40 poesie
- Autore: Dario Bellezza
- Categoria: Poesia
- Casa editrice: Mondadori
Morire di AIDS è come morire di tumore: sono morti annunciate in cui il dolore si prolunga nel tempo, accrescendosi, a meno che la persona colpita non sappia costruire la sua pace interiore, in genere acquisendo una visione metafisica trascendente, che contempla la vita oltre la vita materiale.
Il pensiero di Dio mitiga la tragedia.
La poesia accoglie queste situazioni estreme, le comprende, le diffonde, le trasforma in versi per poter condividere, vivere la compassione, restituire forse un sorriso.
Dario Bellezza 40 poesie (Mondadori, pp.66, 1996) affronta questa tematica. Peccato che il libro sia uscito l’anno della morte dell’autore per AIDS, dando al poeta poco tempo per sentire la solidarietà sociale di cui aveva estremo bisogno, per chiudere gli occhi con maggiore serenità.
Colpisce la chiusa finale delle liriche scelte:
[...] non so / più poetare, lo so. L’idea lucente / del nulla stasera non aggiunge / allegra compagnia. Oh come è finita / la speranza! Dio non punirci / ancora se siamo vivi.
Se in precedenza l’idea del nulla, di non essere, filosoficamente fungeva da paravento alla sofferenza, ora l’inganno non regge più. Bellezza, a parte la gioventù ricordata in compagnia di un amore, finito nella fossa e continuamente rimpianto, si è sempre sentito solo ed incompreso, sebbene Pasolini l’abbia apprezzato e considerato il miglior poeta emergente della nuova generazione di allora. Sebbene abbia vinto il premio Viareggio nel ’76. È il senso d’abbandono a renderlo solitario, a cominciare da quello del padre, che da bambino lo baciava ma poi quel bacio, racconta, non è stato fedele. Pare quindi che l’omosessualità origini da un abbandono e tradimento paterno, come è accaduto a Saba, a Pasolini. È un calore perduto e ricercato al maschile, in senso erotico.
Bellezza esprime un momento di depressione mattutina, tanto intenso quanto sono abituali i gesti vissuti, alzarsi, dimenticare i sogni, fare colazione. Sono gesti innocui ma qui carichi di malinconia:
Forse mi prende malinconia a letto / se ripenso alla mia vita tempesta e di / mattina alzandosi s’ involano i vani / sogni e davanti alla zuppa di latte / annego i miei casi disperati.
Aveva l’abitudine di ospitare in casa sua i ragazzi fuggiti da casa, che non gli negavano un bacio e altro, ma il maggior conforto ricevuto veniva dalla sua gattina, dalla spontaneità e dall’innocenza, a cui dedicarsi:
Alzarmi, darti luce / mentre me la dai. [...] / sei solo una gatta, anzi sei una gatta, / una natura felice, un miracolo, un incanto.
In un momento di meditazione profonda dichiara di amare la sua morte. Prima di trovarsela accanto. E inoltre:
come un acquatico uccello / volo rasente l’abisso / cresco dentro: è questo / che importa, oggi, nel traffico / impazzito e metropolitano / di una città nemica oltre le età / della vita, quando ricordando / si poteva ancora / sussurrare al Cielo.
Siamo con lui, sull’orlo dell’abisso. Anche noi possiamo crescere dentro leggendo il poeta, ed è veramente quello che conta. Il suo dono, un lascito di umanità da salvare.
Per quanto lontanissimi come stile di vita e santità, il pensiero del dolore come maestro accomuna Dario Bellezza a Simone Weil.
Sono due persone malate terminali che, ciascuna a suo modo, fanno di questa condizione uno strumento di redenzione. Scrive Simone Weil:
“La sofferenza è una porta che possiamo scegliere di attraversare, e allora impariamo qualcosa, oppure rifiutare di aprire, e allora non si aggiunge niente, anzi ci sottrae tutto.”
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Il libro non é sul tema dell AIDS.
É una raccolta di alcune poesie di Dario prese dalle oper pubblicate tra il 1971 ed il 1996 .
La piccola raccolta usci postuma per ricordare Dario nel ’96 deceduto da poco.
Saluti