Adesso sono ricchi, rispettati, vivono in Corso Umberto accuditi dalla servitù. Non dovrebbero avere problemi, ma devono affrontare lo sciopero dei loro operai. Hanno incrociato le braccia soltanto per solidarietà con gli altri del Vercellese, perché non hanno da lamentarsi dei Marchini, che da parte loro non ricorrerebbero mai ai crumiri, come vorrebbero fare gli altri padroni, contro il socialismo dilagante.
In più, le nuove macchine per mietere tolgono il lavoro ognuna ad almeno venti braccianti, seminando altra povertà.
Il colonnello Stoffel, meno ascetico e più massiccio di quando vivevano nella Pensione Celeste ma sempre diritto ed elegante, è di stanza in una caserma a Novara, dopo il servizio nella colonia Eritrea, dove ha tutta la volontà di tornare, vinto dal Mal d’Africa e soprattutto per riunirsi alla “dolce e selvaggia” Sava, bellissima figlia di un capo. L’ha sposata pro tempore, secondo gli usi da quelle parti, ma tornato in Italia non riesce a dimenticarla, come fanno gli altri. E poi lei aspetta un bambino. Di colore, in Europa crescerebbe discriminato.
Al lavoro in Prefettura, Marchini viene investito da un caso che gli sottopone il delegato di pubblica sicurezza preferito, Attilio Pieroni. Sfogliando un pacchetto di cartoline sconce, immagini di donnine nude e discinte, ne ha notata una più vestita delle altre, ma ugualmente in posa lasciva. Alle spalle della giovane mezza spogliata (e sorridente), si riconosce un pezzo del fondale di un’opera andata in scena in teatro durante la stagione lirica passata.
Pieroni crede di riconoscere nella giovane una fanciulla bene novarese, Marietta, figlia dell’avvocato Salsa. I lettori l’hanno già conosciuta qualche pagina prima. È la ragazza che ha proposto alla fidanzata proprio di Attilio, Dada, di aderire alla Società dei Topi di Teatro, una congrega segreta femminile all’insegna della natura e della libertà (da rapportare comunque ai rigorosi costumi di oltre un secolo fa, morigerati e conservatori).
Marietta sviene quando le viene mostrata l’immagine e non rivela niente. Il padre smuove pedine politiche, fa bloccare dall’alto l’inchiesta sulle foto e distrugge quella compromettente.
Dada, anzi Clara, figlia del medico progressista dottor Ferraris, è una suffragetta all’italiana, rara universitaria (lettere) e ragazza molto intelligente.
Sarà lei ad avviare Marchini e Tina verso la verità - gialla, con tinte nere - sullo scandalo che minaccia la reputazione di ragazze della Novara che conta. E che intrigherà i lettori.
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