La giovane scrittrice italo-americana Danielle Trussoni ha pubblicato negli Usa un libro fantasy (questa definizione è in realtà riduttiva) dal titolo “Angelology” che è già un bestseller. I diritti per la riduzione cinematografica di "Angelology", il primo romanzo di una saga che si preannuncia di tre libri, sono già stati concordati con la Sony Pictures.
Nelle librerie in Italia dal 26 maggio 2011, pubblicato dalla casa editrice Nord, "Angelology" ha tutti gli ingredienti per il successo anche nel nostro paese. La scrittrice, a Roma per una brevissima visita, ha accordato un’intervista con Elisabetta Bolondi per SoloLibri.net, nella quale ha risposto in modo esauriente alle numerose domande che le sono state poste, rivelando una profondità nelle ricerche bibliografiche, una competenza nella lettura della Bibbia e dei testi apocrifi, una conoscenza approfondita dei miti classici, a cominciare da quello di Orfeo, che le hanno permesso di tracciare un affresco vasto, dove il mondo della fantasia va in parallelo con quello reale, dove storia e fiction si uniscono in una miscela coinvolgente e spesso drammaticamente emozionante. Non riveliamo la trama, ricca di colpi di scena, per non guastare la sorpresa ai numerosi e curiosi lettori.
- Da cosa deriva la scelta di dedicare un romanzo così ampio ad un argomento particolare come il fenomeno divenuto di moda dell’Angelologia?
All’inizio, quando ho cominciato a preparare questo libro nel 2006, non conoscevo altri libri sugli angeli. A quel tempo l’Angelologia non era molto di moda e gli unici libri di cui avevo sentito parlare che riguardavano gli angeli erano libri di new age. La mia storia all’inizio non doveva riguardare l’angelologia: la prima idea era quella di un personaggio che si chiamasse Evangeline, entrata in convento molto giovane, per cui ho deciso di andare in un convento per studiare come ci si vive. Durante la settimana nel convento, in una delle cappelle ho notato delle immagini molto belle di alcuni angeli e mi sono detta che il mio personaggio le avrebbe notate e ho pensato quindi di scrivere sugli angeli. Sono andata nella biblioteca del convento e ho iniziato a fare delle ricerche, leggendo molti libri, alcuni più descrittivi, altri più misteriosi, e attraverso queste letture sono arrivata alla citazione di Genesi 6 che mi ha affascinato e mi ha spinto a scrivere questa storia.
Voglio sottolineare che questo libro non è nato come un’idea immediata, ma si è sviluppato man mano che andavo avanti nelle ricerche.
- Leggendo il libro ho notato la sua vasta cultura storica, artistica,
letteraria, filosofica, mitologica, teologica, biblica: perché ha messo queste vaste conoscenze al servizio di una narrazione così decisamente fantasiosa?
Qualche premessa su di me: il mio primo libro in effetti era un non-fiction, un memoir su mio padre e quindi un libro che ha richiesto molto tempo per esser scritto, per trovare il modo giusto in cui scriverlo e molta ricerca legata alla realtà. Dopo questa esperienza volevo lasciare campo libero all’immaginazione e non volevo più preoccuparmi così tanto dei fatti reali, anche se per questo libro ci sono molte informazioni su cui ho fatto ricerche. Volevo dare libero sfogo all’immaginazione e creare questo mondo fantastico sia per me che per i lettori; per me è stata un’esperienza molto liberatoria e spero che lo sia anche per chi lo legge. D’altra parte, pur lavorando d’immaginazione, creare un mondo completamente nuovo che sia allo stesso tempo riconoscibile e possa anche offrire delle sorprese non è per niente facile, soprattutto perché questo era il mio primo romanzo e c’era comunque una certa ambizione, anche se volevo allo stesso tempo che fosse accessibile, potesse veramente coinvolgere e aprendo il libro si entrasse veramente nella storia.
- In particolare sono rimasta colpita dalla sua vicinanza al modo cattolico, rappresentato
nel libro dal Convento delle suore di Milton. Lei è una cattolica credente?
Sono stata allevata in una famiglia italo-americana cattolica. La mia prozia è effettivamente una suora e sono andata proprio da lei per vedere come viveva in convento. Da bambina ho frequentato una scuola cattolica quindi il cattolicesimo è parte della mia cultura.
Da adulta, ho sviluppato una mia credenza particolare: mio marito è buddista e con lui abbiamo quasi combinato le due fedi; mi sono aperta ad un mondo spirituale ma non dogmatico.
- Come concilia la sua vicinanza al mondo cattolico e le scritture sacre, con uno scenario che appare a dire poco fantastico?
