Delitto a Villa Fedora
- Autore: Letizia Triches
- Genere: Gialli, Noir, Thriller
- Categoria: Narrativa Italiana
- Casa editrice: Newton Compton
- Anno di pubblicazione: 2019
Attesissimo il nuovo romanzo di Letizia Triches, la giallista italiana di grande successo soprattutto per la sua competenza artistica che le permette di ricreare atmosfere e scenari che interpretano le nostre città e le caratteristiche salienti della loro identità storico culturale. Ecco allora protagoniste dei suoi romanzi Firenze, Venezia, Catania, Roma, che nel libro Delitto a Villa Fedora, appena uscito per Newton Compton, la scrittrice ripropone, incentrando la storia a partire da un villino storico del quartiere Coppedé, il più eccentrico, “bizzarro” e stravagante quartiere romano, l’unico di stile Liberty, dove una famiglia molto estesa conserva le memorie del proprietario, morto ormai da diciotto anni. Si tratta di Alberto Fusco, scenografo, artista, collezionista di preziosi manufatti, libri, quadri, mobili, gioielli, che riempiono la sontuosa abitazione:
Le pareti rivestite di stoffa, i mobili inseriti in ogni spazio vuoto. Tavoli, cassettiere ricurve, sedie leggere e poltrone sinuose. Lampade di sera appese al soffitto, lampade da scrivania snodabili, per illuminare ogni angolo, ogni dettaglio. A Villa Fedora tutto aveva una collocazione precisa, la villa era l’universo dell’artista che l’aveva abitata.
Personalità ricca di fascino, l’uomo aveva dedicato la bella villa a sua moglie, Fedora appunto, madre dei loro tre figli. Ora nell’attesa della difficile eredità da dividersi tra troppi pretendenti, la nuora Liliana si occupa della gestione della proprietà, essendo sempre stata molto vicina ad Alberto. La villa è stata affittata a una produzione cinematografica che l’ha trasformata in un set, coinvolgendo molti dei familiari, visto che il cinema occupa in vario modo i diversi componenti del gruppo.
In un pomeriggio di ottobre, siamo nel 1992, Liliana sta lavorando alla sua scrivania nello studio, dopo le riprese cinematografiche della mattinata, quando sente bussare. Sta aprendo la porta al suo assassino. Infatti la figlia Magda, venuta a prelevarla, non troverà che il suo corpo esanime e il volto pesantemente sfigurato.
Chantal Chiusano, cinquantenne commissario di polizia, napoletana, conosciuta nei precedenti libri di Letizia Triches, si occuperà dell’indagine insieme all’ispettore Ettore Ferri, mentre il medico legale Giovanni Pozzi, vecchio amico di Chantal, sarà il suo interlocutore privilegiato nell’indagine che si rivela subito molto complicata. I personaggi della famiglia Fusco sono molti, tutti in fondo ambigui nei loro comportamenti, pieni di segreti che con acume e pazienza la detective riuscirà a scoprire decodificandone le ragioni profonde.
Una storia che viene da lontano, nella quale nessuno appare davvero innocente. Tuttavia il fascino che sprigiona dal romanzo deriva dalla profonda empatia che l’autrice nutre per la sua città. Roma appare la grande protagonista della tessitura del testo, una città vista dai suoi punti di osservazione meno consueti, dai quartieri meno frequentati, dalle attività meno presenti nella narrativa. Testaccio, dove Chantal abita, Centocelle, Prati, il Flaminio, i Parioli, San Giovanni, compaiono descritti con cura nelle loro caratteristiche architettoniche, urbanistiche e sociologiche:
Roma è una madre un po’ distratta. A volte pensa ai fatti suoi, a volte ti soffoca con l’amore, Sembra una vecchia come me, ma ha l’anima di una bambina che non cresce mai...
Ecco baristi, portiere, domestiche, infermieri, raffigurati nei loro luoghi quotidiani, con la loro indolenza, indifferenza ma anche attenzione e curiosità. Chantal Chiusano ha perso da qualche anno l’amato marito pittore, abita sola, ma la sua anziana vicina di casa, Maria, ha lavorato in passato a Cinecittà di cui conosce e ricorda storie e pettegolezzi, che riportano la storia agli anni settanta, quando Alberto Fusco, personaggio significativo di quel mondo, era stato colpito da un ictus che lo aveva ridotto in coma.
Con un efficace espediente narrativo la scrittrice ci restituisce il suo punto di osservazione della realtà, visto che quello stato di apparente immobilità consentiva all’uomo di rendersi conto di quanto avveniva intorno a lui, di quanto poco i suoi figli lo amassero davvero, di quali segreti custodiva quella famiglia unita solo da rapporti formali. La vittima Liliana ha lo stesso nome del personaggio di Gadda nel suo celeberrimo romanzo romano, Quer pasticciaccio brutto di via Merulana, mentre le citazioni colte di cinema, musica, società riempiono Delitto a Villa Fedora, di Letizia Triches rendendolo, ancora una volta, non solo un giallo avvincente, ma anche un documento di costume di notevole efficacia.
Un atelier di moda ai Parioli, un lussuoso appartamento in via Prestinari, quartiere Prati, una casa nel complesso di Villa Riccio al Flaminio, vengono descritti in modo quasi cinematografico tanto che i lettori stessi sembrano entrare in quel set che la visione dell’autrice ha saputo ricreare. In questo romanzo dunque Letizia Triches ci accompagna in quella che fu detta la Hollywood sul Tevere, evocando Luchino Visconti e il suo indimenticabile film “Bellissima”, ma non tralasciando le sue passioni, teatro, musica e pittura. Sarà pure, come la definisce la critica, la maestra del giallo italiano, Letizia, ma il fascino dei suoi libri per me sta soprattutto nel suo gusto raffinato nelle tante descrizioni di oggetti, abiti, ambienti, mode, espressioni, abitudini, frutto di una capacità di osservazione analitica e di una competenza che abbraccia le diverse forme artistiche.
La lingua elegante, scorrevole, con citazioni appropriate ma mai invadenti, sono certa assicureranno anche questa volta il successo da parte dei suoi appassionati lettori.
Delitto a villa Fedora. Le indagini del commissario Chiusano
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