È possibile una morale priva di cifra trascendente? È possibile una società senza religione e senza Dio?
Dostoevskij scrive ne I fratelli Karamazov che se Dio non c’è, tutto è permesso. “Essere senza Dio” può portare alla deriva, al nichilismo assoluto.
È altrettanto vero però che i nichilisti in Russia non perseguitarono nessuno, ma anzi furono perseguitati. È altrettanto dannosa la convinzione che Dio sia con noi, vera causa di persecuzioni, Crociate, Santa Inquisizione, guerre di religione, odio, barbarie: ad esempio sulle cinture dell’esercito nazista c’era scritto “Got mit uns”, ovvero Dio è con noi. La verità è che nessuno ha la certezza assoluta che Dio esista e nessuno sa veramente con chi sta Dio.
Vediamo il pensiero di grandi filosofi e scrittori in merito all’esistenza di Dio.
Dio esiste? Da Pierre Bayle a Karl Marx
Per Pierre Bayle può esistere una società di atei, fondata sul razionalismo, sulla ragionevolezza. Basta leggere la sua opera Pensieri sulla cometa.
Per il filosofo è meglio essere senza Dio che credere in una cattiva religione. Inoltre per lui un conto è la fede, mentre un altro è il comportamento e tra le due cose spesso c’è uno iato incolmabile. Una società di atei però non è mai esistita. Ogni società ha sempre compreso una religione. Gli atei e gli agnostici sono sempre stati un’esigua minoranza. C’è sempre stato il bisogno irrinunciabile di un dio o degli dei che puniscano o premino le azioni umane.
C’è sempre stata la necessità della paura del giudizio di Dio. Qualcuno potrebbe ritenere, a torto o a ragione, che costoro sospendono il giudizio sull’esistenza di Dio o che negano l’esistenza di Dio e non si comportano male, perché sono stati istruiti ed educati da delle persone timorose di Dio.
Un credente può dire a un’altra persona: “ti comporti come se Dio non esistesse”; ma questa frase a onor del vero andrebbe sostituita più precisamente con la seguente: “ti comporti come se non credessi in Dio”.
A ogni modo c’è chi avrebbe molto da obiettare, dato che spesso non c’è coerenza tra intime convinzioni e comportamento.
Gli atei ancora oggi pongono l’accento sul rischio concreto degli integralismi, dei fanatismi, dei fondamentalismi. Per Marx la religione è “l’oppio dei popoli”.
Per la sinistra hegeliana non è Dio che ha fatto l’uomo a sua immagine e somiglianza ma l’esatto contrario. Nelle comunità primitive era presente il totemismo, cioè la divinizzazione di piante e animali. In seguito ci fu il politeismo.
Gli antichi greci credevano negli dei.
Oggi le civiltà considerate più evolute sono tutte monoteiste. Ci sono diversi modi anche tra gli stessi cattolici di credere in Dio: c’è chi crede che si manifesti dall’alto e allora credono nella Provvidenza come un deus ex machina e chi invece crede in un “deus absconditus”, ovvero in un Dio nascosto dentro il cuore dell’uomo.
Dio esiste? Il pensiero di Sant’Agostino e Spinoza
Nello stesso cristianesimo si passa dall’antropomorfismo alla divinizzazione dell’uomo, come ad esempio in Sant’Agostino.
Già secondo un detto latino “homo homini lupus atque deus”, cioè l’uomo può essere per noi un lupo oppure Dio. Probabilmente il cattolicesimo aiuta a vedere, almeno in teoria, negli altri Cristo.
Gli Illuministi non erano religiosi, spesso erano anticlericali, ma erano deisti, cioè credevano in una sorta di panteismo, ovvero nel fatto che la bellezza del Creato fosse la manifestazione di un ordine superiore.
Al contempo Spinoza credeva nel “deus sive natura”, cioè Dio ovvero la natura. Fino a oggi ogni società è sempre stata fondata su una religione, che poneva come postulati l’immortalità dell’anima, l’esistenza di Dio e spesso un aldilà.