È vero che i passi scelti dalla Bibbia e quelli scelti dagli apocrifi o dal libro di Enoch sono controversi.
Nei miei studi, ho scoperto che il libro di Enoch era andato perduto per molto tempo e proprio perché c’erano degli aspetti controversi non era stato più copiato. Ne sono sopravvissute solo due copie ritrovate nel XIX secolo e da allora c’è stato un recupero di questo testo. Nei secoli non si è voluto ammettere il contenuto di questo testo, che effettivamente diverge da quello che è l’insegnamento cattolico, ma in realtà io penso che questi passaggi non siano in alcun modo in contrasto con la fede cattolica perché d’altra parte sono elementi delle Scritture e per me portarli in un contesto di fantasia nel mondo moderno significa anche aprire alla possibilità di riprenderli in considerazione per quello che sono all’interno delle Scritture. Poi c’è anche una certa confusione nel modo in cui il libro viene descritto, non certo da parte dei lettori, quanto da parte dei media quando si dice che il libro tratti di "angeli malvagi": in realtà non sono angeli, ma sono i Nefilim, che sono queste creature descritte come malvagie proprio nella Bibbia. Si ipotizza che anche il gigante Golia fosse uno dei Nefilim; secondo un’altra ipotesi, la malvagità che c’era sulla terra prima del diluvio e che poi ha generato la punizione divina era causata dai Nefilim, anche questo sulla base dei testi sacri. Quindi l’idea era di prendere la Bibbia come punto di partenza e dare come fatti appurati quelli che sono i fatti raccontati e utilizzarli di base per quella che è un’opera di fantasia.
- Dal punto di vista letterario, il suo libro è costruito con grande maestria: la divisione in capitoli, l’architettura della storia ne fanno una lettura veramente piacevole: tuttavia alcune parti, soprattutto quelle in cui gli angeli guerrieri intraprendono la lotta contro gli angelologi, nel convento e al Rockefeller center, appaiono un po’ troppo cinematografici, stile grandi effetti speciali: è d’accordo con questa lettura?
E’ interessante, perché quando stavo scrivendo il libro non immaginavo affatto che potesse diventare un film e nemmeno come sarebbe stato (nella mia mente era soltanto un libro), ma effettivamente quando ho venduto il libro alla mia casa editrice negli Stati Uniti, è successo tutto velocemente e, nel giro di 3 giorni, sono stati venduti anche i diritti per un adattamento cinematografico. C’è quindi la possibilità che nelle revisioni successive sia entrato in gioco uno stile più cinematografico, soprattutto per quelle scene che dovevano essere un po’ l’apice dell’azione e io sono consapevole di non essere troppo brava a fare questo genere di scene e ho fatto forse uno sforzo supplementare per cercare di renderle abbastanza drammatiche, in modo da giustificare le centinaia di pagine di attesa e di tensione... Per cui penso che senza quelle scene della battaglia non si sarebbe raggiunto quel livello drammatico che secondo me è necessario per una dinamica degli alti e bassi della narrazione. E poi c’era anche un’influenza del mio editor che insisteva molto su una sorta di "ricompensa per i lettori" dopo tutta questa attesa di vedere gli angeli in azione.
- Mi ha colpito la scelta dei nomi dei personaggi: Verlaine, come il grande poeta, Gabriella, il nome dell’angelo dell’annunciazione, Angela, Celestine, Evangeline. Da dove derivano invece i nomi dei “cattivi”? Percival Grigori, Otterley, Sneja che origine hanno?
Mi interessa molto la scelta dei nomi e anche scegliere dei nomi che siano insoliti. I nomi delle suore, ad esempio, sono tutti presi da un registro di suore realmente vissute nel convento e già decedute nel XIX secolo. I nomi per me sono molto affascinanti: Percival viene dalla corte di Re Artù; Sneja è un nome bulgaro che significa Biancaneve ("Bianca come la neve"); Otterley, magari questo farà sorridere i lettori, così come lo stesso nome Evangeline, è preso da canzoni di una band che a me piace molto, Cocteau Twins. A volte scelgo i nomi perché mi piace il significato, ma non necessariamente sono nomi simbolici, a volte soltanto perché mi piace il suono. Sicuramente, però, cerco sempre di non scegliere nomi troppo comuni.
- Mentre la scelta di ambientare a Parigi negli anni della guerra parte del romanzo appare abbastanza convenzionale, mi è sembrata molto originale l’ambientazione della parte principale del romanzo nella New York pre Twin Towers. Una New York diversa, dove due mondi paralleli sembrano non incontrarsi: tipica la scena dei Gibborim che invadono a centinaia la pista di ghiaccio del Rockefeller e i pattinatori non se ne accorgono: è una metafora?
