Il prossimo 9 ottobre debutterà in prima nazionale al Teatro Carignano di Torino Diari d’amore, l’esordio teatrale di Nanni Moretti che porta in scena l’opera drammaturgica di Natalia Ginzburg, in particolare il dittico formato da Dialogo e Fragola e panna.
Per l’occasione la casa editrice Einaudi il 26 settembre ripubblicherà l’opera teatrale di Ginzburg in una nuova edizione con un’introduzione a cura di Domenico Scarpa.
Lo spettacolo teatrale di Moretti sarà replicato a Torino fino a domenica 29 ottobre, poi lascerà il Carignano per proseguire la tournée sui palcoscenici di Italia e Francia fino a giugno 2024.
Tra gli interpreti di Diari d’amore troviamo gli attori Valerio Binasco, Daria Deflorian, Alessia Giuliani, Arianna Pozzoli, Giorgia Senesi.
In attesa del debutto dei Diari d’amore morettiani scopriamo di più sull’opera originale di Natalia Ginzburg, la produzione teatrale è forse uno degli aspetti meno conosciuti della “scrittrice corsara”.
“Diari d’amore”: Moretti porta a teatro Natalia Ginzburg
Nel suo esordio teatrale Nanni Moretti si concentra soprattutto su un dittico formato da due opere drammaturgiche di Ginzburg: Dialogo e Fragola e panna.
In Dialogo (1970) troviamo una coppia piccolo-borghese dei primi anni Settanta che cerca di affrontare una crisi matrimoniale. Il “dialogo” tra marito e moglie, Marta e Francesco, si sviluppa così in un’escalation di rimproveri reciproci che ben presto assume toni grotteschi, rivelando anni di disattenzioni, silenzi carichi di non detti, trascuratezza. Alternativamente il dialogo si trasforma in un monologo in cui marito e moglie rivelano segreti, cose taciute, insoddisfazioni represse che non osano confessare all’altro. Nella sua opera teatrale, cambiando costantemente punto di vista, Natalia Ginzburg mette tutto in discussione: i suoi dialoghi-monologhi alternati indagano il senso profondo e soprattutto il lato oscuro dei legami familiari. Il matrimonio di Marta e Francesco è in crisi, eppure non si concluderà, nemmeno dopo l’adulterio di Marta.
C’è una coppia al centro anche del secondo atto, Fragola e panna (1966) che vede stavolta protagonisti Flaminia e Cesare, moglie e marito che tuttavia ormai da molti anni vivono come se fossero fratello e sorella. Flaminia è consapevole dei ripetuti tradimenti del marito, ma li sopporta in silenzio finché un giorno, mentre Cesare si trova a Londra per lavoro, fa irruzione nella sua casa Barbara una ventenne in fuga da un matrimonio disastroso che si rivela essere l’amante di Cesare. Barbara è venuta nella villa di Roma convinta di trovare Cesare e invece ci trova la moglie di lui, insieme alla governante Tosca. Per liberarsi della giovane, Flaminia decide di offrirle una somma di denaro e, con la complicità della sorella Letizia, la sistema in un convento di suore. Nel finale Barbara fugge dal convento dopo aver minacciato il suicidio: se la tragedia sia avvenuta o meno rimane un mistero, l’unica certezza è che neppure il presunto suicidio della ragazza riesce a scuotere la coscienza dei due protagonisti. Cesare - che appare in un monologo soltanto - si rivela un incorreggibile donnaiolo; mentre Flaminia è concentrata unicamente sulla propria infelicità. Cesare, l’unico personaggio maschile della pièce, ha poco spazio e viene definito dalla moglie come: “Un uomo da niente. Freddo. Cinico. Limitato. Forse anche molto stupido.”
Il matrimonio, nell’opera teatrale di Ginzburg, viene visto come un patto di compromesso. Per la maggior parte delle battute i personaggi sembrano interrogarsi sul “perché si siano sposati”, senza arrivare mai ad alcuna conclusione se non che si sia trattato di un atto derivato dal caos ingovernabile della vita.
