Diario 1941-1943
- Autore: Etty Hillesum
- Genere: Storie vere
- Casa editrice: Adelphi
Etty Hillesum nasce a Middelburg nel 1914 da una famiglia della borghesia intellettuale ebraica e muore ad Auschwitz nel 1943. Quando comincia a scrivere il diario non è ancora stata deportata e continua a scriverlo nel campo di concentramento dove fortunatamente è scampata allo sterminio della famiglia.
Il 9 Marzo 1941 Etty comincia a scrivere questo diario e inizia parlando di un uomo, Julius Spier, che ha appena conosciuto. Lo descrive esteriormente, gli occhi, i capelli, l’impressione che le ha suscitato, ma la cosa che l’ha colpita di più è quello che ha studiato. Julius Spier è infatti il fondatore della "psicochirologia" ovvero lo studio e la classificazione delle linee della mano. Quando Etty lo conosce sente interiormente una forma di conflitto: una parte di lei lo trova molto seducente, l’altra parte, invece, cerca di screditare la prima. Ma quando si reca ad una sua conferenza, Etty non ha più dubbi, lo trova un uomo incantevole. Così decide di affidarsi a lui per mettere ordine nel suo caos interiore.
"All’improvviso ho cominciato a vivere in modo più libero e scorrevole, quel senso di costipazione è sparito, nella mia anima c’è un po più di ordine e un po più di pace".
Etty comincia a provare qualcosa di più per lui della semplice ammirazione e nel diario parla della forte attrazione fisica che ha nei confronti di Spier, ma anche di come lui l’abbia toccata nel profondo. Questo suo modo di essere possessiva verso le cose o le persone che le piacciono la fa stare male, ma in qualche modo Etty riesce a spezzare le catene e a respirare di nuovo liberamente.
"E ora che non voglio più possedere nulla e che sono libera, ora possiedo tutto e la mia ricchezza è immensa".
Etty parla di Spier in diverse pagine, di come lei si senta bene quando è insieme a lui e di come lui vuole essere fedele alla sua donna, Hertha Levie, che vive a Londra, nonostante tutto. Ma cominciano a subentrare, nel suo diario, gli arresti, il terrore, i campi di concentramento, i sequestri di padri, sorelle e fratelli. Con tutto il dolore che ha intorno, Etty cerca di reagire, di non cadere a pezzi e Dio è una figura presente nei suoi scritti, a cui lei si rivolge spesso, lo prega e a volte anche gli parla.
"Mio Dio non ti porto soltanto le mie lacrime e le mie paure, ma ti porto persino un gelsomino fiorito. e se, tanto per fare un esempio, mi trovassi rinchiusa in una cella stretta e vedessi passare una nuvola davanti alla piccola inferriata, te la porterei".
Etty pensa di non poter provare amore per un’unica persona, perchè si porta dentro un grande amore verso l’umanità.
Cominciano a morire innocenti, vicini, conoscenti ed Etty si sente sempre più turbata da quello che le accade intorno. Lei pensa che il marciume che c’è negli altri c’è anche in noi e che non si può migliorare qualcosa nel mondo esterno senza aver migliorato il nostro io interiore. Etty cerca rifugio nelle preghiere, anche se a volte anche lei si sente a pezzi.
"Sono già morta mille volte in mille campi di concentramento. E Dio non è nemmeno responsabile verso di noi per le assurdità che noi stessi commettiamo. Eppure trovo questa vita bella e ricca di significato".
In queste sue affermazioni si nota quanto sia grande la voglia di vivere di Etty e quanto sia immenso l’amore che ha per gli altri. Nonostante si preoccupi che la sua salute abbastanza carente non gli permetta di lavorare nei campi e anche di stare lontano da Spier, il suo pensiero è per gli altri, il voler aiutare chi ha più bisogno.
"Dal mio amore per lui devo attingere forza e amore per chiunque ne abbia bisogno. Persino dalla sofferenza si può attingere forza".
Anche Etty parte per il campo ed è proprio lì che si rende conto delle condizioni di vita degli ebrei. Nel dolore infertogli dalla situazione, la sua fede in Dio si rafforza; prega ogni giorno per gli altri e dà conforto, nel campo, a chi ne ha bisogno.
In questo diario, Etty Hillesum ci trasmette la sua forza d’animo nonostante le difficoltà e ci dà vere e proprie lezioni di vita.
"Io ho una qualità così infantile, che ogni volta mi fa trovare bella la vita e che forse mi aiuta a sopportare tutto così bene: io credo in Dio".
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