Molti credono nella massima universale “non fare agli altri quello che non vorresti fosse fatto a te” (in versione negativa) oppure declinata in forma positiva, ovvero:
Fai agli altri quello che vorresti fosse fatto a te.
Però potrebbe essere realizzata questa “regola d’oro” senza religione?
In realtà pensare che la fratellanza umana abbia la meglio sulla base della sola attività dei neuroni specchio e dell’empatia innata è alquanto utopico.
Qualcuno potrebbe pensare che la religione sia un male dell’umanità e qualche credente potrebbe rispondere che anche le chiese sono fatte di uomini con le loro debolezze, la loro malvagità e inoltre che per fortuna la religione ha mitigato le passioni e l’odio dell’umanità.
Ci sono cattolici che vedono nella secolarizzazione il “male dei mali”. Ci sono scienziati che vedono nel laicismo una forma più evoluta di civiltà. Ci sono religiosi che vedono nei testi sacri l’esistenza di Dio.
Dio esiste? Il pensiero di Voltaire e Kant
Ci sono atei che dichiarano che non esiste nessuna prova, nessun riscontro oggettivo dell’esistenza di Dio. C’è chi vede nella bellezza della natura Dio e chi ricorda come Voltaire dopo il terribile terremoto di Lisbona che “anche le catastrofi sono frutto di Dio”.
I filosofi nel corso dei secoli si sono accapigliati sulla domanda cruciale della teodicea: se esiste Dio, allora perché il male, dato che non tutto il male è causato dal libero arbitrio umano?
Quindi i pareri sono discordanti. Si potrebbe anche pensare che oggi Dio si sia incarnato nel denaro, nel lavoro, nell’estetica, nella tecnologia, nel benessere, nella scienza. Oppure si potrebbe ritenere che oggi il vero Dio, almeno nella società occidentale, è l’individualismo, il culto dell’ego; come scrisse in un suo aforisma Alessandro Morandotti: “Io, abbreviazione di Dio”.
Per le scienze umane gli uomini hanno un desiderio innato e biologico di immortalità. Ecco allora che credere nella divinità è un modo per soddisfare questo desiderio.
Si pensi che è stato coniato il termine “neuroteologia” dopo l’esperimento dei neurologi Koren e Persinger, secondo cui i soggetti, stimolati cerebralmente da dei campi magnetici nel lobo temporale, provavano esperienze mistiche.
Perciò sembrerebbe che un’area del cervello sia adibita alle esperienze spirituali.
Questo esperimento è stato oggetto di critiche e controversie, ma una cosa è certa, come dicevano gli antichi: l’essere umano è finito ma nel suo animo alberga l’infinito. Molti laici si rifanno all’etica kantiana, ma l’imperativo categorico (se puoi, allora devi) era strettamente connesso al pietismo e allo spiccato senso del dovere pietista. Inoltre bisognerebbe anche ricordarsi che ne La critica della ragion pratica Kant fonda la sua etica proprio su due postulati: l’immortalità dell’anima e l’esistenza di Dio, necessari affinché gli uomini realizzassero il “sommo bene”.
In definitiva anche per Kant la legge morale e il cielo stellato erano correlati e l’uno richiamava l’altra. Insomma, come dicevano un tempo: il cielo non è mai vuoto.
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Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: Dio esiste? Un’analisi filosofico-letteraria: da Dostoevskij a Kant
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Ho letto con molto interesse e piacere questo testo. Però ho notato un’analisi tendete al "negativo", piu verso "dio (o Dio) non esiste". Sarebbe interessante vedere tanti filosofi anche di altri pensieri: oltre a Kant o in qualche modo anche Hegel che avete citato, ad esempio Anselmo con il suo monologion, dove cerca l’esistenza di Dio con la ragione. Oppure si vedano le filosofie orientali, che tendono a parlare di uno stato spirituale più che di un dio in senso stretto.