Queste due opere teatrali di Natalia Ginzburg furono composte tra il 1966 e il 1970, date da tenere ben presenti considerando che il divorzio in Italia è diventato legittimo soltanto nel 1971. Il matrimonio, in queste opere definite “commedie” ma che in realtà della commedia hanno ben poco, appare come una prigione senza scampo in cui moglie e marito si trovano intrappolati e tuttavia accettano per abitudine, per convenzione. Le donne sposate, nelle opere teatrali di Ginzburg, vivono in una condizione di continua infelicità cui talvolta sfuggono attraverso l’adulterio; ma poche di loro riescono davvero a staccarsi dal marito e andare via da quell’ambiente domestico che comunque le soffoca. Le donne protagoniste del teatro di Ginzburg sono spesso “donne randagie” provenienti dalla campagna o dal proletariato, per cui il matrimonio con un uomo borghese diventa uno strumento di emancipazione, di scalata sociale; ma alla fine l’obiettivo raggiunto le lascia in un’insoddisfazione profonda.
Diari d’amore di Nanni Moretti ci restituisce questa dimensione dello sfaldamento della concezione di famiglia e di legami familiari, forse rileggendola in una chiave più moderna.
Il teatro di Natalia Ginzburg
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Il teatro è sempre stata considerata un’attività minore nella vasta opera, di saggistica e prosa, di Natalia Ginzburg. Tuttavia è meritevole di attenzione, come ci dimostra questa interessante riscoperta di Nanni Moretti. La produzione teatrale della scrittrice corsara comprende undici commedie, composte tra l 1965 e il 1966, la cui più famosa senza dubbio è Ti ho sposato per allegria (1964) che ci rivela l’impronta su cui poi saranno forgiate le successive.
Ti ho sposato per allegria narra la storia di Giuliana, che dopo aver gironzolato per le strade come una randagia e aver avuto una storia importante con un uomo che poi la abbandona incinta, si imbatte in Pietro che subito se ne invaghisce e la sposa. Come sottolinea la protagonista - il punto di vista di Ginzburg è sempre squisitamente femminile: “Ero disposta a sposare chiunque”. Anni dopo i due coniugi si trovano alle prese con una domanda ineludibile: “perché ci siamo sposati?” Perché? si domandano, torturandosi a vicenda ma senza trovare una vera risposta.
I personaggi di Ginzburg sono spesso caricaturali, ma veri. Persone sprovvedute che spesso ignorano i loro stessi sentimenti. Il teatro di Natalia Ginzburg ci propone commedie che non fanno veramente ridere: ci fanno sorridere, forse, ma rimane comunque una tristezza di fondo, come un rimasuglio in un tazzina di caffè che deve essere letto e scrutato a fondo e infine interpretato.
Molti critici concordano che in queste opere teatrali, scritte nel pieno della rivoluzione degli anni Settanta, Natalia Ginzburg stava mettendo in luce i cambiamenti profondi della società italiana.
Nel saggio conclusivo di Domenico Scarpa, pubblicato in appendice a Tutto il teatro di Natalia Ginzburg (Einaudi, 2005), viene fatto notare che il punto di forza dell’opera drammaturgica di Ginzburg sono i dialoghi e la loro energia. Scarpa paragona i dialoghi di Ginzburg a quelli di Samuel Beckett: hanno la stessa forza incisiva e le parole, infine, ci portano a scrutarci dentro e a cambiare prospettiva. Non a caso il teatro ginzburghiano è stato spesso definito teatro di poesia, perché in fondo si fondava su “un dialogo a vuoto” che non determinava un cambiamento.
Uomini e donne, nel teatro di Natalia Ginzburg, fanno i conti con il proprio smarrimento, si trovano allo sbando e, attraverso la parola (il dialogo, il monologo), cercano di dare un senso alla propria vita, ma falliscono sempre nel loro intento.
L’opera teatrale di Ginzburg è un lato inedito della scrittrice che merita di essere letto e approfondito. Attendiamo la nuova edizione Einaudi del teatro di Natalia Ginzburg che comprende Dialogo e Fragole e panna, i testi cui Nanni Moretti ha dato nuovo lustro attraverso i suoi Diari d’amore.
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Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: “Diari d’amore”: Moretti porta a teatro l’opera di Natalia Ginzburg
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