Diario del seduttore passivo
- Autore: Ottiero Ottieri
- Categoria: Poesia
Chi è Ottiero Ottieri?
«Ottiero è nato per scrivere, tra un libro e l’altro finge di vivere» (Valentino Bompiani).
Uno scrittore, un poeta, un saggista, uno sceneggiatore, un cineasta e tanto altro. Non si può definire Ottieri in una sola parola, difatti è uno scrittore che non è stato mai classificato. I suoi interessi hanno spaziato dalla letteratura alla politica fino alla narrativa industriale, al seguito di Adriano Olivetti, ingegnere e politico di grande rilievo che rese l’Italia post bellica una potenza industriale. Ottieri ha lavorato con Calvino, Siciliano e ha avuto tra i suoi amici Pasolini, Moravia, Soldati, Vittorini, Zanzotto e tanti altri. Ha lavorato nel cinema con Antonioni, Fellini e anche in proprio. Una figura illustre nel nostro panorama letterario e tenterò di descrivere i momenti salienti della vita di questo nostro autore poco conosciuto, un po’ folle ma del tutto geniale.
Ottiero Ottieri è nato a Roma nel 1924 da una nobile famiglia toscana. Laureatosi in Lettere a soli 21 anni, con una tesi sulle operette amatorie di Leon Battista Alberti, inizia da subito a collaborare a riviste e a quotidiani. Nel 1947 vinse il Premio Mercurio per un racconto dal titolo L’isola sulla rivista omonima, diretta da Alba De Cespedes. Arrivato a Milano, incomincia a lavorare come assistente nell’ufficio stampa della Arnoldo Mondadori Editore. Sposa Silvana Mauri, figlia di Umberto Mauri, futuro presidente delle Messaggerie Italiane e nipote di Valentino Bompiani, conosciuta a Roma la sera del referendum del 2 giugno. Nel 1951 dirige la rivista mensile di divulgazione scientifica “La Scienza Illustrata” che gli permetterà di scoprire il mondo della tecnica, il mondo dell’industria e dei rapporti umani nel lavoro industriale. Dopo un periodo trascorso a Pozzuoli, della cui esperienza pubblicherà il suo libro più celebre Donnarumma all’assalto, ritorna a Milano e inizia a collaborare con “Il Mondo” e con “Il Giorno” con articoli di attualità e racconti, fino alla metà degli anni Settanta. Saranno gli anni del cinema: Tonino Guerra lo chiama a Roma a collaborare alla sceneggiatura del film L’Eclisse di Michelangelo Antonioni, e così Ottiero scoprendo il cinema, entusiasta lavorerà in proprio. Sono anni inoltre di impegno creativo fra narrativa e poesia: scrivere è per Ottiero una necessità psicologica.
Scrive molto, (dice di essere affetto da graforrea), sempre a mano, su alti quaderni scolastici, possibilmente neri, a letto come Proust o più spesso in cucina,
racconterà la moglie Silvana. Nel frattempo approfondisce la conoscenza medica del suo disturbo bipolare con il psichiatra Franco Cassano e la terapia lo aiuterà a vivere in maniera dinamica i suoi due opposti senza ricadute depressive. È morto a 78 anni, nella sua casa di Milano, nel luglio 2002. Nel suo ultimo libro “Una vita nella letteratura”, Maria Pace Ottieri, scrittrice e giornalista, omaggia il padre nel raccontare i tanti libri componenti le biblioteche della sua casa.
Diario del seduttore passivo
Diario del seduttore passivo, libro di poesie, è senza dubbio una lettura difficile.
Una sperimentazione letteraria in versi del periodo in una casa di cura con le sue interrogazioni e domande sulla malattia, sulla conoscenza filosofica, l’amore ed infine sulla morte. Ottieri non è uno scrittore di successo, ma certamente originale ed unico e le tematiche delle sue opere come l’industria, la clinica e la politica, argomenti mai affrontati da nessun altro autore, sono state vissute in prima persona proprio dall’autore, in prima linea. Lo stato di sofferenza e di malessere rende la lettura originale e complessa tanto da rimanerne intellettualmente coinvolti. L’opera è composta da cinque poemi (Monica Dreyfus, Lo psicoterapeuta perfetto malgrado lui, Sotto il martello della rivalità e autostima, Le filippine, Il seduttore passivo) e come in un diario sono dettati dalla sua autoanalisi, dagli incontri e dalle situazioni della sua vita in quel momento, tanto da sembrare delle confessioni a cuore aperto.
“L’eccitazione è la madre che ti porta la figlia, per allontanare la morte. L’eccitazione è la satira del sentimento, la beffa della bontà, la perfidia... il tradimento. L’eccitazione è davvero la colpa morale del personaggio Negativo. Nulla trattiene il Negativo che sfonda. Eccitazione, vita finta, corridoio senz’aria, gas. Vieni dolce morte; anneghiamo e cessiamo di esistere. Il finto diviene il vero. Il tradimento la fedeltà. Io muoio per la libertà, per la libertà io vissi [...] Non amo nessuna connotazione positiva della sofferenza. La sofferenza deve portare ad una situazione ampia, forse noiosa, ma non più dolorosa [...] La seduzione passiva è lunga ma non è cattiva, anche se ha bisogno della lista infinita, dell’infinità cattiva. Stiamo alla cerca dei valori; come sparviero o passero, affamati, che si precipitano dal cielo su preda nuova.”
Ottiero Ottieri era un “gentiluomo” con molteplici interessi culturali eppure di lui è stata messa in evidenza solo la sua malattia, la sua sofferenza mentale espressa con la scrittura, invece di un vero e proprio caso letterario che per la sua unicità lo rende uno dei maggiori autori nel secondo Novecento.
La poesia è un’irruzione razionale, nasce senza che io la premediti. Sono un narratore, tutti i miei libri di poesia nascono come per miracolo. O forse nascono da un fenomeno di estenuazione della prosa. Coi versi posso andare dritto al centro del problema e poi altro vantaggio, la poesia è più vicina al procedimento mentale psicoanalitico, quello che in linguaggio chic si chiama associazione involontaria e che detto terra terra suona: andar di palo in frasca.
Diario del seduttore passivo
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