Di calcio non si parla
- Autore: Francesca Serafini
- Genere: Sport
- Casa editrice: Bompiani
- Anno di pubblicazione: 2014
Di ciò che non sappiamo dovremmo tacere e chi scrive di calcio non sa assolutamente niente, ma dove c’è l’ignoranza per nomi di calciatori e prodezze c’è la cronaca di questi anni, che conosciamo tutti: il calcio scommesse negli anni Ottanta, la questione del doping, i privilegi arbitrali della Juventus e solo accennato il caso Moggi. Quindi non c’è scampo, "Di calcio non si parla" (Bompiani, 2014) va bene per tutti, perché è pieno di digressioni e ha una scrittura vivace, divertita e "familiare".
Ecco questo è il lessico familiare di Francesca Serafini e lei ne è talmente cosciente che riporta un pezzo dell’immensa Natalia Ginzburg su Cesare Pavese, che recita:
"Nell’amore, e anche nello scrivere, si buttava con tale stato d’animo di febbre e di calcolo, da non saperne mai ridere, e da non esser mai per intero se stesso: e a volte, quando io ora penso a lui, la sua ironia è la cosa di lui che più ricordo e piango, perché non esiste più: non ce n’è ombra nei suoi libri, e non è dato ritrovarla altrove che nel baleno di quel suo maligno sorriso."
E il calcio? C’è. E l’autrice tifosa della Roma? C’è, ma come avrete capito non è una "donna silloge" di articoli scritti su "Tuttosport": pur documentandosi sulla sua Roma, parla di altro, fa continue digressioni, sulla propria famiglia e sulle letture.
Il suo discorso familiare prevede una famiglia di tifosi, tranne la madre, che subisce con finta malagrazia questo continuo inno alla Roma, ma per amore dei figli e del marito sopporta (a Roma si dice "abbozza") come solo le madri sanno fare.
Poi con grazia, sembra ci voglia spiegare delle cose, senza ditini alzati o arie da maestra, ma con l’intento di condividere quello che sa; per dire, chi scrive, non dimenticherà mai più "la zona Cesarini" e molto altro ancora. Alcune le sapevo, come la "discesa in campo dell’ex premier Silvio Berlusconi" che in politica e nello sport ha fatto come voleva lui.
"Dal 20 febbraio 1986 (giorno in cui Berlusconi rilevò la squadra evitandone il fallimento) a oggi, il Milan ha vinto: otto volte lo scudetto, due volte la Coppa Campioni e tre l’attuale Champions League, una volta la Coppa Italia, sei la Supercoppa Italiana e cinque quella Europea, due volte la Coppa Intercontinentale e una la Coppa del Mondo per club fifa."
Un portento, insomma.
Poi un film, bello, famoso, "I soliti sospetti", su cui l’autrice ci offre il suo particolare sguardo:
"... sulla bacheca del commissariato di Chazz Palminteri nel finale del film I soliti sospetti. In uno c’è scritto che le donne seguono ancora poco il calcio, in confronto agli uomini. In un altro si ricorda che i politici usano il linguaggio calcistico per avvicinare i propri potenziali elettori. A quel punto, con Keyser Söze già fuori dalla porta con un ghigno di trionfo, allontanandoci un po’ dalla bacheca, nel quadro d’insieme di colpo ci appare un’istantanea della politica italiana che ancora, se stiamo al suo linguaggio, sembra interessata a dialogare, se non solo, soprattutto con gli uomini. E in questo senso forse sì, per tutte e per tutti, il calcio rappresenta una metafora."
Non ci si annoia mai a leggere questo scritto; una volta finito, però, ti viene un amletico dubbio di cui sappiamo la risposta: libro di divulgazione calcistica o bildungsroman, ovvero breve romanzo di formazione? A voi la scelta.
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