Non credo sia tanto una metafora, c’era più che altro il desiderio di catturare quella quiete che contraddistingueva New York negli anni ’90. Io non conoscevo New York così bene, però mi sembrava che ci fosse una certa tranquillità, un po’ come se fosse un periodo felice, rispetto a quello che poi è successo, e volevo catturare quella sensazione. Si può anche interpretarlo come una metafora, non lo so: il fatto è che se lo avessi ambientato dopo le Twin Towers tutto avrebbe assunto un significato diverso e sarebbe stato caricato di tutta una serie di significati che io non volevo metterci, magari associazioni con il terrorismo, ecc.
Era in un’epoca diversa, c’era più ottimismo, il tasso di criminalità era più basso: era diversa New York, così come lo erano gli Stati Uniti in generale.
- La sua conoscenza della Bibbia e della mitologia classica è davvero notevole: come ha pensato di mettere insieme in modo così suggestivo il libro dei Salmi e il mito di Orfeo?
Tutto è cominciato dalla Gola del Diavolo che ero andata a visitare: ho trovato molto interessante il Mito di Orfeo legato a questa caverna (n.d.r. la Gola del Diavolo è una caverna nelle montagne bulgare che, secondo la leggenda, è l’ingresso nel mondo sotterraneo dove Orfeo scese per salvare Euridice) . Ho iniziato dal mito di Orfeo e, siccome avevo gli Angeli nella storia, volevo trovare un punto di incontro. Ecco che la lira, lo strumento suonato da Orfeo, diventa il punto di incontro perché è lo stesso citato dai Salmi come uno degli strumenti degli Angeli. Era un modo per far intersecare questi due filoni che sarebbero stati altrimenti divergenti nel romanzo.
- Il personaggio di Abigail Rockefeller è di pura fantasia o vi sono agganci con la realtà storica, oltre al documentato mecenatismo della grande dinastia americana?
No, non c’è nella sua biografia, per quanto ne sappia, un collegamento con gli studiosi di angelologia e anche il contatto con le suore è fantasia, mentre tutte le altre informazioni sono reali (il viaggio in Europa per acquistare dell’arte, l’appoggio al marito, ecc). Nell’utilizzare un personaggio realmente esistito come Abigail Rockefeller, il mio obiettivo era quello di creare una sorta di distorsione per i lettori in modo che si confondesse un po’ il piano della realtà e quello della fantasia e questo potesse anche indurre il lettore ad accettare il soprannaturale. Molti autori oggi danno per scontato che i lettori lo accettino, io invece voglio che sia introdotto insieme ad una dose di realismo. Inseriti all’interno di descrizioni in un ambiente naturalistico e di situazioni reali, gli elementi soprannaturali diventano più credibili a mio parere.
- Dicevamo che si farà un film tratto dal suo libro: non teme che la serietà e la documentazione storica del suo lavoro andranno persi in un film americano di grande impatto commerciale?
Può succedere; sono d’accordo con lei che è impossibile che il contenuto intellettuale, i livelli di attenzione anche alla storia possano essere tradotti e trasformati in modo efficace su uno schermo: è come prendere un racconto e trasformarlo in una poesia, o prendere una poesia e trasformarla in una frittata... si perde necessariamente qualcosa. So che può essere così, però quando ho accettato di cedere i diritti per il film, sapevo che il libro poteva essere trasformato e diventare irriconoscibile; d’altro canto ci sarà anche un pubblico che dopo aver visto il film sarà indotto a leggere il libro. E’ un pubblico completamente diverso che magari non avrebbe mai conosciuto il libro.
Ringraziamo:
- la scrittrice Danielle Trussoni per la disponibilità e la simpatia;
- Elisabetta Bolondi, per le interessanti domande preparate per la scrittrice;
- l’interprete Paolo Scopacasa, che ha tradotto l’intervista in tempo reale per noi;
- Barbara Trianni, Ufficio Stampa della Casa editrice Nord.
Nella foto: la scrittrice Danielle Trussoni e l’intervistatrice Elisabetta Bolondi
© Riproduzione riservata SoloLibri.net
Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: Danielle Trussoni: intervista all’autrice di Angelology
Naviga per parole chiave
Approfondimenti su libri... e non solo Fantasy Ti presento i miei... libri News Libri Recensioni di libri 2011 Nord Danielle Trussoni
Lascia il tuo commento