Ne L’ultima moglie di J.D. Salinger di Enrico Deaglio (Marsilio editore, 2020), si narra la storia di un docente di Letteratura comparata alla N.Y. University che risponde al nome di John Taliabue che un bel giorno viene contattato da Mark Simonetti, agente del FBI, specializzato in crimini letterari.
Ma questa è anche la storia della lunga scomparsa di Salinger riscritta da Enrico Deaglio nella forma di un piccolo romanzo letterario e insieme un giallo che si sviluppa tra personaggi reali e inventati. Vi è infatti nel racconto anche una spia russa di nome Olga Simeonova e qui siamo nel mondo dell’immaginario.
L’autore dimostra in questo romanzo la sua passione per la figura e la scrittura di Salinger, che ha coltivato nella sua gioventù e di cui vuole rivalutarne ancor più la fama.
Salinger: il mistero del silenzio letterario
Significativa l’immagine di copertina, che rimanda all’interrogativo insoluto che si ripete nel narrato del romanzo, quello su che fine facciano le anatre di Central Park, quando il lago rimane ghiacciato. L’autore del Giovane Holden non è stato uno scrittore molto amato dai suoi contemporanei, siano essi critici letterari che coloro che si occupano in genere di letteratura come pure di politica.
Il suo silenzio letterario improvviso è stato motivato secondo i suoi detrattori dal fatto di essere in realtà una montatura. Il suo successo iniziale è da alcuni ritenuto un vero colpo di fortuna, dietro il quale non vi era un grande scrittore: a riprova di questo, sempre secondo tali detrattori, le sue narrazioni successive sono state meno importanti. O ancora si pensa che vi sia stato come un segreto nella sua vita e sia rimasto chiuso, con un tentativo persino di cancellare la memoria di quello che aveva scritto. Da alcuni si ritiene anche che forse divenuto pazzo.
Si è indagato molto su quali fossero le ragioni di tale scomparsa e, a più di dieci anni dalla sua morte, il figlio, suo esecutore testamentario e la seconda moglie affermano che vi sono molti altri scritti ma non il seguito di Holden che ancora occorre mettere insieme e ordinare.
Il romanzo di Enrico Deaglio
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Nel libro di Deaglio ecco che invece un seguito potrebbe esserci di un romanzo che ha segnato l’adolescenza di una generazione, la sua rivolta contro la società e il mondo degli adulti.
L’agente del FBI Simonetti viene a conoscenza di uno fatto fino a quel momento taciuto: una donna ha carpito i segreti di Salinger, lo ha addirittura sposato e ha trafugato il seguito di Holden portandolo in Russia.
Un romanzo breve, quello di Deaglio, dove ci si immerge nelle pagine di Salinger in cui irrompe questa figura di donna, Olga, che vuole sapere se esistono ancora i campi di segale di The Catcher in the Rye e vuole recarsi sulla costa orientale degli States. Ed ecco ancora che ci si trova nel pieno del capitolo 22 del Giovane Holden, la scena madre del libro, dove il simbolismo è manifesto.
Qui Holden, ragazzo diciasettenne, bocciato a scuola per l’ennesima volta, figlio di una famiglia ricca, è confuso, e non sa come dirlo a casa, ma a un tratto penetra nella casa dei genitori che in quel momento non ci sono e ha un dialogo con la sua adoratissima sorellina di dieci anni, che si chiama Phoebe. È un dialogo serrato, in cui la sorella lo riprende per il suo comportamento, dicendogli che non sa quello che vuole fare della sua vita. Ma ecco che lui risponde ciò che vuole fare da adulto, l’imprenditore, il cacciatore, il pressoché intraducibile “catcher in the rye”. Si fa riferimento a una famosissima ballata scozzese, molto popolare, tanto da essere studiata a scuola in America. In questa ballata si parla di una persona che incontra un’altra persona in un campo di segale. È come una poesia, una canzone sulla libertà, contro le chiese e contro chi ti vuole mettere i bastoni tra le ruote.
Il libro di Salinger è una sorta di utopia sulla quale si sono cimentati psicoanalisti, filosofi, politici etc… Deaglio, invece, racconta una storia che si muove tra realtà e immaginazione.
Come è noto, vi sono state delle "derive" nel comportamento del giovane Holden tra cui quella dell’otto dicembre del 1980, il giorno dell’uccisione di John Lennon, quando l’assassino che aveva con sé il libro di Salinger: come si trattasse di un omicidio messo in atto nel nome di Salinger, nonostante Holden fosse un pacifista. Non solo: anche chi ha sparato a Reagan e ancor prima Oswald (responsabile della morte di John Fitzgerald Kennedy) avevano entrambi una copia di Holden, ma tutto questo è spiegabile con i processi imitativi dei sociopatici americani.
Salinger non deve averla certo presa bene e forse per questo si è ritirato, come per espiare. Ma un’altra spiegazione è riconducibile al fatto che Salinger fosse un reduce dalla guerra in Europa ed era entrato nei campi di concentramento a Dachau, subendo dei traumi che ne avevano alterato lo stato mentale.
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Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: Deaglio riscrive Salinger: L’ultima moglie di Salinger
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